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    "DOVE SONO MAMMA E PAPA'?" - IL PICCOLO EITAN, L'UNICO SOPRAVVISSUTO ALLA STRAGE DEL MOTTARONE, SI SVEGLIA E CHIEDE ALLA ZIA E ALLA NONNA: "COSA CI FACCIAMO QUI?" - PRIMA DI SAPERE CHE I GENITORI E IL FRATELLINO SONO MORTI, IL BAMBINO DOVRA' SUPERARE I... - I MEDICI NON SANNO ANCORA COSA RICORDI DELL'INCIDENTE: "SIAMO NOI CHE DOBBIAMO RAGGIUNGERLO. SENZA ASPETTARCI QUELLE RISPOSTE CHE DESIDEREREMMO RICEVERE"


     
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    Massimo massenzio per il Corriere della Sera
     

    LA FAMIGLIA DISTRUTTA SULLA FUNIVIA LA FAMIGLIA DISTRUTTA SULLA FUNIVIA

    «Dove sono mamma e papà?». La domanda, drammatica e inevitabile, è arrivata ieri mattina, quando Eitan Moshe Biran, il bambino israeliano di 5 anni sopravvissuto alla strage del Mottarone, ha chiesto come mai non ci fossero i genitori accanto al suo letto nel reparto di rianimazione del Regina Margherita di Torino.
     
    Dopo il risveglio dal coma farmacologico ha ripreso a parlare e a rendersi conto di essere in un ospedale: «Cosa ci facciamo qui?». La zia Aya Biran, che con la nonna gli sta vicino nella stanza del terzo piano, ha trattenuto le lacrime. Poi gli ha fatto una carezza sulla guancia. Infine, con i medici e una psicologa, ha cercato di spiegargli che aveva dormito per tanti giorni e che avrebbe dovuto pensare solo a rimettersi in forze. Nessuna bugia, ma il piccolo non è pronto per conoscere la verità. Non tutta, almeno per ora.
     

    Ultima foto con Eitan Ultima foto con Eitan

    Prima di sapere che mamma Tal, papà Amit, il fratellino Tom e i bisnonni Barbara e Itshak (ieri i funerali dei due anziani in Israele) sono morti nello schianto della funivia, Eitan dovrà superare i traumi fisici. I medici non sanno ancora cosa ricordi dell'incidente: «Siamo noi che dobbiamo raggiungerlo - ha spiegato la psicologa Marina Bertolotti, membro dell'equipe che lo assiste -. Senza aspettarci quelle risposte che desidereremmo ricevere».
     
    Eitan è l'unico superstite di una tragedia e l'unico vivo della sua famiglia e potrebbe sviluppare sensi di colpa. Anche quando saprà che l'ultimo abbraccio del suo papà forse gli ha salvato la vita. Per quel gesto tutti gli schieramenti politici italiani hanno proposto per Amit Biran una medaglia al merito al valore civile, ma al momento le onorificenze passano in secondo piano.
     

    Un pelouche per Eitan Un pelouche per Eitan

    L'attenzione dei familiari di Eitan è concentrata sulle condizioni del bambino, che non è ancora fuori pericolo ed è alimentato con le flebo. Il piccolo ha riaperto gli occhi mercoledì e il giorno dopo ha pronunciato le prime parole. «Mi fa male la gola» ha sussurrato.
     
    Poi un lungo silenzio, alternato da sonno e piccoli lamenti. Ieri mattina, quando si è svegliato dopo una notte tranquilla, ha incrociato lo sguardo della zia. Gli psicologi hanno spiegato quanto sia importante per un bambino sapere di avere accanto una persona di fiducia: «L'interrogativo più frequente per un bambino riguarda il futuro immediato. Alla domanda "Chi si prenderà cura di me adesso?" la risposta più efficace è il volto rassicurante di un parente».
     

    LA ZIA DI EITAN LA ZIA DI EITAN

    Intuendo che stesse per dire qualcosa Aya si è chinata su di lui e il nipote l'ha salutata: «Ciao zia, che cosa ci facciamo qui?». Capire che cosa è successo sarà solo la prima, durissima, prova che il bambino dovrà affrontare. Ma Eitan non sarà da solo.
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