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    TELEGRAM STA DIVENTANDO LA FOGNA DEL WEB – DUE RAGAZZI DI 21 ANNI DI GENOVA, AMMINISTRATORI DI UN GRUPPO SULL'APP DI MESSAGGISTICA RUSSA, SONO STATI ARRESTATI E UN ALTRO È FINITO AI DOMICILIARI PER AVER DIFFUSO IN RETE OGNI TIPO DI NEFANDEZZA – NELLA CHAT CHE GESTIVANO GIRAVA DI TUTTO: MATERIALE PEDOPORNOGRAFICO, ATTI DI COPROFAGIA, ESECUZIONI DEI TERRORISTI - A FAR SCATTARE LE MANETTE UN’INTERCETTAZIONE IN CUI UNO DEI RAGAZZI COMMENTAVA UN FILMATO DI UNA STRAGE IN UNA SCUOLA: "QUANDO VEDO QUESTI VIDEO MI VIENE VOGLIA DI ANDARE A FARNE UNO IO..." - VIDEO


     
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    Danilo D'Anna per “la Stampa”

     

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    «Quando vedo questi video mi viene voglia di andare a farne uno io». È l'intercettazione che ha fatto sobbalzare sulla sedia gli inquirenti della Direzione distrettuale Antimafia che hanno smantellato il gruppo Telegram "Blocco Est Europa".

     

    Perché quella frase è il commento a un filmato girato prima di una strage avvenuta nel 2019 in una scuola del Brasile. La risposta dell'interlocutore intercettato dalle forze dell'ordine è grottesca: «Ti capisco, sono fieri», dice il giovane riferendosi a Guilherme Talci Monteiro e Luiz Herique Castro, i killer che si sono scattati un selfie prima di uccidere senza pietà sei studenti.

     

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    A parlare al telefono sono due ventunenni genovesi che ieri mattina sono stati arrestati: Enrico Maddaloni e Maxim Bichisecchi, entrambi finiti in carcere a Pontedecimo. Sono gli amministratori, secondo i magistrati della Dda Federico Manotti e Gabriella Dotto -, della chat utilizzata per scambiarsi centinaia di immagini e video di uccisioni, sevizie e violenze. Materiale condiviso dai 130 membri del gruppo, uniti soprattutto da ideali filonazisti. E dalla pedofilia, definita «etica e doverosa».

     

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    Ai domiciliari, invece, un altro ventunenne: Luca Leuzzi, nato a Cuneo ma residente a Vallo della Lucania, in provincia di Salerno. Studente di Criminologia con la passione dei film che mostrano donne che compiono gesti di autolesionismo, come tagliarsi i capezzoli. Con gli amici della rete si vantava di averle convinte lui a farsi del male. Nel registro degli indagati (iscritti dalla Procura per i minorenni), pure tre quindicenni residenti a Torino, Lanciano e Sanremo.

     

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    La Digos ha perquisito le loro abitazioni sequestrando telefonini e pc. Nel gruppo Blocco Est Europa - chiuso da Telegram su indicazione degli inquirenti nell'aprile scorso - girava di tutto, quasi sempre documenti raccapriccianti: pedopornografia, coprofagia, esecuzioni da parte degli jihadisti. Perfino una sorta di decalogo in cui si affermava «la superiorità del genere maschile» e il diritto per chiunque «di girare armato» e di «infrangere la legge». Poi l'ossessione per le stragi avvenute tra i banchi di scuola negli Stati Uniti e in Crimea.

     

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    «A onta della giovane età e dell'incensuratezza - scrive il gip Luisa Camporasagna nell'ordinanza di custodia cautelare - gli indagati palesano totale indifferenza alle regole e paiono ben lontani da comprendere il disvalore del loro agire». L'accusa è incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e religiosi nonché apologia di gravi crimini anche di tipo terroristico (come omicidi e stragi) oltre che di diffusione di materiale pedopornografico.

     

    Un'indagine partita da una denuncia anonima inviata al sito del commissariato online da una persona che era entrata nella chat e aveva toccato con mano l'orrore. Gli agenti della polizia postale a quel punto hanno chiesto agli amministratori di poter far parte del gruppo ricevendo risposta affermativa. Ma oltre a quello che pensavano di trovare (materiale pedopornografico) i poliziotti si sono imbattuti in scambi eversivi. In uno dei quali si ipotizzava un attentato alle istituzioni: invece di prendere le distanze, tutti davano consigli su come metterlo in atto.

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    Così è entrata in campo pure la Digos, che ha pedinato i responsabili della chat scoprendo che Maddaloni (nickname Max) e Bichisecchi (alias Drippyrusky) per addestrarsi andavano negli edifici abbandonati a sparare con le loro armi soft air: rivoltelle e mitragliette, che sono state sequestrate (insieme a una pistola vera e legalmente detenuta) e che dovranno essere analizzate per capire se siano state modificate per renderle letali.

     

    I poligoni improvvisati si trovavano nei quartieri alla periferia di Genova: Quezzi, Borgoratti e Certosa. Bersagli da colpire erano delle sagome con il volto dell'ex premier Mario Draghi. E i due amici le crivellavano di colpi. Sconcertate le famiglie dei tre arrestati, che prima di ieri mattina non sospettavano nulla.

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    Leuzzi ha incontrato il suo legale, Francesco Maldonato: «Mi ha spiegato che quel materiale lo condivideva per motivi di studio, essendo appassionato di criminologia». Aspettano di essere interrogati dal gip, Bichisecchi, difeso dall'avvocato Mauro Casu, e Maddaloni, difeso dall'avvocato Pierluigi Chino. Il giudice potrebbe sentirli domani.

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