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    È FINITA L’ERA DEGLI ATLETI-SCHIAVI NEI COLLEGE AMERICANI: LA NCAA CONSENTIRA' A CIRCA 400MILA GIOVANI DI RICAVARE PROFITTI DALL’ATTIVITÀ SPORTIVA – IN AMERICA LE SQUADRE HANNO UN SEGUITO E DEI RICAVI PARAGONABILI A QUELLI DELLE SQUADRE PROFESSIONISTICHE, MA FIN DAL 1906 GLI ATLETI NON VENIVANO PAGATI PER LE LORO PRESTAZIONI – GIÀ POCHI MINUTI DOPO L’ANNUNCIO, MOLTISSIME STELLE DEI COLLEGE HANNO RICEVUTO NUMEROSE RICHIESTE DI SPONSORIZZAZIONE…


     
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    Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

     

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    Soldi e contratti anche per gli atleti universitari americani. Cede l'ultima barriera che isolava il mondo dei dilettanti, lo sport praticato nei college, dalla logica del business. Giovedì 1 luglio la Ncaa, National Collegiate Athletic Association, l'organizzazione non profit che disciplina l'attività di 1.268 istituzioni, ha deciso di allentare le regole, consentendo potenzialmente a circa 400 mila giovani di entrare nel mercato degli sponsor e di ricavare profitti, sfruttando la propria popolarità.

     

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    Il vincolo-totem durava dal 1906, quando l'allora presidente Theodore Roosevelt, amante dei parchi e della vita all' aria aperta, decise di dare una forma al movimento sportivo universitario, che da quel momento diventò il formidabile serbatoio di grandi campioni, medaglie d'oro olimpiche, miti universali.

     

    Dal velocista Jesse Owens, al nuotatore Mark Spitz fino a Carl Lewis, lo sprinter «figlio del vento». Si sono tutti formati nelle palestre, nelle piste, nelle piscine degli atenei. Il denaro, per alcuni di loro, è arrivato solo quando sono usciti.

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    La svolta era già maturata nei fatti. Pochi minuti dopo l'annuncio della Ncaa, sui telefonini sono spuntate diverse applicazioni che offrono intese lampo alle stelle e stelline dei college. La diciannovenne Rayniah Jones, specialista dei 100 metri ostacoli, ha raccontato al New York Times di aver ricevuto una proposta per tre performance in una palestra (Ymca) di South Miami Hights. Compenso: 2.500 dollari.

     

    «Per me è una bella cifra, un'aggiunta inaspettata alla mia vita», ha commentato Jones, che vive con la madre a Miami ed è iscritta alla University of Central Florida. Quest' anno è stata una delle sorprese dell'atletica americana, anche se, proprio pochi giorni fa, non è riuscita a qualificarsi per le Olimpiadi di Tokyo.

     

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    Se il valore agonistico si intreccia con la visibilità sui social, le cifre si moltiplicano. È il caso delle gemelle Haley e Hanna Cavinder, top player del basket, studentesse alla California State University, di Fresno. Le ragazze, riferisce Sports Illustrated , hanno siglato due accordi: uno con la Six Star Pro Nutrition , società di prodotti energetici; l' altro con la compagnia telefonica Boost Mobile . I particolari finanziari sono rimasti segreti.

     

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    Ma si può fare una stima dell'importo, tenendo conto che negli Stati Uniti un influencer molto seguito vale, in termini pubblicitari, circa 80 centesimi per ogni follower. Haley e Hanna possono contare su quattro milioni di adoranti ammiratori su Tik Tok e Instragram. Ciò significa che sono in grado di ottenere accordi da almeno 3 milioni di dollari all' anno.

     

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    Il più delle volte, però, il business si mantiene su livelli artigianali. Ancora il New York Times fa qualche esempio.

     

    Jordan Bohannon, giocatore di basket nell' Iowa, ha promosso un emporio di fuochi d' artificio a Des Moines, la capitale dello Stato. Bo Nix, «quarterback» della squadra di football a Auburn (Alabama), pubblicizza un marchio di tè locale. Dawand Jones, «offensive tackle , attaccante nel team di football nella Ohio State University, promuove candele profumate. Un' altra piccola celebrità della stessa disciplina, D' Eriq King, firma i caschi protettivi e ha fissato una tariffa di 2.000 dollari all'ora per la partecipazione a diversi tipi di eventi.

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