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    IRLANDA DESOLATA PER BORIS JOHNSON - È ESPLOSO IL BUBBONE SULL'INTRICATISSIMA QUESTIONE DEL CONFINE TRA REGNO UNITO E IRLANDA – DOPO LA BREXIT L’UE AVEVA SIGLATO UN FRAGILISSIMO ACCORDO, MESSO IN DISCUSSIONE DAL RINNOVATO PARLAMENTO DI BELFAST: LA VITTORIA DEI NAZIONALISTI REPUBBLICANI IN IRLANDA DEL NORD HA FATTO DRIZZARE LE ANTENNE AI PARTITI LEALI ALLA REGINA, CHE NON VOGLIONO UN ALLONTANAMENTO DA LONDRA. DA PARTE SUA “BOJO” HA PROMESSO DI ABOLIRE I CONTROLLI DOGANALI SULLA FRONTIERA MARITTIMA TRA I DUE PAESI...


     
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    Mauro Bazzucchi per “la Verità”

     

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    Prima o poi il bubbone doveva esplodere, ed è puntualmente successo. Si tratta dell'intricatissima questione del confine dell'Unione europea tra Regno Unito e Irlanda dopo la Brexit, per la quale era apparso chiaro a tutti che il protocollo per l'Irlanda del Nord siglato tra Bruxelles e Londra rappresentasse un accordo troppo fragile. Non a caso, i problemi non risolti sono riaffiorati in maniera energica dopo le ultime elezioni che hanno rinnovato il parlamento di Belfast, investendo lo Sinn Fein (ex braccio politico dell'Ira e partito dei nazionalisti repubblicani) dell'inedito ruolo di forza politica di maggioranza relativa. Un esito che ha innescato la reazione dei partiti leali a Sua Maestà, insoddisfatti del protocollo in vigore e timorosi di un ulteriore allontanamento dal Regno Unito.

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    Come segnale di rassicurazione, dal governo di Boris Johnson è arrivata una dichiarazione del ministro degli Esteri Liz Truss, la quale ha fatto sapere che a Downing Street è in cantiere un provvedimento che, qualora approvato a Westminster, modificherebbe in modo unilaterale il protocollo. Quest' ultimo, vale la pena ricordarlo, in sostanza sterilizza gli effetti della Brexit per l'Irlanda del Nord, pur essendo un territorio facente parte del Regno Unito.

     

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    Ai fini pratici, il confine dell'Unione europea si fermava alla costa occidentale britannica, lasciando l'isola irlandese come un mercato unico. Questo stato di cose era stato a sua volta rivendicato dall'Ue (tra le proteste dei lealisti nordirlandesi) come necessario per non inficiare il famoso accordo di pace del venerdì santo del 1998 tra repubblicani e lealisti, che istituiva un mercato unico all'interno dell'isola.

     

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    La determinazione di Londra di modificare gli accordi, abolendo i controlli doganali attualmente previsti sulla frontiera marittima tra Inghilterra e Nord Irlanda, ha provocato l'immediata e dura reazione dell'Unione europea, nella persona del vicepresidente della Commissione con delega alla Brexit Maros Sefcovic, per il quale «atti unilaterali in contraddizione con un accordo internazionale quale è il Protocollo sull'Irlanda del Nord sono inaccettabili».

     

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    Da parte sua, il governo Johnson cerca di non far precipitare la situazione, specificando che «la preferenza va al raggiungimento di un risultato negoziato con la Ue» e che «non si tratta di demolire il protocollo ma di realizzarne gli obiettivi, cementando le disposizioni che funzionano e aggiustando quelle che funzionano meno», ma c'è da tenere in considerazione anche la reazione della terza parte in causa, e cioè il governo di Dublino, anch' esso indisponibile ad accettare modifiche del protocollo.

    unione europea gran bretagna unione europea gran bretagna

     

    Il ministro degli Esteri irlandese Simon Coveney ha diffuso una nota in cui si «deplora fortemente» l'annuncio inglese e si aggiunge che «tale azione unilaterale rispetto a un accordo vincolante a livello internazionale è dannosa per la fiducia e servirà solo a rendere più difficile trovare soluzioni».

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