NAPOLI BESIKTAS 4
Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia
Non fatevi confondere, massacratori dai lunghi coltelli. Le tre sconfitte consecutive, la seconda al San Paolo, spiegano solo una cosa, la grandezza del suo allenatore, il bukowskiano, irascibile Sarri. Il Napoli è questo che stiamo vedendo nelle ultime settimane. Una squadra dai valori tecnici modesti e dalla personalità ondivaga. Tenuta a galla fin qui solo dalla qualità del gioco.
Una potente e fragile virtù che viaggia sul filo del rasoio. Una volta perso Gonzalo Higuain, non sei più in grado di sopportare il minimo incidente. Figuriamoci, l’infortunio del suo naturale e fin qui ispiratissimo sostituto, Milik il Polacco.
NAPOLI BESIKTAS REINA
Quarta in campionato, prima nel girone di Champions. Un’impresa, se ti presenti regolarmente in campo con un buon secondo portiere, leader morale ma non tecnico, una difesa obiettivamente non affidabile nei centrali e due esterni che non giocherebbero titolari in nessun club ambizioso d’Europa (nella Juventus di Allegri in tribuna, forse). Vogliamo parlare del centrocampo? Jorginho è vistosamente inadeguato. Regista scolastico nel migliore dei casi.
NAPOLI BESIKTAS MERTENS
Quando poi si mette a collezionare madornali scempiaggini come di questi tempi, confessa al mondo il suo diritto/aspirazione a giocare per platee meno impegnative. Verona era il suo contesto. Se deve essere lui il fosforo, sono guai e tenebra. I venti minuti circa del subentrato ragazzino Diawara hanno riscaldato un San Paolo ferocemente schierato a pollice verso.
NAPOLI BESIKTAS 2-3
Ecco uno che sa mettere la gamba, almeno per guastare le linee di gioco del nemico. Hamsik resta un giocatore il cui pozzo calcistico è stato esplorato nel bene e nel male. Talento troppo intermittente, come la sua capacità d’interpretare il ruolo del leader. Davanti, perso Milik, scoperti definitivi i limiti in quel ruolo di Gabbiadini, devi inventarti soluzioni audaci. Carte della disperazione.
Quel Mertens, unica certezza tecnica di spessore, attaccante centrale, al fianco di un Insigne sempre più tramortito dalla ferocia della gente patria. Un giocatore così diventa un debito, se non sostenuto dalla convinzione. Piccolo di suo, diventa lacrimoso lillipuziano. Sbaglia il rigore perché la gamba è molla.
NAPOLI BESIKTAS GABBIADINI
L’impresa di Sarri è misurabile anche a partire dall’ambiente. Tifosi umorali, estremi, come nessuno al mondo. Espressioni di una città grandiosa che proprio non sopporta la via e la vita di mezzo, teatralmente votata al gesto amplificato della sceneggiata. Possono passare dall’amore all’odio in pochi minuti, senza il minimo disagio. Irascibile Sarri, ancora più irascibile il suo presidente. Insomma, questa squadra, come la sua città, vive sospesa ai piedi di un vulcano. Troverà pace solo nell’indifferenza. Ovvero, la morte.
NAPOLI BESIKTAS