jean pierre mustier
G.Paolucci per la Stampa
«Uno dei tanti dossier che le banche d' affari hanno portato in questi mesi a Mustier», dice un banker. Fatto sta che le indiscrezioni riprese ieri dall' agenzia Ansa di una possibile fusione tra Unicredit e Société Générale hanno innescato un forte nervosismo in Borsa. Il titolo, partito fortissimo nelle prime battute, ha poi girato in negativo per chiudere infine sulla parità.
lorenzo bini smaghi
Mentre dai due istituti non è arrivato nessun commento. «Ha un senso industriale ma non credo che succederà adesso», dice un' altra fonte finanziaria. Prima c' è da fare un aumento di capitale che, sulla base dei sondaggi condotti dall' istituto sulle banche d' affari che dovranno partecipare al consorzio, potrebbe arrivare fino a 13 miliardi di euro. Altre fonti di mercato ritengono lo scenario poco probabile, anche per le difficoltà autorizzative e regolatorie di una fusione transnazionale.
mohamed badawy al husseiny aabar
A rendere ancora più suggestivo il tutto c' è però il fatto che Jean Pierre Mustier, attuale amministratore delegato di Unicredit e a lungo a capo della divisione di banca d' investimenti proprio di Société Générale. E che alla presidenza di SocGen c' è un italiano, il fiorentino ex membro del board Bce Lorenzo Bini Smaghi. Fin dall' arrivo di Mustier a piazza Gae Aulenti, in luglio, alcuni osservatori avevano azzardato lo scenario di una fusione con l' istituto francese, che attualmente capitalizza più del doppio di Unicredit (32,8 miliardi contro i 14,2).
lloyd blankfein goldman sachs
Il primo appuntamento, sul quale Mustier è concentrato fin dal suo arrivo, è quello della «revisione strategica» che sarà illustrata alla comunità finanziaria il prossimo 13 dicembre. Il numero più atteso è quello dell' aumento di capitale - previsto nel primo trimestre dell' anno -, per il quale molto dipenderà dall' esito delle trattative in corso per le cessioni di Pioneer e Pekao.
Goldman Sachs stima un aumento di capitale di nove miliardi, leggermente inferiore alle ultime indiscrezioni. E calcola che i coefficienti Cet1 passerebbero così dall' 10,82% (registrato nell' ultimo trimestre) al 15-15,8% (senza le rettifiche per gli npl). Mentre Equita stima che un aumento di capitale da 12 miliardi di euro unito alle cessioni di Pioneer e Pekao porterebbe il common equity tier 1 al 14,2%. Resta da vedere se le trattative, in corso, si concretizzeranno in una firma entro il 13 dicembre e a quali cifre. Sulla controllata in Polonia è atteso nel breve l' esito della due diligence da parte di Pzu interessata al 33% con il fondo statale Pfr.
BANK PEKAO UNICREDIT
Quanto a Pioneer, chiuse le offerte vincolanti, è data in pole fin dall' inizio la francese Amundi. Mentre si gioca il tutto per tutto Poste che con Cdp e Anima ha messo in piedi un veicolo ad hoc e punta a dire la sua anche nel risparmio gestito. Prima però un altro passaggio importante, non solo per Unicredit, darà la misura della fiducia sul sistema bancario: le reazioni all' esito del referendum del 4 dicembre.
2. UN'IDEA CHE CIRCOLA DAI TEMPI DI PROFUMO
Camilla Conti per il Giornale
Per il futuro di Unicredit spunta una possibile fusione con la francese Société Générale. Anzi torna in auge, perché non è la prima volta che il mercato scommette su un possibile matrimonio fra le due. Dieci anni fa, nel luglio del 2006, lo stesso rumor.
alessandro profumo
Tempi diversi - allora non c' era la Vigilanza unica europea - e soprattutto banche diverse, con l' istituto milanese allora presieduto da Alessandro Profumo che aveva manifestato la disponibilità del gruppo a valutare eventuali opportunità di crescita per linee esterne in Europa Occidentale dopo l' acquisizione della tedesca Hvb. A supporto della validità dell' operazione c' erano anche altri indizi: Unicredit aveva da poco annunciato la cessione di Banca 2S e di Splitska Banca, acquisite proprio dal colosso transalpino guidato in quel momento da Daniel Bouton.
Le voci riecheggiarono nuovamente un anno dopo, scatenando una raffica di acquisti sul titolo. Copione andato in scena a Piazza Affari anche ieri quando sono cominciate a circolare le indiscrezioni: a pochi minuti dall' apertura le azioni hanno piazzato un progresso di oltre quattro punti percentuali (con un massimo a quota 2,42 euro), per poi raffreddarsi e tornare sui valori della vigilia a metà giornata dopo che entrambi gli interessati hanno liquidato i rumors come «speculazioni di mercato». La seduta è stata infine archiviata con il titolo invariato a 2,28 euro.
alberto nagel vincent bollore
Questa volta ad alimentare le voci sono alcuni intrecci fra le due banche: il neo ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, ha trascorso buona parte della sua carriera in SocGen, dove è stato responsabile della divisione Corporate & Investment Banking e membro del comitato esecutivo della banca e quindi conosce bene punti di forza e debolezza ed eventuali affinità delle due realtà. Senza dimenticare che oggi SocGen è presieduta dall' italiano Lorenzo Bini Smaghi.
Non solo. Ricordando che Société Générale è il secondo maggiore azionista di Generali con il suo 4,2% dopo Mediobanca che detiene il 13,2%, qualcuno azzarda scenari ancor più suggestivi: qualora riuscisse ad assumere un ruolo rilevante in Unicredit, SocGen sarebbe a un passo dal controllo di Trieste, mettendo insieme il pacchetto dell' istituto di Piazzetta Cuccia con l' 8% detenuto da Vincent Bolloré, il primo azionista di Vivendi, che a sua volta controlla Telecom Italia con il 25%.
philippe donnet generali
Alcuni analisti fanno però notare che un' operazione di questo tipo potrebbe aver luogo soltanto dopo 12-18 mesi dall' aumento di capitale a cui Mustier sta lavorando e che dovrebbe essere finalizzato nel primo trimestre del 2017 (l' importo verrà annunciato insieme alla presentazione del piano il prossimo 13 dicembre ma le ultime stime oscillano fra i 10 e i 13 miliardi di euro). Altri definiscono l' integrazione improbabile a causa dei paletti regolamentari ma anche degli ostacoli politici di un' operazione di questo tipo: l' Italia non è così disponibile a perdere la seconda banca del paese e la Francia lo stesso senza dimenticare che SocGen è già molto esposta con i Btp nostrani e un' eventuale merger diventerebbe complicato da gestire.
gabriele galateri di genola
Intanto le prossime quattro settimane per Unicredit dovrebbero essere decisive per le cessioni di Pioneer e di Pekao: già nelle prossime ore potrebbe essere definita la short list con i pretendenti ammessi alla fase finale per la società di asset management. In prima fila ci sono la cordata Poste-Cdp-Anima e la francese Amundi nata sei anni fa mettendo insieme le divisioni di asset management di Credit Agricole e un altro colosso transalpino: Société Générale.