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    DAGOREPORT - LA DOMANDA E': DOVE SONO FINITI I SOLDI DELLA TANGENTOPOLI AL PESTO? C’ENTRANO QUALCOSA TUTTE QUELLE GITARELLE A MONTECARLO, PAESE DAL SISTEMA BANCARIO OPACO? - LEGA SALVA-TOTI: L’INCHIESTA DANNEGGIA LE CORONARIE DI SALVINI CHE VOLEVA IL FEDELISSIMO RIXI SUL TRONO DI PRESIDENTE DELLA REGIONE LIGURIA (TOTI E' AL SECONDO MANDATO) E GETTA OMBRE SUL DOPPIO PROGETTO DIGA DI GENOVA-PONTE SULLO STRETTO - LE RAGIONI DI NORDIO SULLA TEMPISTICA E LE INTERCETTAZIONI LUNGHE BEN 4 ANNI (SIC!) - MELONI VUOLE LE DIMISSIONI DI TOTI PER PAPPARSI LA LIGURIA, MA IL CARROCCIO SI OPPONE - LA MICCIA DELLE INDAGINI? LA TRASFORMAZIONE DI PORTO VENERE NELLA “CAPRI LIGURE”


     
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    JACOPONE DA TOTI - MEME BY EMILIANO CARLI JACOPONE DA TOTI - MEME BY EMILIANO CARLI

    DAGOREPORT

    L’aspetto, per ora, rimasto in ombra sulla Tangentopoli al pesto legata al porto di Genova, è: che fine hanno fatto i soldi che avrebbero oliato il Sistema-Toti?

     

    Per gli addetti ai livori, i 22 soggiorni a Montecarlo di Paolo Emilio Signorini, pagati da Aldo Spinelli, potrebbero essere solo la punta dell’iceberg e non solo un trastullo di “fiche e fiches”.

     

    Il Principato, infatti, è uno di quei Paesi con un sistema bancario e finanziario dove la parola d’ordine è: “discrezione” (che è vicina di casa dell'opacità).

     

    È molto difficile per la magistratura, se non impossibile, ottenere una rogatoria dall’Italia per avere, ad esempio, informazioni su un conto corrente monegasco (solo la Francia, agitando le manette, riesce a esercitare una certa influenza sui vicini).

     

    C’è da chiedersi se i dipendenti delle banche del Principato siano così solerti da respingere un cliente che si presenta allo sportello con una valigetta con un milione di euro in contanti: avvertirebbero le autorità o lo accoglierebbero a braccia aperte? La seconda ipotesi è quella giusta. Quel che si sa, invece, è che gran parte delle intercettazioni, pur diffuse generosamente ai giornali, sono ancora nel cassetto dei pm…

     

    PAOLO EMILIO SIGNORINI - GIOVANNI TOTI PAOLO EMILIO SIGNORINI - GIOVANNI TOTI

    Come mai una delle prime dichiarazioni politiche di sostegno al governatore, Giovanni Toti, ex Forza Italia ora traghettato a Noi Moderati, è arrivata dal segretario leghista Matteo Salvini?

     

    Innanzitutto perché il Carroccio ha sempre considerato la Liguria “roba sua”: l’uomo più fidato del “Capitone” è il viceministro genovese Edoardo Rixi, che è anche plenipotenziario della Lega in Regione.

     

    È stato Rixi, infatti, a spingere affinché Paolo Emilio Signorini (uomo di raccordo tra Toti e il sindaco di Genova, Marco Bucci) restasse alla guida del porto invece di traslocare alla multiutility Iren.

     

    L’accordo politico tra Salvini e Toti era talmente solido da spingere a un’intesa di massima per il futuro della Regione: se non fosse stato concesso, come avvenuto, il terzo mandato ai governatori, sarebbe stato Rixi il candidato Lega-Toti per la presidenza.

     

    giovanni toti marco bucci edoardo rixi matteo salvini giovanni toti marco bucci edoardo rixi matteo salvini

    Inoltre, il gruppo di potere locale costruito in dieci anni da Toti era composto principalmente da uomini vicini alla Lega: l’inchiesta a orologeria che, a pochi mesi dalle Europee lo ha detronizzato, è un siluro più al Carroccio che a Forza Italia, di cui è Toti è stato coordinatore fino al 2019 (il fu partito del Cav ha come suo referente il sindaco di Genova, Marco Bucci).

