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    DRIN DRIN, CHI È? IL MOSSAD! - ANCHE IL "NEW YORK TIMES" CONFERMA CHE È STATO ISRAELE A METTERE L’ESPLOSIVO NEI CERCAPERSONE VENDUTI A HEZBOLLAH - NELL'ATTACCO CI SONO STATI 11 MORTI E OLTRE 4 MILA FERITI TRA CUI L'AMBASCIATORE IRANIANO, MOJTABA AMANI, CHE HA PERSO UN OCCHIO - LE MINI-BOMBE SAREBBERO STATE POSIZIONATE VICINO ALLA BATTERIA E ATTIVATE TRAMITE UN SMS - COME E QUANDO SONO STATI SABOTATI I DISPOSITIVI? TUTTE LE IPOTESI...


     
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    COSÌ IL MOSSAD HA FATTO ESPLODERE I CERCAPERSONE AR924 DI HEZBOLLAH: «ANCHE I CELLULARI SONO A RISCHIO»

     

    Estratto dell'articolo di Alessandro D'Amato per www.open.online

     

    esplosione dei cercapersone degli hezbollah esplosione dei cercapersone degli hezbollah

    È stato Israele a mettere l’esplosivo nei cercapersone venduti a Hezbollah. Dopo le indiscrezioni di Axios arriva la conferma del New York Times. L’esplosivo sarebbe stato posizionato vicino alla batteria dei pager insieme a un interruttore e attivato tramite un sms. Si tratta di un’operazione congiunta del Mossad e dell’esercito.

     

    La maggior parte dei dispositivi era del modello AR924. Hezbollah avevano il marchio dell’azienda di Taiwan Gold Apollo. Ma erano stati prodotti in Europa da un licenziatario. Il lotto prevedeva 3 mila apparecchi. I dispositivi erano programmati per emettere un segnale acustico della durata di diversi secondi prima di esplodere. Cade così l’ipotesi dell’hackeraggio dietro le esplosioni. E secondo gli esperti si tratta di una tecnica che si può utilizzare anche per i telefoni cellulari.

     

    Rimane da capire come siano stati sabotati i cercapersone. Ci sono alcune ipotesi sul tavolo. La prima è che una spedizione di pager AR924 sia stata intercettata e armata. La seconda, che però presuppone un hackeraggio, è che gli informatici delle forze israeliane abbiano surriscaldato le batterie al litio degli apparecchi causando l’esplosione. Ma il danno causato è troppo ampio per questa ipotesi: finora si parla di 11 morti (tra cui una bambina di 9 anni) e 4 mila feriti.

     

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    Di certo alcuni testimoni parlano di un beep ascoltato prima delle esplosioni: ovvero il segnale acustico dei pager. Alcuni infatti si sarebbero salvati liberandosene prima dello scoppio. Sette membri di Hezbollah avrebbero però perso la vita nel quartiere di Seyedah Zenab a Damasco. Mentre l’acquisto sarebbe passato da non meglio precisati intermediari egiziani. Nell’occasione sarebbe avvenuto il posizionamento dell’esplosivo. [...]

     

    IL COLPO IMPREVEDIBILE DEL MOSSAD

    Estratto dell'articolo di Gianluca Di Feo per “La repubblica”

    https://www.repubblica.it/esteri/2024/09/18/news/attacco_israele_hezbollah_libano-423506292/

     

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    Ogni venerdì alla stessa ora, Yehiyeh Ayash telefonava al padre. L’imprendibile artificiere di Hamas, che aveva costruito gli ordigni usati per fare strage di civili a Tel Aviv, ogni volta cambiava cellulare. Ma il 5 gennaio 1996 quando ha iniziato la conversazione il telefonino è esploso, uccidendolo: lo Shin Bet era riuscito a far finire nelle sue mani un apparecchio con una minuscola carica letale celata all’interno.

     

    L’intelligence israeliana ha sempre cercato di trovare una falla nella quotidianità dei suoi nemici, che rendesse chiaro come non ci fosse speranza di impunità [...] C’era il desiderio di punire e allo stesso tempo sorprendere, in modo che il clamore dell’esecuzione trasmettesse un messaggio che andava oltre la vittima e la sua organizzazione: il monito doveva arrivare a chiunque minacciasse Israele.

     

    Una tradizione che nasce dalle radici dell’identità ebraica, come descrive il saggio sullo “spionaggio biblico” di Alessia Fassone e Nathan Morello, in cui una comunità piccola cercava di ottenere la supremazia informativa per sopravvivere alla potenza degli imperi. Il trillo dei cercapersone che hanno dilaniato i miliziani di Hezbollah sembra evocare il libro di Giosuè sulla caduta di Gerico: “Quando si suonerà il corno dell’ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, allora le mura della città crolleranno”. [...]

