alessandro giuli con arianna meloni alla presentazione di gramsci e vivo
Stefano Cappellini per “la Repubblica”
“Gramsci è vivo», assicura Alessandro Giuli, e non scandalizzatevi se a resuscitarlo per l'occasione sono radunati anche alcuni eredi – ma ormai alla lontana, assicurano i Fratelli d'Italia – di quelli che all'epoca resero Gramsci diversamente vivo.
Alla libreria Mondadori di Roma, alla presentazione del libro di Giuli, Gramsci è vivo. Sillabario per una egemonia culturale, ospite d'onore tra il pubblico è Arianna Meloni, alla quale prima dei lavori proviamo a chiedere invano di Gramsci.
«Non parlo», dice con un sorriso. Una solerte assistente della sorella della presidente del Consiglio conferma e taglia corto: «Oggi non parla». Oggi Arianna ascolta.
alessandro giuli sabrina ferilli presentazione di gramsci e vivo
Alla Mondadori c'è la destra cui non basta il governo, il comando, le partecipate, la radiotelevisione italiana. Vorrebbe quello che ha avuto un tempo la sinistra: la primazia intellettuale, e persino una immagine da destra aperta e dialogante.
Vasto programma che Giuli, presidente del Maxxi di Roma e punta dell'intelligenza postmissina, si incarica di tradurre in questo slogan: «La destra deve fare ciò che la sinistra ha smesso di fare, perché il momento è ora e la sinistra non resterà per sempre nelle Ztl».
Giuli cita Bobbio, gli azionisti, prefigura una sorte di sinistra tricolore, cioè – sintesi nostra – una destra che metta insieme nazionalismo e socialismo, ma senza la crasi lessicale che inevitabilmente evocherebbe brutti ricordi.
Come già Beppe Niccolai, ariete del fascismo rosso nel Movimento sociale italiano del dopoguerra, come già il decaduto Fabio Rampelli, che negli anni Novanta da capo dei Gabbiani riempì Roma con manifesti raffiguranti il Che Guevara, Giuli arruola per la missione di appropriazione culturale, direbbero alla Columbia, il volto più nazional-popolare, direbbe l'incolpevole Gramsci, del rossobrunismo.
giuliano ferrara sabrina ferilli alessandro giuli pierluigi battista presentazione di gramsci e vivo
Arriva infatti come relatrice Sabrina Ferilli, da tempo capace di passare da un ricordo berlingueriano a un insulto a Zelensky passando per la riabilitazione di Raggi e la denuncia della lobby ebraica a Hollywood.
Con Ferilli, due grandi giornalisti, ex comunisti, molto ex, ma cultori della materia, Giuliano Ferrara e Pierluigi Battista. Autore e relatori si accomodano proprio a fianco della pila di volumi su Matteotti, che con Gramsci ha condiviso il trattamento fascista ma non, almeno lui, il tentativo di recupero a destra.
Giuli spiega perché la generazione Atreju può riuscire nell'esercizio alto del potere mentre quella finiana arrivò impreparata. «A me Fiuggi non piacque, fu una cosa improvvisata e superficiale». E spiega: «È lecito non appropriarsi di Gramsci, ma ricordare che Gramsci considerava strategica la cultura e non solo una sovrastruttura del capitale».
gramsci
Alla classe dirigente meloniana dice che è necessario «un ponte tra destra e sinistra. Non rinuncio alla mia storia, rinuncio a declamarla come Vannacci». Arianna applaude, non sapremo mai se il fantomatico ponte o se la puntura a Vannacci.
Racconta Giuli: «Ho invitato Carlo Ginzburg al Maxxi e mi ha detto: non vengo perché siete nazisti. E io per dispetto ho scritto Gramsci è vivo». Dice Giuli che «abbiamo il dovere di dialogare.
Tocca alla destra prendere sul serio la missione storica di uscire dalla delegittimazione reciproca». Arianna applaude, anche se il partito di cui è coordinatrice non pare impegnatissimo nella missione.
alessandro giuli con il suo libro gramsci e' vivo
Ferrara diverte il pubblico: «Una volta venne da me un segretario provinciale del Pci che mi chiese: ma tu l'hai letto mai Gramski in edizione originale?». Tocca a Ferilli: «Sono qui come curiosa non come competente. La cosa che mi piace più di Alessandro è che del fascismo condanna le cose condannabili, anche se resta un affezionamento (sic) a determinati ideali e passaggi, e alcuni li condivido pure, come i rimandi al Risorgimento».
giorgia e arianna meloni
La curiosità di Ferilli risulta appagata dalla lettura del libro: «Ho scoperto di Gentile cose che non sapevo». L'attrice chiude criticando la sinistra che «oggi si occupa solo di diritti civili» ma comunque rimproverando a Meloni di non occuparsene: «Sono di sinistra e alcune cose di questo governo, te lo dico Alessandro, mi lasciano interdetta».
Battista introduce un elemento biografico dell'autore: «Voi non lo sapete ma Giuli era un ultras della Roma, faceva a botte». Giuli conferma. Stavolta Arianna non applaude. Deve essere laziale.
carlo ginzburg
SEZIONE FDI COLLE OPPIO
giorgia e arianna meloni
COLLE OPPIO - LA SEDE DELLA PRIMA SEZIONE DEL MSI
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