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    I CONTI NON TORNANO: COME È POSSIBILE CHE RAGAZZI NON BRILLANTI A SCUOLA POI PRENDANO VOTI ALTISSIMI AI TEST DI INGRESSO DI MEDICINA? – È BUFERA SUI RISULTATI DELLE PROVE IN TRE CITTÀ: ALLA FEDERICO II DI NAPOLI, A PALERMO E A PADOVA SI SONO REGISTRATI PIÙ 90, IL MASSIMO DEI VOTI, RISPETTO AGLI ALTRI ATENEI. BASTI PENSARE CHE A NAPOLI IL 3,4% DEI CANDIDATI HA RAGGIUNTO IL MASSIMO, A TORINO LA METÀ, L’1,7%. C’È CHI DENUNCIA CONTROLLI DIVERSI IN BASE ALL’UNIVERSITÀ E…


     
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    Estratto dell’articolo di Michele Bocci per “la Repubblica”

     

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    Sono sempre più bravi i ragazzi che tentano il test per entrare a Medicina e Odontoiatria. Il numero di posti messi a disposizione dagli atenei, negli ultimi anni, è aumentato arrivando a 20.867 (dei quali 14mila nelle università pubbliche) ma contemporaneamente è cresciuto anche il punteggio minimo che permette di iscriversi.

     

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    Quest’anno, con i nuovi test che vengono scelti tra una serie di domande con relative risposte esatte pubblicate (un po’ come avviene per l’esame di guida) sul sito del ministero dell’Università, bisognava rispondere correttamente a ben 56 quesiti su 60. Il punteggio minimo per iscriversi, ha calcolato il Comitato per il diritto allo studio di Medicina, è stato 78,6. Il dato si ottiene calcolando 1,5 per ogni risposta giusta e meno 0,4 per quelle sbagliate. Per studiare in una delle sedi più ambite bisogna aver raggiunto almeno 85.

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    Non solo: il 90, cioè il punteggio massimo, è stato molto diffuso. I candidati potevano partecipare a due sessioni, a maggio e luglio, per poi entrare in graduatoria con il punteggio più alto. Ebbene, ci sono tre atenei dove i 90 sono molto più numerosi rispetto agli altri, dice sempre il Comitato: Federico II di Napoli, Palermo e Padova. A Napoli il 3,4% dei candidati ha raggiunto il massimo, a Torino la metà, l’1,7%. Statisticamente, una differenza così rilevante è piuttosto difficile da spiegare.

     

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    Cosa è successo? Dal Comitato dicono di aver denunciato il problema già a maggio, spingendo il ministero a chiedere conto agli atenei. «I controlli sono diversi a seconda delle università. In certi casi ci sono aule schermate, metal detector, una maggiore sorveglianza. In altri meno». E una candidata che ha sostenuto l’esame a maggio racconta di come ci siano persone che riescono ad entrare a fare il test con lo smartphone. «Così riescono a copiare.

     

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    Addirittura sui gruppi Telegram degli aspiranti studenti — racconta la giovane — qualcuno ha messo in tempo reale la schermata delle sue domande chiedendo aiuto».

    […] I candidati per i quasi 21mila posti sono stati oltre 53mila a maggio e oltre 44 mila a luglio.

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    Ovviamente in molti casi si tratta di persone che hanno ripetuto il test due volte. Venti giorni prima delle prove, sono stati pubblicati 7 mila quesiti, con cinque risposte ciascuno, dai quali poi sono stati selezionate le sessanta domande, alle quali rispondere in cento minuti.

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