1. GUZZANTI IN TRIBUNALE: «IO TRUFFATO DAL MANAGER CHE MI SVUOTAVA I CONTI PIANGEVO NEL SONNO»
Giulio De Santis e Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”
«Per un lungo periodo - dice Corrado Guzzanti, ricacciando indietro l' emozione con dei colpi di tosse - ho avuto difficoltà a dormire per gli incubi e gli scoppi di pianto nel sonno. Questa cosa mi imbarazza ma per fortuna, grazie alla mia compagna che mi è rimasta sempre vicina a farmi coraggio, con molta lentezza ho ripreso a vivere.
Ero in difficoltà anche a fare la spesa. Nel 2014 me la sono cavata con due o tre lavori che mi hanno permesso di guadagnare abbastanza per pagare le tasse e la casa e sono stati come una specie di terapia per ripartire. Poi nel 2015 è arrivato un nuovo progetto».
CORRADO GUZZANTI IN TRIBUNALE
Terminate le domande del pm Antonio Carlucci, l' attore prende fiato. Dice: «Sono stanco», spiega di aver bisogno di una pausa. Poi attende la fissazione della prossima udienza e non nasconde che volentieri eviterebbe di ritornare in un' aula del Tribunale di Roma per il controesame delle difese, lui parte offesa di una presunta truffa milionaria per mano di quello che oltre a essere il suo socio e manager, Valerio Terenzio Trigona, riteneva un amico. «Ogni volta che viene pronunciato il suo nome è una pugnalata al cuore. Il trauma emotivo, posso dire ora a cinque o sei anni di distanza, è stato più forte di quello economico e finanziario».
Il decreto di citazione a giudizio riassume la complessità di una vicenda che per certi aspetti ricorda quella di sua sorella maggiore Sabina. Anche lei, assieme ad altre celebrità, fu vittima negli stessi anni di una truffa milionaria per mano del broker Gianfranco Lande, rinominato non a caso il «Madoff dei Parioli». Tornando a Corrado, Trigona avrebbe agito assieme al suo dipendente, e presunto complice, Cesare Vecchio. Il primo nella qualità di produttore degli spettacoli di Guzzanti, il secondo come amministratore unico della Ambra srl. La truffa contestata nel processo ammonta a 400 mila euro, ma come vedremo la cifra potrebbe essere molto superiore.
corrado guzzanti brunello robertetti
Conosciuto nel 1994 ai tempi di Tunnel , condotto su Rai Tre da Serena Dandini, Trigona, già impresario di big della canzone come Dalla, Morandi, Ron, Vanoni, convince Guzzanti ad affidargli la gestione di una parte cospicua dei suoi guadagni per investirli in titoli tedeschi dai rendimenti elevati e certi. Il manager riceve in tal senso una delega ad operare sui conti dell' attore, al quale garantisce di occuparsi anche del pagamento delle relative imposte.
Trigona mostra a Guzzanti anche dei rendiconti/prospetti sui guadagni ottenuti con quegli investimenti, che negli anni, a suo dire, sarebbero arrivati a 6,5 milioni di euro.
corrado guzzanti
E invece non solo i guadagni non ci sono, ma gli stessi bund tedeschi sono un' invenzione. Inesistente anche il conto di liquidità che Guzzanti crede di alimentare per le spese e dal quale Trigona, si legge nel capo d' imputazione, «effettua prelievi, dispone bonifici, effettua operazioni di giroconto e richiede assegni circolari», falsificando la firma dell' attore o facendola falsificare a Vecchio («ma lui ha solo eseguito», sostengono i legali Filiani e Petronzi). E Guzzanti si trova un debito di 900 mila euro con l' erario.
Non solo. Secondo la Procura, Trigona convince l' attore a saldare gli scoperti sul conto della sua Kipli Entertainment srl con gli introiti del film «Fascisti su Marte», tramite una fideiussione da 230 mila euro. Ma il saldo non avviene e anzi, sfruttando la circostanza che le società Kipli e Ambra dividono lo stesso indirizzo, l' imputato intercetta tutta la corrispondenza e i solleciti inviati dalla Bnl, raggiungendo con la banca, all' insaputa di Guzzanti, un accordo per rateizzare il debito.
lorenzo-corrado guzzanti
Almeno fino a quando l' attore non si vede recapitare un decreto ingiuntivo di pagamento e in seguito il pignoramento della sua abitazione alle spalle di viale Mazzini, quartiere Prati.
«Con Trigona - si legge nella denuncia dell' attore, assistito dall' avvocato Giuseppe Rossodivita - era nata una collaborazione professionale che ben presto era diventata anche una intensa amicizia contraddistinta, ritenevo purtroppo a torto, da un rapporto di reciproca fiducia. E invece hanno svuotato sistematicamente i miei conti bancari con la incredibile accondiscendenza degli operatori di sportello».
