DAGOREPORT
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1 - REDDITOMETRO, FLOP DI MELONI LA CACCIA AGLI EVASORI DURA 24 ORE
Giuseppe Colombo,Valentina Conte per la Repubblica - Estratti
antonio tajani matteo salvini giorgia meloni
Salta il Redditometro in versione meloniana. La premier prova a resistere agli alleati Matteo Salvini e Antonio Tajani che ne invocano per tutto il giorno l’abolizione. Di prima mattina rassicura con un post sui social: «Con noi mai nessun Grande Fratello fiscale». Ma a sera, dopo un colloquio ai ferri corti con l’autore dell’incriminato decreto, il fedele viceministro dell’Economia Maurizio Leo, cede: «Sospendiamo il decreto. Ma continuiamo a contrastare la grande evasione, chi si finge nullatenente e gira con il Suv o va in vacanza con lo yacht: fenomeno inaccettabile».
Meloni ha dunque preferito sgonfiare sul nascere la bolla che montava a sedici giorni dalle elezioni europee. Pensava di avere qualche margine per intervenire, di aspettare la relazione che Leo avrebbe portato al Consiglio dei ministri di domani, sollecitata 24 ore prima, quando è scoppiato l’affaire Redditometro con la pubblicazione del decreto ministeriale sulla Gazzetta ufficiale. E poi, recitava il piano, casomai «chiedere cambiamenti».
giancarlo giorgetti lorenzo fontana giorgia meloni maurizio leo
Ma gli attacchi da dentro la maggioranza l’hanno costretta alla retromarcia. Totale e immediata: «Faremo ulteriori approfondimenti».
Esulta Tajani, che era pronto ad abrogare il decreto del 1973, all’origine del Redditometro: «Sono molto soddisfatto, la premier ha accolto la nostra richiesta ». Così anche Salvini: «Bene che il governo abbia deciso di stoppare il Grande Fratello fiscale », definito «un orrore». Un ordine del giorno leghista al decreto Superbonus, presentato di buon’ora, già prometteva tempesta: «Il governo chiarisca, il Redditometro va superato, è solo una vecchia visione, un’intrusione sproporzionata e indiscriminata nella privacy del contribuente». E alla fine l’odg è riuscito ad incassare il via libera dell’aula della Camera «confermando il superamento del Redditometro». Fratelli d’Italia, il partito della premier, si è accodato: altro elemento che attesta l’affanno nei confronti degli alleati di governo.
maurizio leo giorgia meloni giancarlo giorgetti
A fatica i meloniani hanno retto la diga per tutto il giorno, invocando possibili ritocchi, richiami alla «grande evasione», vagheggiando di un «nuovo Redditometro», quando in realtà il decreto Leo riproponeva il Redditometro istituito da Berlusconi- Tremonti nel 2010, con un rafforzamento della posizione del contribuente che in un doppio contraddittorio può spiegare lo scostamento di oltre il 20% tra il suo reddito e le spese.
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antonio tajani matteo salvini giorgia meloni
2 - TASSE E CONFLITTO D’INTERESSI IL PASSO FALSO DEL TRIBUTARISTA CHE SUSSURRA ALLA PREMIER
Antonio Fraschilla,Matteo Pucciarelli per “la Repubblica” - Estratti
Il ministro ombra, il tributarista da 2,8 milioni di reddito di fede meloniana che ha vergato il programma di Fratelli d’Italia in materia fiscale e per questo potentissimo. Maurizio Leo quando è stato nominato viceministro al ministero dell’Economia da tutti, alleati e opposizione, è stato considerato da subito l’uomo forte al Mef che sussurra a Giorgia. E che sussurra sulle materie che più interessano gli italiani: tasse e fisco.
maurizio leo giorgia meloni
Ma a quasi due anni dal suo insediamento il clima attorno a lui sembra cambiato. Nessuno si immaginava l’uscita ieri di Giorgia Meloni che addirittura lo convoca a Palazzo Chigi per farsi spiegare questa uscita, una “gaffe” l’hanno derubricata i meloniani, sul redditometro: per carità, la campagna elettorale non aiuta a stemperare certe polemiche e la tensione è alta in casa Fratelli d’Italia e soprattutto a Palazzo Chigi. Ma questo non giustifica un “rimprovero” pubblico di tale portata per l’uomo forte di FdI al ministero dell’Economia.
Simpatizzante del Movimento sociale italiano, in passato molto vicino a Gianfranco Fini, a Roma nella giunta Alemanno è stato assessore al Bilancio.
Poi la folgorazione sulla via di Giorgia, che si affida a lui sul tema delicato del fisco ed è lui che scrive il programma del partito che vincerà le elezioni del 2022 portando Meloni a Palazzo Chigi. Non è un mistero che puntasse a fare il ministro, poi ha dovuto “cedere” il passo alla ragion di Stato del centrodestra e per lui ecco il ruolo di viceministro ma con la delega fiscale. Di fatto un ministro. Talmente forte da essere un intoccabile anche a fronte di qualche spruzzatina di possibile conflitto di interesse.
GIORGIA MELONI MAURIZIO LEO
A esempio in questi giorni sulle caselle di posta elettronica di decine di studi di commercialisti, da nord a sud, è arrivata una mail di presentazione dell’editore Giuffrè Francis Lefebvre: «È prenotabile il volume Le imposte sui redditi nel testo unico, a cura di Maurizio Leo». Due tomi disponibili da giugno. E c’è anche lo sconto: 213 euro invece di 225.
Leo aveva chiesto un parere all’Autorità garante della concorrenza e del mercato circa una sua eventuale incompatibilità, inviando anche una bozza del contratto e ricevendo un sostanziale via libera per i «connotati di episodicità ed occasionalità » del lavoro in questione.
MAURIZIO LEO GIORGIA MELONI
Di certo c’è che in versione divulgatore fa un colpo che altri divulgatori si sognano: anticipando nei volumi un decreto non ancora emanato: «L’edizione 2024 si arricchisce di importanti novità grazie alla riforma fiscale, da ultimo il decreto sulle operazioni straordinarie (al momento non ancora emanato) che gli autori sono già pronti a recepire per le importanti novità che emergeranno», si legge nella presentazione dell’editore.
Dei dieci collaboratori dell’opera, ben cinque (Massimo Bagnoli, Carla Coppola, Gabriella D’Alessio, Giovanni Formica, Pasquale Formica, quest’ultimo suo ex socio di studio) fanno parte del comitato tecnico per l’attuazione della riforma tributari, istituito con un decreto del 4 agosto 2023 firmato da una persona: sempre da Leo.
matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani
Tra l’altro il “papà” della riforma fiscale fino ad aprile aveva ancora quote della società Progetto fisco, di cui sono soci anche la moglie e le figlie. Lo statuto della società recitava: «Realizzazione di pubblicazioni scientifiche in ambito fiscale e gestione e raccolta di sistemi amministrativi e contabili in materia di legislazione fiscale».
Quando Repubblica sollevò il caso, considerando le deleghe che ha Leo, fonti vicine al viceministro si affrettarono a spiegare che «la società non esercita più la sua attività; in ogni caso il viceministro, al fine di fugare qualsiasi tipo di dubbio, sta valutando di cambiare l’oggetto sociale». In effetti lo scorso 12 aprile la società ha cambiato nome e si chiama Progetto impresa. Ma l’oggetto sociale non è cambiato e si occupa ancora di temi fiscali.
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matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani MAURIZIO LEO GIORGIA MELONI