Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
ROBERTA METSOLA - MARIO DRAGHI
«La scorsa settimana i ministri finanziari mi hanno chiesto quale sia l’ordine delle riforme necessarie per l’Ue. Non lo so, ma per favore, è il momento di fare qualcosa, decidete voi cosa ma per favore si faccia qualcosa. Non si può passare tutto il tempo a dire no».
Più che un appello quello di Mario Draghi sembra una vera e propria scudisciata. Incontrando i presidenti delle commissioni del Parlamento europeo a Strasburgo, l’ex premier italiano ha drammaticamente fatto capire che non è più il momento di balbettare.
mario draghi all ecofin di gand, in belgio
L’Unione europea deve cambiare per stare al passo con i tempi e per affrontare la concorrenza globale. Le riforme istituzionali e anche economiche sono ormai imprescindibili. Non è solo una questione di competitività — su cui Draghi sta preparando un rapporto — ma di rendere appunto l’Europa più unita e capace di vincere le sfide.
Pochi mesi aveva detto a chiare lettere che serve un’Unione in grado di diventare uno «Stato». Un unico Stato. L’ex presidente della Bce, come già aveva fatto sabato scorso alla riunione dell’Ecofin (i ministri finanziari europei), anche ieri nell’europarlamento ha allora disegnato una sorta di piattaforma programmatica per l’Ue. Sempre più si muove come una “riserva dell’Unione” e non solo come un semplice “consulente”.
URSULA VON DER LEYEN MARIO DRAGHI
Le sue parole non si possono limitare al mandato che gli ha assegnato a settembre scorso la presidente uscente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Così, dopo essersi confrontato con tutti i commissari, poi con i rappresentanti dei governi nazionali ora chiede pure ai parlamentari tutti i possibili suggerimenti.
La sua opinione è chiara: il mondo sta cambiando e anche il Vecchio Continente deve cambiare se non vuole soccombere. «Un contesto geopolitico in rapida evoluzione, caratterizzato da una maggiore tendenza al conflitto, sia in termini economici che militari, sta costringendo l’Ue — ha sottolineato riferendosi all’Ucraina ma anche al Medio Oriente — a riesaminare il proprio approccio alla globalizzazione ». La difesa, dunque, non è più un fattore esterno all’Ue ma sta diventando inevitabile di mese in mese.
MARIO DRAGHI - GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI
[…] L’ex capo del governo del nostro paese è allora convinto che le istituzioni comunitarie debbano riflettere su come adattare «il loro funzionamento e sviluppare ulteriormente gli strumenti di governance ». Il meccanismo del voto all’unanimità, in sintesi, non può più essere la regola. Ma serve consenso politico e l’accordo dei cittadini. Altrimenti non si va da nessuna parte.
Un messaggio nemmeno tanto implicito alla retorica sovranista: perché «è importante preservare i valori fondamentali». A partire dal «modello sociale unico ». Insomma, i risultati conseguiti negli ultimi anni […] non bastano più. Bisogna investire. E tanto. «Come possiamo mobilitare meglio i risparmi privati e i soldi pubblici — si chiede l’ex presidente della Bce — per questi progetti? Come stimolare i fondi privati a investire nella ricerca? Visto che in Europa i due terzi di questi finanziamenti sono pubblici?».
MARIO DRAGHI OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN METTE FREDERIKSEN
In questo quadro l’emergenza ambientale non svolge un ruolo secondario […]. Anche in relazione a questo aspetto è indispensabile essere consapevoli che molti “competitor” utilizzano pratiche anticoncorrenziali: è doveroso analizzare le «nostre vulnerabilità ». Il pensiero va alla Cina che «negli ultimi quindici anni ha largamente sovrainvestito in molte cose, una delle quali sono le auto elettriche, ma anche le tecnologie legate alle batterie. Ora hanno un’immensa sovracapacità produttiva che scaricano su di noi».
la ricetta di mario draghi per l europa vignetta by rolli per il giornalone la stampa
L’Europa sta vivendo anche un deficit di forza-lavoro ma, ha avvertito Draghi, «è dovuta alla carenza di competenze». Questo è un altro aspetto su cui ha insistito per rilanciare la competitività del nostro continente: «Come si promuove la formazione delle competenze? Se andate in giro, il costo del lavoro non è un problema. Nei calcoli che tutte le industrie fanno, è una cosa che non definirei marginale, ma non è una considerazione primaria».
«Tutte decisioni — ha infine concluso Draghi — che determineranno la capacità dell’Europa di tenere il passo con i suoi concorrenti globali negli anni a venire». E l’ex presidente della Bce difficilmente rimarrà fuori da queste decisioni.
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