     

    Salvini si agita anche in quanto ministro delle infrastrutture: il “modello Genova”, in particolare il progetto sulla maxi diga finanziato dai fondi Pnrr (1,3 miliardi), è nel mirino dei magistrati europei, e potrebbe essere applicato anche all’appalto per il ponte sullo Stretto, opera su cui il “Capitone” ha puntato tutte le sue carte.

     

    MATTEO SALVINI E EDOARDO RIXI MATTEO SALVINI E EDOARDO RIXI

    Lo strano tempismo con cui è esploso il “porto-gate” ha allarmato il ministro della giustizia, Carlo Nordio, che qualche ragione ce l’ha, nel sottolineare le anomalie dell’inchiesta, sia per i cinque mesi intercorsi tra la richiesta di misura cautelare e l’effettiva ordinanza del gip, sia per la lunghissima durata delle intercettazioni, portate avanti per almeno tre anni.

     

    Qual è stata la scintilla che ha spinto i magistrati a mettere sotto la lente di ingrandimento il porto di Genova e i suoi ricchi appalti? Tutto inizia nel novembre del 2021, quando si concretizza il progetto della trasformazione di Porto Venere nella “Capri ligure”, fortemente sostenuto da Giovanni Toti insieme al suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, sindaco del comune della riviera di Levante.

     

    CARLO NORDIO GIORGIA MELONI CARLO NORDIO GIORGIA MELONI

    Come scrive Giuliana Ferraino su www.corriere.it, “nel mirino degli investigatori sono finiti i progetti di sviluppo della Palmaria, l’isola selvaggia […] patrimonio dell’umanità dell’Unesco. […] Sull’isola, la Regione ha permesso interventi di recupero su vecchi edifici militari in disuso e i fratelli Paletti (gli imprenditori milanesi che gestiscono il Grand Hotel di Porto Venere, ndR), attraverso la loro società Palmaria Experience, stanno replicando un resort di super lusso sul canale che includerà uno stabilimento balenare, con vista su Porto Venere e sulla magica chiesetta di San Pietro. Potrebbe fermarsi anche il progetto di trasformare l’antico ostello della gioventù, una volta scuola elementare del borgo, poi chiusa per mancanza di bambini, in beauty-farm legata al Grand Hotel”.

     

    matteo cozzani giovanni toti matteo cozzani giovanni toti

    Il progetto imbizzarrì gli ambientalisti, che presentarono più di una denuncia per segnalare anomalie e irregolarità. Le indagini che ne scaturirono portarono a rilevare interferenze di personaggi legati a Cosa Nostra, elemento che ha coinvolto la Direzione Distrettuale Antimafia, che ha iniziato lunghi controlli a tappeto.

     

    Sul piano politico, Giorgia Meloni voleva che Giovanni Toti si dimettesse immediatamente, lasciando la Regione nelle grinfie di Fratelli d’Italia, che avrebbe avuto a quel punto gioco facile nell’imporre un suo candidato, Massimo Nicolò, spazzando via tutto il sistema di potere totian-leghista che ha imperversato in questi anni.

     

    Salvini ovviamente si oppone: “Sarebbe una resa, perché domani qualunque inchiesta, avviso di garanzia o rinvio a giudizio porterebbe alle dimissioni di un sindaco". L’obiettivo del leader della Lega è riuscire a piazzare comunque il suo Rixi come cavallo di punta per il dopo Toti.

    GIORGIA MELONI E GIOVANNI TOTI GIORGIA MELONI E GIOVANNI TOTI SALVINI MELONI TOTI SALVINI MELONI TOTI TOTI MELONI 3 TOTI MELONI 3 FLAVIO BRIATORE - GIOVANNI TOTI FLAVIO BRIATORE - GIOVANNI TOTI tweet su giovanni toti 1 tweet su giovanni toti 1 tweet su giovanni toti 3 tweet su giovanni toti 3 giorgia meloni carlo nordio. giorgia meloni carlo nordio. GIOVANNI TOTI SULLO YACHT LEILA DI ALDO SPINELLI GIOVANNI TOTI SULLO YACHT LEILA DI ALDO SPINELLI TOTI MELONI TOTI MELONI

     

     

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