Estratto dell'articolo di Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
il super yacht sy a di melnichenko a trieste 5
Uno dei tre alberi è stato smontato per motivi di sicurezza, ma adesso il "Sy A" non ha più bandiera né assicurazione. E dunque non può essere spostato di un millimetro. Un bel problema per il più grande e costoso degli yacht tra quelli ai quali la Guardia di finanza ha messo i sigilli.
il russo melnichenko
Dal bacino dell'Arsenale San Marco del porto di Trieste deve assolutamente andar via entro la fine della settimana per far posto alla Norwegian Prima, una nave da crociera che Fincantieri deve ultimare per la consegna all'armatore nei tempi previsti, per evitare una penale di 600.000 euro per ogni giorno di ritardo.
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Soldi ne occorrono tanti, e subito, non solo per spostare il più grande veliero al mondo (143 metri di lunghezza, 12.000 tonnellate di stazza, valore 530 milioni di euro) del magnate Andrej Melnichenko ma per gestire tutti i beni (quasi 1 miliardo di euro) congelati agli oligarchi russi dal governo italiano.
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Attenzione, congelati e non sequestrati. E non è una questione di lana caprina, perché i sigilli a yacht, ville, complessi immobiliari, auto di lusso, sono stati messi non su ordine della magistratura ma del ministero dell'Economia in base a una normativa europea.
Un provvedimento amministrativo, dunque non penale, eseguito dalla Guardia di finanza sulla scorta di una blacklist dei magnati vicini a Putin con la "consegna" dei beni all'Agenzia del Demanio.
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A cui passa la palla della difficilissima e onerosissima gestione di questo patrimonio che va mantenuto nelle condizioni in cui viene preso in carico, in attesa di una eventuale e futura restituzione ai proprietari che saranno (ma solo dopo ave riavuto le chiavi) chiamati a pagare le spese. Che intanto sono a carico nostro.
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Per capire di cosa stiamo parlando, torniamo a Trieste. Solo per le piccole spese quotidiane di manutenzione del più grande veliero al mondo alto come un palazzo di otto piani - piazzola per elicotteri, pavimenti in teak, alberi in fibra di carbonio - ci vogliono almeno 1.000 euro al giorno, a cui vanno aggiunti i costi dell'ormeggio e gli stipendi dell'equipaggio (11 uomini più il comandante) che devono rimanere a bordo perché imbarcazioni di questo genere devono sempre essere tenute funzionanti, anche se sembra che in quattro siano già spariti.
E siamo già sui centomila euro al mese. Ma il problema più grosso è la polizza di assicurazione: la Lloyd's register dopo il congelamento ha cancellato la "Sy A" e adesso per spostare la barca occorre che qualcuno faccia una nuova polizza, non certo economica visto che il veliero ha un valore di 530 milioni di euro. Tutte spese a carico dell'Agenzia del Demanio che deve ancora fare un inventario accurato di tutto quello che c'è a bordo.
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