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    SANZIONI ALL'ACQUA DI ROSE – DOPO DIECI PACCHETTI DI SANZIONI A MOSCA, CI SONO ANCORA TANTE AZIENDE OCCIDENTALI CHE NON HANNO ABBANDONATO LA RUSSIA: ASPETTANO LA FINE DELLA GUERRA PER RICOMINCIARE A FARE AFFARI - QUALI SONO? ARISTON, BENETTON, DE CECCO, DIESEL, FENZI, FONDITAL, UNICREDIT HANNO PREFERITO PRENDERE TEMPO E ASPETTARE PRIMA DI LEVARE LE TENDE...


     
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    Estratto dell’articolo di Andrea Greco per “la Repubblica”

     

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    Un anno di guerra e dieci pacchetti di sanzioni non hanno fermato l’attività delle aziende in Russia: la ritirata strategica riguarda tra uno e tre operatori su 10, e pochi sono italiani. Il business globale, dopo il primo choc e dopo essersi attrezzato con tutte le sanzioni (l’ultimo pacchetto annunciato dall’Ue è il decimo), sembra attendere, in una propria trincea, la fine del conflitto per tornare agli affari. […]

     

    PAESI PIU SANZIONATI AL MONDO - DATI CASTELLUM.AI PAESI PIU SANZIONATI AL MONDO - DATI CASTELLUM.AI

    Secondo uno studio di due mesi fa dell’Università di San Gallo, solo l’8,5% delle società occidentali ha disinvestito dalla Russia nel 2022: mentre secondo un altro programma della School of Management di Yale un 32% delle aziende attive hanno adottato forme di ritirata parziali o totali, dal fermo di alcuni business alla cessione di rami d’azienda russi. Ne è già sorta una polemica accademica tra i docenti Usa e quelli svizzeri, accusati di «fabbricare dati».

     

    […] A lasciare la Russia, ed è plausibile, sono state più le imprese Usa (il 25% del campione), ma anche le finlandesi e tedesche sono sopra la media. Mentre l’unica italiana nella ricerca svizzera degli “addii” è l’Eni, che il 13 maggio ha sospeso gli investimenti nei gasdotti e nei contratti petroliferi russi.

     

    La conclusione della ricerca di San Gallo confuta la lettura per cui, oggi, «la Russia si ritrova isolata», non essendolo neanche da parte dei partner occidentali […]

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    Lo studio di Yale ha criteri differenti, e un’ottica più fine, e graduata. Qui sono individuate 1.586 imprese occidentali attive in Russia, poi divise in cinque classi, a disimpegno decrescente. Nella classe A c’è chi ha lasciato del tutto la Russia: 518 aziende, tra cui le italiane Autogrill, Enel, Eni, Iveco, Generali.

     

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    La classe B, di chi ha “sospeso” alcune attività, comprende 497 aziende tra cui Diadora, Ferragamo, Ferrari, Leonardo, Moncler, Prada, Yoox. Il livello intermedio (C), di chi sta “riducendo” l’intensità e gli investimenti di alcuni ambiti, ma ne prosegue altri, sono 151 marchi tra cui Ferrero, Indesit, Luxottica, Pirelli, Valentino.

    L IMPATTO DELLE SANZIONI OCCIDENTALI SULLA RUSSIA L IMPATTO DELLE SANZIONI OCCIDENTALI SULLA RUSSIA

     

    Dei “temporeggiatori” (D), che per ora pospongono investimenti russi ma proseguono rilevanti attività, fanno parte 180 imprese tra cui Barilla, Campari, De Longhi, Geox, Armani, Intesa Sanpaolo, Maire Tecnimont, Menarini, Saipem. Infine ci sono 240 imprese che, sanzioni a parte, stanno in trincea (lettera F nella scala usata da Yale), tra cui le sei italiane Ariston, Benetton, De Cecco, Diesel, Fenzi, Fondital, Unicredit.

    la russia dopo le sanzioni 1 la russia dopo le sanzioni 1 la russia dopo le sanzioni 2 la russia dopo le sanzioni 2

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