Grazia Longo per “la Stampa”
HATERS
I più vessati, manco a dirlo, con il 91% di slogan contro, sono migranti e immigrati. Seguono a ruota la comunità Lgbt (6%), i rom (4,8%) e le discriminazioni di genere (1,8%). Il partito che più incendia gli animi è la Lega, con il 51% di dichiarazioni al vetriolo da parte dei candidati alle ultime politiche.
Lo spaccato dell' odio razziale che infiamma il popolo dei social media, Facebook e Twitter in testa, è offerto dall' osservatorio di Amnesty International. Realizzato durante la campagna elettorale del 4 marzo scorso, evidenzia come l' intolleranza abbia letteralmente spadroneggiato. Il «barometro dell' odio» si è concentrato su 23 giorni durante i quali sono state raccolte 787 segnalazioni. Con un esito da record: più di un messaggio offensivo, razzista e discriminatorio all' ora. Tutto moltiplicato e amplificato dalla potenza della Rete.
schiavi dei social network
Le segnalazioni sono state attribuite a 129 candidati unici, di cui 77 sono poi stati eletti: il 43,5% delle dichiarazioni segnalate sono pervenute dai leader, il 50% da candidati parlamentari e il 6,5% da candidati alla presidenza delle regioni Lazio e Lombardia. Nel palmares delle ostilità, prevalentemente su Facebook, si impongono con il 51% delle dichiarazioni, i candidati della Lega. Fratelli d' Italia raggiunge il 27%, Forza Italia il 13%, CasaPound il 4%, L' Italia agli Italiani il 3%. Fanalino di coda, con il 2%, il M5.
Insulti e fake news Il 7% degli slogan ha incitato direttamente alla violenza, mentre il 32% ha veicolato fake news e dati alterati. Per quanto concerne nello specifico l' immigrazione, il 10% delle segnalazioni ha puntato tutto sulla sicurezza e il 7% sul tema dell' accoglienza. Sempre con toni allarmanti e con la convinzione che l' immigrazione sia una «bomba sociale», in grado di portare allo «scontro sociale» e alla «guerra in casa». Ampio il ventaglio del vocabolario con i cui i migranti sono stati prevalentemente definiti: «clandestini», «irregolari», «profughi», «stranieri», fino agli insulti tipo «bestie» e «vermi».
SOCIAL NETWORK
«Alcune forze politiche si sono servite di stereotipi e incitazioni all' odio per fare propri diffusi sentimenti populisti, identitari e xenofobi - stigmatizza Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia -. E hanno favorito la diffusione di un linguaggio incendiario, divisivo, che discrimina anziché promuovere l' eguaglianza, che pensa che minoranze e gruppi vulnerabili siano una minaccia e che i diritti non spettino a tutti».
Molto hanno influito i fatti di Macerata con l' omicidio di Pamela Mastropietro: la comunità nigeriana è diventata il bersaglio di molti interventi. In ogni caso, per il 73% si è trattato di messaggi Facebook. Per il 49,3% attraverso post di testo, mentre per il 38,4% sono stati pubblicati video e per il 12,3% fotomontaggi.