Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
SALMAN ABEDI ATTENTATORE DI MANCHESTER
Moss Side è un postaccio. In ogni guida turistica il quartiere dominato dalla Bheetam tower è indicato come il luogo da evitare a ogni costo nella già malfamata zona Est di Manchester, con il tasso di criminalità tra i più alti di Inghilterra e le strade pattugliate da bande giovanili. Il 16 maggio 2016 il diciottenne Abdul Wahab Hafidah venne travolto da una Vauxhall Corsa. Gli occupanti dell' auto scesero e finirono il ragazzo con una ventina di coltellate. Regolamenti di conti tra gang, così fu scritto.
La vittima era un amico d' infanzia di Salman Abedi. Il padre e la sorella dell' autore della strage di lunedì notte sostengono ora che quella vicenda lo avesse molto colpito, e parlano apertamente della sua «vendetta» per la morte finora impunita di Hafidah.
Anche per questo, per via di una discesa sempre più pronunciata verso il jihadismo, Ramadan Abedi convinse il figlio a raggiungerlo in Libia con uno stratagemma, e subito dopo il suo arrivo confiscò i passaporti a lui e al fratello maggiore Ismail. La reclusione non durò molto. Questa volta fu Salman a convincere il padre dei suoi buoni propositi. E quattro giorni prima della strage tornò a Manchester.
I conti non tornano. L' unica certezza è che ci sono dei complici. Nell' appartamento della Grandby house, ultimo domicilio conosciuto di Abedi, a due passi dalla piazza di Saint Ann dove i mancuniani depongono fiori per le 22 vittime, c' erano una quantità di esplosivo e di agenti chimici tali da convincere gli investigatori dell' esistenza di un altro ordigno. Le eventuali connessioni europee potrebbero fare capo a Mohammed Abrini, l' uomo con il cappello che si fece esplodere il 22 marzo 2016 all' aeroporto di Bruxelles dopo aver preso parte alla strage del Bataclan a novembre.
SALMAN ABEDI ATTENTATORE DI MANCHESTER
Il tipo di esplosivo combacia, in Belgio come a Parigi e Manchester, dove Abrini si presentò nel 2015 per ricevere finanziamenti da ex foreign fighter e predicatori che potrebbero essere stati in contatto con Abedi. Ma è difficile che la rete sia stata creata dall' assassino della Manchester Arena, considerato dagli investigatori un semplice «mulo», a sua volta carne da macello. Nelle sue ultime 96 ore di vita gli vengono attribuite tappe a Düsseldorf, in Turchia, e infine, l' ultimo giorno, un' andata e ritorno da Londra. Un po' troppo.
SALMAN ABEDI
La vendetta da sola non regge. Nel 2015 alcuni frequentatori della moschea di Didsbury chiamarono più volte il numero verde antiterrorismo della polizia per avvisare delle cattive idee che passavano per la testa del giovane. E lo stesso fecero nel 2014 due suoi compagni di studio, quando si iscrisse all' università. I segni c' erano. A cominciare dalla famiglia. Hasheem, il fratello minore, è stato arrestato in Libia perché a conoscenza del complotto da almeno un mese, come testimoniato da alcune mail nel suo computer.
Il padre Ramadan, fuggito nel 1993 dalla Libia perché accusato di proteggere gli islamisti nemici di Gheddafi, negli ultimi anni è stato vicino a gruppi simpatizzanti di Al Qaeda. Samia Tabbal, la madre, è una scienziata nucleare parente della moglie di Abu Anas Al-Libi, un veterano di Al Qaeda ucciso a Tripoli nel 2013 dalle forze Usa. Anche lei aveva denunciato il proprio figlio alle autorità, senza ottenere alcun riscontro. Salman l' ha chiamata, pochi minuti prima di avviarsi verso il foyer della Manchester Arena. La conversazione è stata breve. Le ha chiesto perdono. Poi ha riattaccato.
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