Ottavio Cappellani per la Sicilia
COMPAGNI DI BANCO 45
Adesso sono tutti lì a parlare del primo anno senza il distanziamento sociale e sono molto eccitati. Io sarei per il distanziamento sociale a vita: brevi e indispensabili contatti con gli altri umani, possibilmente da ubriachi per poterli sopportare. Niente distanziamento sociale vuol dire odori, sputacchiamenti, bisbigli, esseri fastidiosi che si suppongono euforici per il ritrovato contatto sociale (ribrezzo).
Valga per tutti la poesia di Marino Moretti titolata, appunto, “Il compagno di banco”: “Oh, Poggiolini! Lo rivedo ancora / con quel suo sguardo mite di fanciulla, e lo risento chiedermi un nonnulla / con una voce che… non so… m’accora. / Che cosa vuoi? Son pronto a darti tutto: un quaderno, un pennino, un taccuino / purché tu venga un po’ più vicino”, adesso, della tenera storia omosessuale tra Moretti e Poggiolini non posso che felicitarmi, ciò non toglie che il Poggiolini fosse un rompicoglioni da competizione che da casa non si portava nulla. Vi aspettavate gioia, condivisione, felicità, girotondi, vi ritrovate con alitosi, puzzette, ascelle, gente che vi chiede il pennino e vi viene vicino, e una confidenza obbligata dalla condivisione di una stanza o di un banco.
COMPAGNI DI BANCO 4
E poi il primo giorno di scuola dipende. Tutta la retorica sul primo giorno di scuola è un’invenzione di qualcuno che o non è mai stato a scuola oppure è convinto che il suo primo giorno di scuola sia stato uguale per tutti. In realtà il primo giorno di scuola è come tutti gli altri e, soprattutto, dipende.
Dipende dalla scuola, dalla sezione, dal compagno di classe, dallo stato mentale dei professori (solitamente devastato). Potrete trovarvi insieme alla futura classe dirigente, ragazzi pettinati in cardigan (dall’iconografia standard dei film per adolescenti americani) o in compagnia di scippatori e spacciatori dai nomi altisonanti: Ledigaga, Sciaron, Maikobubl. Ed è difficile realizzare i propri sogni da scippatore se ti capita in classe il futuro Mario Draghi: dall’ambiente sociale della scuola se ne esce difficilmente. Essa, più che formarti, ti deforma.
COMPAGNI DI SCUOLA
Eppure tutto questo è un inferno dolcissimo dove imparerai tutte le ingiustizie della vita: il classismo, il bullismo, persone fuori di testa che vogliono importi la loro visione della vita (diffidate dei professori che prendono il loro mestiere come una “missione” invece che una pratica da sbrigare, sono pazzi esaltati che andrebbero sedati). Soltanto quando diventerete coscienti che la scuola è una giungla che va attraversata con il coltello fra i denti, allora, forse, intravedendo il futuro che attende tutti voi, si insinuerà nella vostra consapevolezza quello spirito di classe che si vorrebbe presente sin dal principio, e imparerete solidarietà, mutua assistenza, e in rari casi vera amicizia. Si diventa “compagni di classe” non grazie alla scuola, ma ‘contro’ la scuola. Fidatevi, a 53 anni ho la chat “Compagnetti” e ci siamo ancora tutti.
OTTAVIO CAPPELLANI OTTAVIO CAPPELLANI cappellani