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    CALCIO DOTTO - DALLA TRIVIALE PIAZZATA TRA MIHAJLOVIC E GASPERINI ALL’USO GIACOBINO DELLA VAR: IL CALCIO E' IN TRAPPOLA TRA MICROFONI APERTI E ARBITRI OTTUSI - QUALCHE MENTE LUNGIMIRANTE INTERVENGA FINO A CHE SIAMO IN TEMPO, PRIMA CHE UNA RISATA CI SEPPELLISCA…


     
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    Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport

     

    mihajlovic gasperini mihajlovic gasperini

    Giochi di mano e giochi di villano. La triviale piazzata tra Mihajlovic e Gasperini, l’ultima delle serie, le estenuanti vivisezioni alla Var di ogni millimetro di pelle manesca: siamo al trionfo del turpiloquio e alla celebrazione (patologica) del turpe occhio. Gli eccessi malamente gestiti della tecnologia fanno sì che l’orecchio ascolta cose che sarebbe meglio non ascoltare e lo sguardo si posa su dettagli che sarebbe meglio ignorare. Questo è, questo dobbiamo registrare nella speranza di poterlo correggere e migliorare.

     

    Di sicuro, una cosa oggi possiamo dire con certezza: con tutte le storture del caso, è stato sacrosanto riavviare i motori e ripartire. Il mondo del pallone deve fare da qui al Tremila chapeau alla lungimiranza e alla tenacia del presidente Gravina e di tutte le sponde che lo hanno sostenuto, a cominciare dal nostro giornale. Non sorprende che proprio i francesi non l’abbiano capito (la grottesca motivazione con cui si è deciso di non assegnare il Pallone d’Oro, l’ennesima prova di come sarebbe il caso di perdere ogni tanto il Lume della Ragione per non finire nel deserto).

     

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    A proposito di deserto fu proprio un francese, Emile Leray, a dare invece una lezione strepitosa d’irragionevole flessibilità. Trovatosi da solo nel deserto marocchino con la sua Citroen incidentata, invece di dichiararsi morto come il Lume della Ragione imponeva, s’invento di trasformare il suo inutilizzabile rottame in un trabiccolo a due ruote marciante, inguardabile come un bacarozzo, che gli consenti, però, di uscire dal deserto e sopravvivere.

     

    gasperini gasperini

    Lezione della favola. Questo è il calcio di oggi. Una versione rabberciata dell’originale. Spesso inguardabile e inascoltabile, ma necessario per dirsi e darsi vivi. Bisognava ripartire, uscire dal deserto, e sapevamo che sarebbe stato un viaggio nell’ignoto su un trabiccolo pericolante. Detto ciò, gli umani si abituano a tutto e non è detto che sia un bene.

     

    Che l’incontinenza verbale tra due galletti in calore sia diventata parte integrante dello show, impoverito dal vuoto che lo assedia, non è una bella cosa. Mica perché si abbia nulla contro l’intercalare “cazzo”, peraltro già sdoganato proprio su Sky da Mara Maionchi, ma dubito che rappresenti un fattore di spettacolo. Peraltro trattato dalle voci in carica con l’abituale doppiezza beghina del considerarlo “riprovevole” ma , allo stesso tempo, “notevole”.

     

    SPAL JUVE VAR SPAL JUVE VAR

    Ai senatori romani che lo accusavano d’aver assegnato la cittadinanza romana agli alleati italici, Gaio Mario, il console romano, rispose: “Il rumore della guerra m’impedisce di sentire quello delle leggi”. Ecco, aspettando che il rumore dello stadio ci esoneri dal sentire quello di due assatanati, convinti d’interpretare un ruolo obiettivamente superiore a quello reale (lo scrisse Shakespeare in anticipo con i tempi: tanto rumore per nulla), turiamoci le orecchie o togliamo l’audio, aspettando che Sky decida la linea da tenere. Per la serie: quanto è bello e facile confezionare spot da anime belle e quanto è invece scabroso scegliere nella vita reale tra l’etica e lo show.

    SPAL JUVE VAR SPAL JUVE VAR

     

    Nessun atto della vita può reggere all’ispezione di un microfono troppo aperto o di una lente troppo ingrandita. Minime imperfezioni vanno tollerate, a ogni istante, sono parte di noi. Sarebbe altrimenti la paralisi. L’uso giacobino del Var, il Turpe Occhio che va a indagare il dettaglio per sanzionarlo è il contrario della vita. Il calcio sta rischiando di cacciarsi in una trappola infernale. Qualche mente lungimirante intervenga fino a che siamo in tempo, prima che una risata ci seppellisca.

    giancarlo dotto giancarlo dotto

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