Lara Crinò per www.repubblica.it
utet grandi opere
Il sito è stato "spento", non si accede né alla homepage né al catalogo. Il profilo Facebook, invece, malinconicamente è ancora lì. L'ultimo post è una citazione da Oscar Wilde: "E' assurdo immaginare una regola per cosa si dovrebbe o non si dovrebbe leggere. Bisognerebbe leggere tutto. Più della metà della cultura moderna dipende da ciò che non si dovrebbe leggere". Suona paradossale che così si congedi, almeno sui social, uno dei marchi editoriali che hanno fatto la storia d'Italia: la fondazione, da parte del libraio Giovanni Pompa in Torino, risale addirittura al 1791, anche se la denominazione Utet (Unione Tipografico-Editrice Torinese), fu assunta solo nel 1854.
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Ora Utet Grandi Opere - il ramo della casa editrice specializzato in opere di pregio - è infatti fallita. La registrazione del fallimento è del 15 ottobre, ma la notizia si è diffusa solo nelle ultime ore e non riguarda Utet Libri, come i responsabili della sigla editoriale, che fa parte del gruppo De Agostini, si sono affrettati a far sapere tramite il profilo Twitter: "Siamo davvero molto dispiaciuti per Utet Grandi Opere, ma ci teniamo a precisare che la notizia non riguarda Utet Libri. Noi continuiamo e continueremo a pubblicare come prima" hanno scritto.
Attraversata da una crisi che nel tempo si è fatta sempre più profonda, Utet Grandi Opere nell'ultimo ventennio aveva subito una serie di cambiamenti di assetto societario: nel 2002 la casa editrice Utet era stata acquisita dal Gruppo De Agostini Editore. Nel 2013 il settore Grandi Opere è stato ceduto da De Agostini a FMR Art'è.
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A sua volta, come si legge anche nel profilo della casa editrice ancora presente su Facebook, il Gruppo UTET Grandi Opere-FMR, è entrato nel gruppo Cose Belle d'Italia, "un'iniziativa imprenditoriale che aggrega realtà italiane rappresentanti l'eccellenza del Made in Italy". Ma i passaggi di mano non sono serviti a salvare un modello - quello della vendita diretta e rateale - che è stato travolto prima dai cambiamenti sociali, poi dalla crisi economica dell'ultimo decennio e infine dalla pandemia.
Dalla metà dell'Ottocento, dai tipi della Utet sono uscite opere e collane che hanno fatto la storia dell'editoria e della cultura italiana: la Biblioteca Popolare (dal 1828, in 100 volumi), la Storia Universale di Cesare Cantù, redatta tra il 1838 e il 1846 e ampliata fino a raggiungere i 52 volumi nel 1890, l'Enciclopedia Popolare, e ancora La Scala d'oro, una collana di libri classici illustrati per ragazzi diffusa dal 1932 al 1945.
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E poi il Grande dizionario enciclopedico fondato da Pietro Fedele, il Grande dizionario della lingua italiana fondato da Salvatore Battaglia, il Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti diretto da Alberto Basso, il Grande Dizionario Analogico della Lingua Italiana diretto da Raffaele Simone. E' stato proprio il linguista a commentare su Facebook la notizia del fallimento, il 10 novembre scorso, scrivendo: "ricevo oggi (10 novembre 2020, ndr) la comunicazione che la UTET Grandi Opere è stata dichiarata fallita. Dopo anni di pene e di gravissimi errori di gestione, chiude la più antica casa editrice italiana (1791)".
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"Ricevo da varie parti", continua Simone, "inclusi da alcuni addetti della UTET libri, la segnalazione che a fallire è stata la UTET Grandi opere, ma che le altre denominazioni UTET (Libri, Giuridica, Medicina) sono sempre vive, anche se tutte queste branche appartengono a società diverse. Questo fatto, che ben conoscevo, mi allieta molto. Ma nessuno può negare che, quando si dice UTET, si pensa subito all'editore delle grandi opere (enciclopedie, trattati, classici)...".
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Enciclopedie, trattati e classici che non entreranno più nelle nostre case.
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