Giorgio Carbone per “Libero quotidiano”
I GEMELLI D'INNOCENZO
Due notizie. Una vecchia di due giorni, l' altra «calda» arrivata velocemente a rimorchio della prima.
Quella vecchia (di nemmeno 40 ore) è la vittoria dell' Italia all' ultimo festival di Berlino. Orso d' argento ai fratelli Fabio e Damiano D' Innocenzo per Favolacce. Quella nuovissima è che sull' onda dell' Orso ai fratelli è stato proposto da Sky uno sceneggiato a puntate da programmarsi nel febbraio del 2021.
Un trattamento, una proposta che finora i grossi network a pagamento avevano riservato ai superstar della regia (da Martin Scorsese ai fratelli Coen). La politica è la stessa e molto evidente. Un film d' autore aiuta e parecchio l' immagine della rete. E non importa se sarà finanziariamente un' operazione in perdita (Sky avrà sempre un omologo del Trono di spade su cui contare).
gemelli d'innocenzo 1
Quindi i D' Innocenzo sono due che danno lustro. Chi l' avrebbe detto. Fino a due anni fa Fabio e Damiano erano due peracottari. Anche per gli adetti ai lavori. Un anno e mezzo fa però hanno smesso di essere oggetti misteriosi almeno tra gli addetti. La terra dell' abbastanza (primo lungometraggio) aveva riscosso un deciso successo di critica. Nastro d' argento per il miglior esordio e un bel successino in una collaterale a Berlino. Fu appunto quel successino a mettere la pulce nell' orecchio ai selezionatori della Berlinale che quest' anno hanno promosso Favolacce alla rassegna principale. Dove (notizia dell' altro giorno) ha preso l' Orso.
i fratelli d'innocenzo orso d'argento
Favolacce è come La terra dell' abbastanza ambientato nella periferia, un luogo (pare) abitato pressochè esclusivamente da personaggi brutti, sporchi e cattivi. E da bambini che crescono col destino ineluttabile di sporcizia e cattveria. La favolaccia è quella che si racconta (e racconta allo spettatore) una storia di quartiere. Dove la legge è sempre quella dell' homo homini lupus e proprio i genitori della piccola spiccano per ferocia (e che può fare la ragazzina per esorcizzare quella vita infernale se non ricrearla come favola nera nelle paginette del suo diario?).
A questo punto vien voglia (e non più solo ai drogati di cinema) di sapere chi sono i due fratelli tutti d' oro. Anche se a vederli tanto aurei non sembrano (le foto scattate alla Berlinale non sembrano quelle di due autori blasonati, ma forogrammi dei loro film).
Damiano e Fabio dunque hanno trentun anni, ma fanno cinema tra sceneggiatura e cortometraggi da quando ne avevano 24. Sono nati e cresciuti nei luoghi che spesso hanno frequentato nei loro film.
Fabio e Damiano D' Innocenzo
Tor Bella Monaca, ma anche Anzio e Nettuno dove il padre attraccava col suo peschereccio. Pescare doveva rendergli discretamente dato che i figli ebbero modo nei loro anni teen di coltivarsi hobby come pittura, fotografia e poesia. Dove arrivava il babbo, Damiano e Fabio provvedevano lavorando come fattorini, giardinieri e camerieri. Insomma, al compimento della maggiore età sono pronti per il cinema. Imparano (con qualche fatica) a girare e con meno fatica a scrivere per il cinema. Capiscono in fretta che la prima cosa che conti nella settima arte è la sceneggiatura (la tecnica magari può venire dopo).
E le storie che scrivono (anche un canovaccio teatrale) assomigliano a quelle del primo Pasolini, il sottoproletariato allupato e feroce che è rimasto desolatamente uguale identico a quello degli anni sessanta.
Fabio e Damiano D' Innocenzo
A trent' anni arrivano improvvisamente e inopinatamente nel cinema che conta, quello che vince i festival. Scrivono Dogman di Garrone e dirigono La Terra dell' abbastanza, due storie di pessimismo atroce: la vicenda (famosa) del canaro della Magliana e quella di due giovanissimi sottoproletari ingaggiati dalla malavita per i piccoli lavori sporchi e destinati a non uscire più dal giro maledetto.
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E la serie in cantiere per Sky? Stando alle indiscrezioni , il personaggio principale non dovrebbe più essere un ragazzaccio di borgata, ma un adulto, un borghese chiamato a investigare su un fatto di cronaca nera. Ma il tono sarà quasi sicuramente pessimista come nelle due opere precedenti, una discesa agli inferi senza possibilità di scampo.
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