tomas maldonado
Pierluigi Panza per il Corriere della Sera
A poco più di due mesi dalla scomparsa della sua compagna, Inge Feltrinelli, se ne va anche il poliedrico teorico dell' architettura e designer Tomás Maldonado. La sua figura così imponente, l' accento latino e l' aurea intellettuale lo rendevano uno dei docenti più autorevoli, se non temuti, quando entrava in aula. A Milano era docente di Disegno industriale ad Architettura, cattedra per lui istituita nel 1994. Prima aveva insegnato a Bologna ('76-'84), un paio d' anni a Princeton e, tra il '55 e il '67, alla scuola di Ulm, nota come «Il nuovo Bauhaus», della quale fu direttore.
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Il mito di celebre docente straniero, tra i primi in Italia, si fondava su questa carica assunta nella Hochschule für Gestaltung che aveva l' obiettivo di conferire carattere scientifico alla professione di progettista. Con Maldonado questa scuola, fondata da Max Bill, sviluppò un' impostazione più tecnico-scientifica che plastico-formalista con attenzione alla semiotica e alla metodologia della progettazione.
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Maldonado, vicino alla Scuola di Francoforte e a pensatori come Jürgen Habermas, riteneva che il mestiere del progettista fosse quello di un intellettuale-tecnico che doveva svolgere un ruolo di critica sociale. Stiamo parlando di anni in cui il sapere critico era determinante, prima dell' ultimo falò postmoderno e del tecnicismo digitale. Nacque a Ulm l' idea di corporate image e Maldonado introdusse materie come comunicazione visiva, semiotica, teoria dell' informazione.
Con la semiotica, tuttavia, Maldonado ebbe un rapporto critico. Mentre Umberto Eco in La struttura assente del 1966 si era spinto a definire l' architettura un fenomeno segnico identificando codici semantici, sintattici, tipologici, in È l' architettura un testo Maldonado finì con il sostenere che l' architettura non era «riducibile» a un linguaggio.
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In Italia, quest' omone nato a Buenos Aires nel 1922, conobbe anche l' amore, Inge, da poco vedova di Giangiacomo, e ne accompagnò con discrezione l' avventura editoriale.
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Politicamente a sinistra, la vicinanza con il gruppo Feltrinelli lo allontanò dalla progettazione operativa (anche per Olivetti e La Rinascente) spingendolo verso il ruolo d' intellettuale: da qui i saggi Critica della ragione informatica , Il futuro della modernità e Disegno industriale: un riesame . Dal 1979 all' 83 diresse la rivista «Casabella». Come pittore fu tra i fondatori del gruppo Arte concreta, che fortuna ebbe in Argentina.
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