Monica Serra per “la Stampa”
carol maltesi in arte charlotte angie
Non in maniera «grossolana», come aveva detto nel corso dell'interrogatorio. Davide Fontana ha ripulito il piccolo appartamento di Carol «accuratamente». Tanto che a occhio nudo, ieri mattina, appariva «quasi perfetto». Quasi, perché nel corso dell'ispezione della sezione Rilievi dei carabinieri, che ha fatto il primo sopralluogo nella corte di via Melzi a Rescaldina dove vittima e presunto assassino vivevano, piccole, piccolissime tracce ematiche sono state individuate. Minuscoli schizzi di sangue sfuggiti al bancario e food blogger quarantatreenne che ha confessato di aver ammazzato Carol Maltesi, in arte Charlotte Angie, il 10 gennaio.
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Proprio la camera da letto al primo piano in cui Fontana ha ucciso a martellate la ventiseienne, «colpendola più volte con bestiale violenza per poi tagliarle la gola con modalità che nulla hanno di compassionevole», era piena di peluche.
Piccoli, grandi. Sui ripiani attorno al palo di lap dance a cui quella mattina di tre mesi fa Carol era legata mani e piedi per girare un video erotico con l'amico, di cui «si fidava ciecamente». E quei peluche hanno fatto «una grande tenerezza e molta tristezza» anche al procuratore di Busto Arsizio, Carlo Nocerino, che ha appena ereditato il fascicolo per competenza territoriale da Brescia e ieri ha seguito di persona i rilievi. «Magari erano del figlioletto di sei anni - spiega - ma sembravano proprio suoi, di Carol».
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Ogni cosa nella casa era al suo posto, in ordine. Nella cucina al piano terra c'era ancora il freezer a pozzetto che Fontana racconta di aver acquistato su Amazon per conservare i resti della ragazza, dopo averla fatta a pezzi col seghetto e l'accetta. È stato disinfettato al punto da sembrare nuovo, come anche gli stracci usati sono già stati lavati.
Nell'appartamento della vittima è stato sequestrato un cellulare: forse proprio quello che Fontana aveva usato per oltre due mesi dopo il femminicidio, per respingere le telefonate e rispondere ai messaggi della famiglia di Carol, per rassicurare la mamma e il papà: «Sto bene, sono a Dubai per lavoro».
In casa c'erano anche alcuni giocattoli del figlio, che viveva con il padre nel Veronese e a cui Carol aveva deciso di avvicinarsi. Per Fontana - spiega il giudice che ha convalidato il fermo - è stata questa la "colpa" della ragazza: «Volere seguire i propri progetti e aspirazioni lontano dall'indagato». Mentre - ha confessato il quarantatreenne - lei «per me era tutto».
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Prima di concludere il sopralluogo, i carabinieri sono entrati anche a casa di Fontana, per sequestrare alcuni oggetti, tra cui due computer. I prelievi delle tracce trovate saranno effettuati solo in seguito, in presenza dei consulenti di parte. Il difensore Stefano Paloschi, che ieri è tornato a trovare Fontana in isolamento nel carcere di Canton Mombello, si è riservato di chiedere l'incidente probatorio. Presto il bancario sarà interrogato ancora.
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