LA VERA STAR E’ IL PUBBLICO
Giancarlo Dotto per il “Corriere dello Sport”
mourinho
Non c’è Roma senza sofferenza, sofrimento per dirla alla portoghese. Sarà questo che piace ai suoi incredibili tifosi, mettiamola così, meglio metterla così, se no ci sarebbe di che trapanarsi il cranio. In una notte di masochismo estremo la Roma si aggiunge così all’Atalanta, meravigliosa anomalia di un calcio italiano che a livello di club non sa stare in Europa con decenza. Indecente la Roma per due terzi di partita, bisognosa come sempre di prendersi la sberla che ti fa quasi morire per ricordare di essere viva e acchiappare il risultato là dove solo i cuori forti reggono. Squadra che riesce a credere a se stessa solo quando c’è poco di credibile.
Per lunghi tratti senza capo né coda, gli resta solo un po’ di cuore da mettere nella graticola. Si qualifica la Roma, lasciando il retrogusto amaro di una squadra raccogliticcia, che forse vorrebbe ma non può, e non ha un’idea di gioco cui rifugiarsi. Sarà bene non darsela a bere, i quarti di finale sono il minimo storico in una competizione che, forse, solo adesso, troverà una qualità degna di essere raccontata. Squadre come il Leicester e il Marsiglia sono, per essere chiari, una spanna sopra i giallorossi. Se la Roma è questa, meglio non farsi troppe illusioni.
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L’unica vera star di questa squadra sono i tifosi. Commoventi per quanto disponibili a farsi infiammare e illudere da nulla e questa Roma non è capace nemmeno di quel nulla. Straordinari anche ieri sera fino in fondo, quando l’unico rumore obiettivamente generabile era quello dei fischi. Capaci invece di cantare, Dio li benedica. L’altra star è Josè Mourinho, che al momento si manifesta nella gestione della parola. Con una strana ostinazione tutta da indagare, quella di sbagliare sistematicamente la formazione iniziale (scelte troppo incomprensibili per tentare di comprenderle, come insistere su questo Maitland, giocatore lunare e indecifrabile, o lasciare in panchina El Shaarawy). Come se avesse bisogno, Josè, di mettere insieme ogni volta due o tre sfondoni per darsi la conferma che di questo si tratta, salvo poi darsi a una drammatica revisione nel secondo tempo, quando potrebbe essere tardi per rimediare. Rimedia anche questa volta il solito Tammy, una delle poche certezze di questa incompiuta.
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Se questa è la Roma, e la Roma è questa, il derby, tra poche ore è quanto di peggio potesse capitare, il più perturbante degli animali. Match che si annuncia denso di temporali contro una Lazio in fiducia, strapiena di talento che sembra aver trovato un modo di stare insieme. La Roma non è protetta dal gioco, chimera lontanissima, ma nemmeno dal talento.
Quei pochi talenti sono monconi di una squadra costruita male, disallineata in tutto, nei movimenti e nei reparti. Una squadra che si regge su alcune figure, i due inglesi, Smalling dietro, Tammy davanti, quel cervellone di Miki, fino a che gli regge la pompa, una tenuta difensiva almeno quella decente. Basterà per il derby? Molto difficile.
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La cattiva notizia? Zaniolo. Mai pervenuto. Nullo. È ormai da troppo tempo un’evocazione nel deserto, forse un’invocazione. Spalle alle porta è un giocatore inutile, il ritratto dell’impotenza.
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La Roma con grande fatica si qualifica ai quarti di finale di Conference League. La squdra di José Mourinho dopo aver subito il gol del Vitesse con Vittek è riuscita a trovare la rete del pareggio con Abraham al 90', che nella doppia sfida le ha permesso di superare il turno e approdare ai quarti. Al termine del match José Mourinho è intervenuto ai microfoni di Sky Sport.
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I gol agli ultimi minuti?
“Abbiamo dei limiti, però qualche mese si parlava di noi e si diceva che non avevamo capacità di riuscire a controllare un risultato tipo contro la Juventus, adesso si parla che abbiamo capacità di resistere, abbiamo qualità ma non penso che sarà una cosa eterna. In questo momento c’è quest’aura positiva, sono 8-9 partite che non perdiamo. Stavamo 1-0, era una situazione rischiosa, altre squadre avrebbero difeso per andare ai supplementari, mentre noi abbiamo cercato di chiuderla nei 90’.
Il Vitesse è stato bravo, c’è questa tendenza a dire che sono scarsi ma io ti dico che non conoscevo il nome di Letsch prima della partita, ti dico che è bravissimo. Loro hanno giocato in maniera fantastica, i tre difensori e il posizionamento di Dasa è merito loro. Sono contento perché abbiamo passato il turno, non sono contento perché la Lazio sta fumando la sigaretta con Sarri e noi abbiamo giocato con tanti giocatori che giocheranno domenica. Letsch è un bravo tecnico”.
Andava giocata così per passare il turno?
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“Volevamo vincere la partita, non abbiamo giocato per pareggiarla. Ci sono stati pochi giorni di lavoro, però l’abbiamo preparata per vincerla. Fino allo 0-1, che è merito fantastico di Wittek, la partita non voglio dire che era controllata, però Rui Patricio cosa ha fatto? All’intervallo ho detto ai miei giocatori che dovevamo controllare le palle inattive, andare sul difensore loro che lanciava in profondità e poi non dovevamo essere squilibrati. I due attaccanti hanno perso tutte le palle, abbiamo perso tutte le palle, così come a centrocampo, così come i terzini.
Non abbiamo fatto una bella partita dal punto di vista tecnico, il problema è tecnico e non tattico. I miei difensori hanno difeso bene, poi abbiamo avuto carattere nel giocare una partita che sta al limite, guardate Ajax-Benfica. Siamo stati in quella linea di poter concedere un gol ma ci abbiamo provato, penso che alla fine mi dispiace per loro, non abbiamo meritato al 100% però nelle due partite posso dire che la storia è finita. Adesso pensiamo al derby, ho detto che Sarri ha fumato la sua sigaretta oggi, io invece andrò a casa a preparare la partita”.
FRIEDKIN MOURINHO
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