2. GUZZANTI, CONTI IN ROSSO «TRUFFATO DAL MIO AMICO»
Michela Allegri e Enrico Lupino per “il Messaggero”
CORRADO GUZZANTI PADRE PIZZARRO
Dopo trent' anni di carriera nei supermercati cercava le scatolette di tonno meno care, non poteva permettersi altro. Era ridotto sul lastrico, come lo sconclusionato Lorenzo, uno dei suoi personaggi più riusciti. Quasi un milione di euro di debiti con il fisco e l' avviso di pignoramento della casa: a Corrado Guzzanti, maestro della comicità italiana, l' amicizia con il suo storico produttore Terenzio Valerio Trigona sarebbe costata tutto questo.
CORRADO GUZZANTI
E ora il manager si trova a processo col suo factotum e braccio destro dell' epoca, Cesare Vecchio: entrambi sono accusati di truffa ai danni dell' attore romano, sentito ieri in udienza come persona offesa.
«Il nostro rapporto professionale (quello fra il comico e Trigona ndr) inizia nel 1994 e dura 19 anni, fino al 2013», racconta Guzzanti davanti al microfono del tribunale monocratico, iniziando una lunga deposizione che durerà oltre tre ore. Il sodalizio si interrompe sei anni fa «dopo avermi causato un danno da quasi un milione di euro e con la mia abitazione pignorata dalla banca».
Trigona, stando alle parole di chi ha dato vita sul piccolo e grande schermo alle contraddizioni del Belpaese, avrebbe anche confidato al performer di averlo truffato.
GUZZANTI
Era un' amicizia speciale quella fra Guzzanti e Trigona, tanto che l' impresario teatrale, impegnato in passato con artisti del calibro di Lucio Dalla e Gino Paoli, avrebbe assunto insieme a Vecchio il compito di mantenere per lungo tempo la contabilità dell' artista. «Un conflitto d' interesse ammette la stessa presunta vittima perché da una parte era il mio pagatore e dall' altra chi doveva emettere le fatture».
IL CONTO
«Realizziamo il primo spettacolo nel 1996, quando riprendo a lavorare con la Rai prosegue Guzzanti - Terenzio poi assume un ruolo di coproduzione, nel 2001 con L' ottavo nano, Terenzio è in veste di coproduttore».
Programmi di prim' ordine, insomma, che avrebbero fruttato all' attore guadagni importanti. Da lì, l' idea del manager - riferisce in aula il comico rispondendo alle domande del pm Antonio Carluccio - di aprire un conto su obbligazioni tedesche al 4 per cento di interesse, in modo da poter pagare quanto dovuto al fisco, ma rateizzando e con un margine di ricavo.
sabina guzzanti tgporco 1
Trigona, dopo aver ottenuto la delega, avrebbe «riferito si legge nel capo di imputazione avrebbe di avere investito le somme come concordato, consegnando rendiconti/prospetti falsi, attestanti guadagni per 6,5 milioni di euro apparentemente ottenuti con i titoli tedeschi». Cifre di un conto che, soltanto anni dopo, si sarebbe rivelato «mai esistito» come specifica la procura. In quel periodo, però, Guzzanti, avendo «totale fiducia» nell' amico - come ripete in aula - non avrebbe controllato.
IL RAGGIRO
Il raggiro però, come contestano i pubblici ministeri, sarebbe stato più ampio. Trigona infatti, avendo la disponibilità anche di altri conti correnti dell' asso della sua scuderia, «ometteva il pagamento delle imposte si legge negli atti o pagava parte di tali imposte in ritardo, generando un debito del Guzzanti verso l' erario di 900mila euro».
GUZZANTI QUELO
Ci sarebbe stato pure un terzo episodio, poi denunciato dall' attore, riguardante il film Fascisti su Marte. «Era un film del tutto artigianale prodotto con Terenzio e Domenico Procacci. Ci tenevo quindi ad apparire fra i produttori, almeno come produttore artistico», continua l' attore che ricorda la proposta che nel 2006, data di uscita della pellicola, gli avrebbe fatto il manager: la sottoscrizione di una fideiussione bancaria con la rassicurazione che «tanto sarei rientrato dalla spesa». Così, Guzzanti avrebbe sborsato 230mila euro, cifra della quale l' imputato avrebbe riferito l' avvenuto saldo: anche questo «mai avvenuto» sostiene l' accusa.
I DEBITI
La mole di debiti sarebbe tornata come un boomerang contro l' attore che, anni dopo, nel 2013, si sarebbe visto presentare alla porta l' ufficiale giudiziario per un avviso di pignoramento della sua casa. Da qui la scoperta del raggiro, compresa una serie di prelievi, assegni e operazioni di giroconto avvenuti sul conto dello showman apponendo la sua firma falsa. Una condotta che la procura attribuisce non solo a Trigona, ma anche a Vecchio.
GUZZANTI BAMBEA
«Ho scoperto di essere talmente rovinato che 500 euro mi avrebbero fatto comodo», racconta Guzzanti di quel periodo. Dopo 30 anni di carriera l' attore, infatti, avrebbe ripreso a «lavorare come un matto per salvare la casa».
Un periodo di magra che lo avrebbe anche costretto ad andare avanti «a scatolette di tonno», ironizza.
ANIENE DI CORRADO GUZZANTI