Luigi Ficacci
Jean Michel Folon scenografo della Bohème di Puccini.
Viareggio , Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea
Luigi Ficacci, storico dell’arte, per Dagospia
Nella mappa italiana della spensieratezza balneare, piuttosto opacizzata dall’abitudine, non penseresti che Viareggio nasconda cose di pregio speciale. Invece ne ha di notevoli, per quanto poco evidenti. In particolare, una Galleria comunale di arte moderna e contemporanea, intitolata al grande pittore, scrittore, scultore, Lorenzo Viani, che conserva un importante patrimonio di Novecento.
In questi giorni dedica una mostra a Folon, che un vagabondo degno del nome dovrebbe visitare. Tra le 60 opere selezionate dal curatore Massimo Marsili e dalla Fondation Folon, ve ne è un piccolo gruppo che svela qualcosa di assolutamente eccezionale. Sono gli acquerelli preparatori per la Bohème di cui Folon fu scenografo e costumista nel 2003 al festival pucciniano di Torre del Lago, per la regia di Maurizio Scaparro.
Jean Michel Folon scenografo della Bohe?me di Puccini.
La figurazione incantata di Folon, l’inesauribile inventiva, sono un mondo poetico, amatissimo dagli estimatori. La sua cifra stilistica surreale è inconfondibile, soprattutto quando realizzata nella levità dell’acquerello. E’ forse la tecnica privilegiata da Folon, che la tratta come un sentimento in cui si esprime con la massima libertà. Usa un acquerello molto acquoso, per raggiungere una estrema volubilità, sensibilità e volatilità di colori tenui, l’uno nell’altro.
Jean Michel Folon scenografo della Bohe?me di Puccini.
La mostra, genialmente allestita da quell’altro artista di raffinata e originale intelligenza che è l’architetto Paolo Riani, lo rappresenta al meglio. La successione delle sale, prepara l’atmosfera più adatta per capire la genialità dei fogli raccolti nell’ultima, che sono quelli in cui Folon interpreta Bohème.
Interpretare l’opera lirica è cosa diversa dall’illustrare l’azione teatrale, con scene descrittive. Ma è diverso anche dall’uso del dramma musicale quale spunto per creazioni autonome. Le scene che si adeguano fedelmente all’azione, come indicata nel libretto, sono quelle tradizionalistiche, che quando sono belle e la regia è consona, si ricordano per la cura con cui trattano il gioco teatrale, evitando di interferire troppo con la musica.
Folon
Assecondano l’azione e alle volte può diventare quasi secondario che si tratti di teatro parlato o lirico. Al contrario il regista e lo scenografo che reinventano la vicenda, intervengono con invenzioni proprie sull’elemento drammaturgico, trascurando l’aspetto musicale, che dovrebbe essere quello determinante.
Nel 2003, Folon fece Bohème a Torre del Lago all’interno di un contesto già molto orientato verso il coinvolgimento degli artisti. Questa era l’idea del ciclo “Scolpire l’Opera” dell’allora direttore del Festival Pucciniano, Manrico Nicolai. Vi si dedicò, seguendo il percorso più difficile e personale: esprimere la sua personale, interiore visione di Bohème, con il proprio linguaggio e stile. Per un artista della sua integrità e delicata intransigenza era un’inevitabile necessità, piuttosto che una scelta.
Jean Michel Folon scenografo della Bohe?me di Puccini.
Il risultato fu un rapporto del tutto speciale con la vicenda dell’opera (l’umile fioraia nella Parigi scapigliata degli artisti focosi e squattrinati): la evocò soltanto, per cenni delicati, senza descriverla con immagini: il melodramma lo faceva già compiutamente.
Folon invece andò a cogliere il cuore strutturale della musica, interpretandolo nei suoi colori, segnandoli e figurandoli con le sue tipiche sagome filiformi. Questa è la genialità della mostra, che, attraverso l’interpretazione di Folon, rivela molto della vera personalità di musicista di Giacomo Puccini, la sua capacità di rinnovare l’armonia e i colori dell’orchestrazione.
Folon - Viareggio, Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea
La vicenda melodica, l’elemento che resta più celebre delle sue opere, Folon lo allontana quasi, lanciandolo in una dimensione mitica e dimenticandolo. D’altronde è troppo sovrabbondante e invadente il talento di invenzione melodica, in Puccini, nelle sue arie, che si lasciano cantare da chiunque, in qualunque condizione e momento della vita, indipendentemente dalla musica.
Come accade alle canzoni celebri, certe melodie raggiungono una vita loro, che trascende l’autore, e sono condannate a una cantabilità irresistibile all’orecchio e al sentimento. Ma Puccini è soprattutto un grandissimo musicista, capace di sorprendenti aperture delle modulazioni armoniche, fuori da qualsiasi prevedibilità di sviluppo convenzionale delle scale.
Jean Michel Folon 1990
Sono dei balzi armonici nell’incognito o almeno nell’imprevisto, perché tenuti, o tramati o lanciati da stupefacenti complessità dei colori orchestrali. Assieme, armonia e strumentazione, suggellano il dramma, la situazione teatrale, di una pregnanza indelebile. Non si dimentica. Questo formidabile sentimento dell’azione non è solo melodia, è costruzione musicale, struttura.
E’ quanto Folon ha voluto cogliere, capendo non fosse possibile esprimerlo con le figure, ma solo con il colore. Il suo colorismo, modulato nelle tipiche sensibilità aurorali, volubili e prensili, fissa in profondo l’impressione percettiva, che è il veicolo più sicuro e universale per comprendere una cosa difficile come l’arte, visiva o musicale che sia.
Folon - Viareggio, Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea
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