LUIGI DI MAIO PEPPE PROVENZANO GAETANO MANFREDI VINCENZO DE LUCA ROBERTO FICO
Estratto dell'articolo di Francesco Merlo per “la Repubblica”
Come sempre è Napoli che segna il passaggio dall'Italia dei "lazzari" all'Italia dei "dottori", con quel Manfredi , rettore secco secco e lungo lungo, che dice «voglio una città normale» e prende il posto di 'Giggino a manetta', il sindaco dei mille soprannomi, o skipper , il populista più sciuè sciuè, quello che su Facebook indossava la bandana ("Giggino Banderas") e invitava Al Pacino - "Ciao Al, sono Luigi" - o scassatore che davvero ha scassato la magnifica Napoli.
di maio de luca
[…] Ecco, ieri c'era una foto che riassumeva tutto questo: Di Maio, il ministro degli Esteri che esordì citando «il Venezuela di Pinochet», stava accanto a Manfredi: lo steward e il professore. E c'erano Fico e Provenzano, un altro professore grigio.
E De Luca ha abbracciato Di Maio, sino a ieri "coniglio" e "pupo di Pomigliano D'Arco". Poi De Luca ha abbracciato pure Fico che una volta chiamava "mezza pippa". Potenza del secchione: persino i fuochi d'artificio, che sono a Napoli quel che a Milano è la Madunnina, sembravano fuocherelli, addomesticati come i populisti dal grigio Manfredi, un nome che rimanda all'élite, quella dei re svevi e, nell'Italia meridionale, all'eccellenza dell'arte malinconica, al Nino Manfredi, che non fu il re della risata, ma del sorriso.
LUIGI DI MAIO E ROBERTO FICO PARLOTTANO ALL ACCADEMIA DEI LINCEI