     

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    La tecnologia non ha fatto altro che moltiplicare questa predisposizione per l’assalto imprevedibile, tramutando gli strumenti utilizzati per aggredire Israele in micidiali doppiogiochisti. L’esempio più famoso ha un nome complesso: Stuxnet. Un virus molto sofisticato, frutto di un’operazione congiunta tra Cia e Mossad, che come un verme si infilava nei computer e proliferava lentamente da una macchina all’altra senza farsi notare per poi cancellare in maniera irreversibile le memorie informatiche.

     

    Tra il 2009 e il 2010 Stuxnet ha azzerato il programma nucleare iraniano, senza che gli abili ingegneri di Teheran riuscissero a escogitare un antidoto: si stima che circa mille centrifughe per l’arricchimento dell’uranio siano state mandate in tilt in 15 impianti atomici degli ayatollah.

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    L’ex numero due del Mossad, Ram Ben Barak, non ha mai confermato di essere uno degli artefici del contagio cibernetico ma ha dichiarato al Jerusalem Post : «Per 15 anni l’Iran ha tentato di ottenere un’arma nucleare e finora non ne ha neppure una: non perché non l’abbia voluto, ma a causa di molti fattori che gli hanno impedito di riuscirci. Dobbiamo essere sicuri che non ci riuscirà mai». Come nel caso dei cercapersone killer, l’attacco che genera stupore consegna un avvertimento: possiamo già esservi addosso e colpirvi quando vogliamo.

     

     

    ATTACCO A HEZBOLLAH SABOTATI I CERCAPERSONE 20 MORTI IN LIBANO

    Estratto dell'articolo di Daniele Raineri per “La Repubblica”

    https://www.repubblica.it/esteri/2024/09/17/news/libano_esplodono_cercapersone_hezbollah-423505644/

     

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    [...] Alle tre e mezza di pomeriggio, i cercapersone arrivati di recente sono esplosi quasi all’unisono, scoppi limitati e secchi che hanno ferito a volte lievemente, a volte in modo orrendo, quattromila persone e ne hanno uccise almeno 11, inclusa una bambina di otto anni e il figlio di un deputato di un partito filo- Hezbollah.

     

    Nelle ore immediatamente successive si è sentita questa ipotesi: gli israeliani avrebbero infilato un virus nei cercapersone che in qualche modo ha surriscaldato le batterie al litio e le ha fatte saltare in aria. Improbabile. Ci sono due video dei cercapersone che esplodono, registrati in modo fortuito dalle telecamere di due supermercati, e mostrano due detonazioni istantanee senza fiamme e senza fumo.

     

    La differenza con le migliaia di filmati di batterie al litio surriscaldate che prendono fuoco e scoppiano è netta: le batterie emettono prima una zaffata di fumo denso e poi nella maggioranza dei casi più che esplodere bruciano con vampate improvvise. Inoltre, a giudicare dalle testimonianze, migliaia di cercapersone sono esplosi in modo simile un po’ dappertutto e sarebbe un risultato difficile da ottenere con un surriscaldamento, che dipende molto anche dalle circostanze.

     

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    C’è un’altra ipotesi ed è più solida: un’operazione del tipo “attacco alla catena di rifornimenti”. I servizi israeliani avrebbero saputo che Hezbollah stava acquistando una partita di cercapersone destinata ai suoi uomini, avrebbero intercettato il carico e avrebbero inserito una microcarica esplosiva da pochi grammi in tutti i congegni. Fonti di Sky News Arabia (rete in arabo degli Emirati) dicono che sarebbe andata proprio così.

     

    Per fare questa cosa i servizi israeliani sarebbero intervenuti quando i cercapersone erano ancora tutti assieme, quindi in una pausa tra la fine della produzione e il trasporto. Le immagini dei resti esplosi mostrano un modello di cercapersone prodotto a Taiwan: per adesso siamo nel campo delle congetture, ma un carico di cercapersone ci mette venticinque giorni via nave da Taiwan a Beirut – abbastanza per fare un po’ di tutto.

     

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    Se è andata così, c’è da notare che i servizi israeliani hanno letto la situazione in anticipo e hanno sfruttato una mossa dell’avversario. Quando gli israeliani a fine luglio hanno ucciso Fuad Shukr, comandante militare di Hezbollah, dopo avere intercettato una chiamata della sua guardia del corpo al telefono, il gruppo libanese aveva rivisto le sue procedure – ma già mesi prima aveva chiesto a tutti i suoi miliziani di abbandonare i telefoni e passare ai cercapersone. [...]

     

    Molte esplosioni sono avvenute a Beirut, nella Beqaa – la valle confinante con la Siria – e sulla costa a Sud. In Siria i cercapersone manomessi hanno ucciso nove persone nel quartiere di Sayyida Zeinab di Damasco, che da anni è l’area dove si concentrano le milizie sciite che arrivano dall’estero – quindi è probabile che fossero miliziani di Hezbollah schierati in territorio siriano. A Beirut l’ambasciatore iraniano, Mojtaba Amani, è rimasto lievemente ferito e questo fa pensare che il cercapersone non fosse addosso a lui ma a qualcuno che gli era molto vicino.

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