Sandro Iacometti per “Libero Quotidiano”
DRAGHI PATUANELLI
«Mi pare che la strategia sia ormai chiara, tutti contro il Movimento. Se è già iniziata la campagna elettorale basta che ce lo dicano». Quella denunciata ieri da Stefano Patuanelli è più di una sensazione. L'esplosione delle inchieste, gli avvertimenti di Fisco e Gdf, la durezza del governo nel criticare le norme troppo lasche che hanno permesso tutto questo.
Tra i vari problemi che hanno i Cinquestelle ora c'è anche il Superbonus, una misura che fino a ieri tutto il Parlamento sembrava disposto a difendere e che ora, invece, è diventata una "patata bollente" (se ancora si può dire) da scaricare sul partito che se n'è sempre, a ragione, intestata la paternità.
PATUANELLI
I Cinquestelle continuano a spaccare il capello in quattro, sostenendo che le truffe sono sugli altri bonus edilizi, non su quello super del 110%. Distinguo abbastanza inutili, visto che il problema è la cessione del credito, introdotta contestualmente all'agevolazione incriminata.
La stretta voluta da Draghi, con bacchettata ad M5S raccoglie sempre più alleati nella maggioranza. Ieri si sono detti favorevoli ai correttivi il ministro del Pd Andrea Orlando e diversi esponenti di Italia Viva ma, soprattutto, Giancarlo Giorgetti, che ha platealmente preso le distanze dal Superbonus facendo infuriare i grillini.
MARIO DRAGHI STEFANO PATUANELLI
«Stiamo mettendo un sacco di soldi sull'edilizia che, per carità, può aver avuto senso sostenere nella fase più dura della pandemia e di certo contribuisce chiaramente alla crescita. Ma ora droghiamo un settore in cui l'offerta di imprese e manodopera è limitata. Stiamo facendo salire i prezzi e contribuiamo all'inflazione», ha sentenziato il ministro dello Sviluppo economico in un'intervista al Corriere della Sera, facendo chiaramente capire che sulla misura l'aria sta cambiando.
giancarlo giorgetti
È non è l'unico fronte. Patuanelli probabilmente ha ragione quando dice che la campagna elettorale un po' è iniziata, con Lega e Forza Italia sulle barricate per la riforma della giustizia, Fdi che sbraita per i balneari e il Pd che vuole capitalizzare la presunta vittoria sul Mattarella bis riprovando ad "allargare" il campo. Ma forse sbaglia quando dice che sono tutti contro i grillini.
GRATICOLA
La realtà è che sulla graticola i Cinquestelle ci si sono messi da soli. E non solo per la baraonda creata dai ricorsi sull'elezione di Giuseppe Conte come leader e per le spaccature interne. La verità è che in un momento di svolta politica, con Mario Draghi intenzionato a non lasciare più l'iniziativa ai partiti e con i partiti a caccia di rivincite dopo la figuraccia sul Quirinale, i nodi stanno venendo al pettine.
mario draghi stefano patuanelli
E sembra che su tutti ci sia la firma del M5S. Anche sull'energia sembravano tutti compatti nel chiedere un intervento sostanzioso sulle bollette, ma il premier (in un provvedimento atteso per questa settimana) vuole giustamente affiancare agli aiuti anche interventi di carattere strutturale, come il raddoppio della quota di gas estratto dai giacimenti italiani.
E qui i Cinquestelle sono già andati in tilt. La ripartenza delle trivelle (peraltro considerata molto morbida e non risultiva da esperti come il presidente di Nomisma energia, Davire Tabarelli: «Tecnicamente è fattibile, ma così ci vorranno anni per raddoppiare la produzione») operata da Roberto Cingolani ha già suscitato le proteste delle associazioni ambientaliste e presto si abbatterà anche sul mondo grillino, da sempre ostile ai pozzi e artefice del blocco in vigore fino ad oggi con la moratoria disposta da Conte a inizio 2009.
giancarlo giorgetti maria elena boschi
Per avere un'idea dello stato confusionale del Movimento basta leggere l'intervista rilasciata ieri da Manlio Di Stefano, sottosegretario Cinquestelle agli Esteri: «Oggi il contesto mi fa dire che fortunatamente c'è il Tap». Strabuzzare gli occhi non serve. È solo il tentativo di evitare, dopo suberbonus e trivelle, di finire sotto accusa anche per aver ostacolato e ritardato la realizzazione del gasdotto pugliese
stefano patuanelli matteo salvini giuseppe conte giancarlo giorgetti mario draghi stefano patuanelli