Francesco Verderami per il “Corriere della sera”
letta berlusconi
«Chi appoggia il governo è fuori da Forza Italia», ha avvertito Berlusconi. E siccome Gianni Letta non è iscritto a Forza Italia, si ritiene dispensato dal precetto, per quanto i suoi contatti con Palazzo Chigi restino dentro i confini di un «patto di non belligeranza». Con il premier vanta una conoscenza coltivata per via dell'avvocato Alpa (che di Conte è il mentore) e del cardinale Silvestrini (che di Conte fu il tutor). Eppoi se considera la stabilità «un valore» non è solo per i suoi geni democristiani, ma perché fa gli interessi del Biscione.
giuseppe conte a vinitaly
C'è chi ha a cuore la «Ditta» e chi «l' Azienda». E Letta spende la sua influenza anche per garantire buoni rapporti tra il governo e Mediaset, specie in questa fase delicata che vede la holding del Cavaliere impegnata a costruire un network europeo di tv in chiaro: operazione che alcuni fondi americani seguono con interesse. Perciò la telefonata del presidente del Consiglio all'ex sottosegretario alla Presidenza - riferita ieri dalla Stampa - va inserita nel novero delle relazioni diplomatiche tra chi è storicamente riconosciuto come un centrista (Letta) e chi si considera un «centrista radicale» (Conte). I due si pigliano, e per certi versi hanno interessi comuni.
LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI GIANNI LETTA
Il braccio destro di Berlusconi, per esempio, è contrario oggi a un' intesa tra Forza Italia e Italia viva, che a suo avviso non avrebbe politicamente senso perché dividerebbe il partito di Berlusconi, e che sarebbe elettoralmente negativa perché farebbe perdere voti a Berlusconi. Insomma, sarebbe solo un favore a Renzi. Già questa è una buona notizia per il capo del governo, che apprezza molto l'opposizione «responsabile» annunciata dagli azzurri in Parlamento, e che dopo un anno e passa di convivenza con Salvini è giunto a condividere quanto Letta sostiene invece da tempo.
Quando il Cavaliere parla del leader del Carroccio, il suo Ciambellano infatti trasfigura. Durante una riunione l' hanno visto diventare rosso fuoco, le vene gonfie al collo, prima di urlare a Berlusconi: «Silvio, vuoi capirlo? Non esiste più il centro-destra, esiste Salvini che non è affidabile».
matteo salvini silvio berlusconi
E giù una sfilza di obiezioni, un compendio di «errori politici» e di «mancanza di rispetto» commessi dal segretario della Lega, compresa l' idea di risolvere la crisi d' agosto offrendo la presidenza del Consiglio a Di Maio: «E se mai quel governo fosse nato, si sarebbe retto con i voti di parlamentari eletti anche con i tuoi voti». «Guarda che io non inseguo quel ( bip ) di Salvini, io parlo alla Lega», gli ha risposto il leader di Forza Italia.
Letta attende il ritorno al proporzionale quasi fosse il ritorno del messia, intanto si adegua al compromesso di un centro-destra col trattino che tenga a debita misura l' ex ministro dell' Interno e garantisca l' alleanza tra i due partiti alle Regionali, confidando in un progressivo depotenziamento di Salvini. Per il resto continua a fare ciò che ha sempre fatto, tiene il collegamento con i palazzi del potere, di cui è parte.
salvini berlusconi
Politicamente è la coscienza critica di Berlusconi, che non ammette mai di aver sbagliato. E se durante la stagione gialloverde il Cavaliere sosteneva di non avere nulla da rimproverarsi, Letta si consentiva delle analisi retrospettive davanti a quello «scempio»: «Se siamo a questo punto, anche noi abbiamo le nostre responsabilità».
La fine di quella esperienza è stata una liberazione, tanto da stupire i suoi interlocutori con i quali aveva mollato i freni inibitori. Ora c' è Conte, domani forse la proporzionale: per Letta sarebbe come tornare a Itaca. Intanto prosegue la sua battaglia, che combatte con la formula dell' entrismo per evitare che quanto resta del blocco forzista finisca inglobato dalla Lega.