M.E. per il “Corriere della Sera”
mario draghi con i giovani volontari del meeting di rimini
L'eco del discorso di Mario Draghi al Meeting di Rimini rimbalza nel mondo della politica italiana. Il ritorno sulla scena del presidente del Consiglio, acclamato dal pubblico, non lascia indifferenti i partiti in campagna elettorale. Come se la «ferita» della caduta del suo esecutivo si fosse riaperta. Tra questi c'è sicuramente Enrico Letta. Il segretario del Pd non ha mai nascosto il suo rammarico per la fine del governo Draghi e ieri ha preso la palla al balzo per ricordare agli italiani, dal suo punto di vista, chi sia stato a provocarla: «Ascolto il discorso di grande orgoglio italiano ed europeo di Draghi a Rimini. E poi penso che Salvini, Berlusconi e Conte si sono aggiunti il 20 luglio a Meloni per farlo cadere».
mario draghi al meeting di rimini 5
Ci sono i leader del terzo polo, tra chi si alza in piedi per applaudire il discorso del premier. Anche nel giorno della presentazione del programma, Carlo Calenda, leader della coalizione, indicò Draghi come miglior inquilino possibile per Palazzo Chigi anche dopo il voto. «Questa persona, il suo impegno, il suo metodo, la sua autorevolezza non possono andare perduti. E noi ci batteremo con le unghie e con i denti affinché non accada. Punto», scrive il leader di Azione su Twitter.
mario draghi al meeting di rimini 3
Gli fa eco Matteo Renzi: «Tutti applaudono Draghi, bravi. Ma il 25 settembre gli altri sostengono chi lo ha mandato a casa: la destra di Meloni e Salvini, la sinistra di Fratoianni, i 5 Stelle di Conte. Gli unici coerenti a sostegno di Draghi siamo stati e saremo solo noi». Ma anche Fratelli d'Italia, che è da sempre stata all'opposizione del governo Draghi, trova un motivo per battere le mani al discorso del premier: «Il presidente del Consiglio smentisce la narrazione della sinistra che grida alla catastrofe in caso di vittoria del centrodestra e di un governo guidato da Giorgia Meloni» sottolinea il senatore di Fratelli d'Italia Giovanbattista Fazzolari.
«Chiarissime - aggiunge citando il premier - le parole pronunciate oggi da Draghi al Meeting: "Sono convinto che il prossimo governo, qualunque sia il suo colore politico, riuscirà a superare quelle difficoltà che oggi appaiono insormontabili come le abbiamo superate noi l'anno scorso. L'Italia ce la farà, anche questa volta"». I big di Forza Italia e Lega non commentano, preferendo sostanzialmente ignorare cosa è successo a Rimini. È Maurizio Lupi, nel centrodestra, a ricordare il valore del «metodo Draghi»: «Ancora una vola Mario Draghi ha mostrato cosa sia la responsabilità e l'autorevolezza politica. Quello che ci consegna è un metodo e la fiducia, soprattutto nei giovani che mostrano di voler fare politica per realizzare un ideale».
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Critico nei confronti del premier è il suo predecessore Giuseppe Conte: «Il presidente Draghi ha retto il Paese in una situazione complicata - dice il leader del Movimento 5 Stelle - ma lascia un'eredità modesta nel campo della transizione ecologica: avremmo avuto una spinta più decisa per le rinnovabili e abbandonato le fonti fossili. E anche per agenda sociale, salario minimo, precariato, non c'è stata nessuna risposta».
Di parere opposto Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell'Anci, l'associazione dei Comuni italiani: «Speriamo che il nuovo governo confermi la collocazione e la credibilità internazionale del Paese, l'attenzione alle esigenze dei territori, il rispetto del ruolo dei sindaci e la collaborazione costante con tutti i livelli di governo locale».