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    SE I RUSSI LO TROVANO BUTTANO VIA LA CHIAVE – È INSEGUITO DA UN MANDATO DI CATTURA DMITRY GLUKHOVSKY, LO SCRITTORE 42ENNE PIÙ VENDUTO IN RUSSIA NEGLI ULTIMI 10 ANNI GRAZIE ALLA SAGA “METRO 2033” - È STATO INCRIMINATO PER “DISCREDITO ALL’ARMATA RUSSA” E RISCHIA 15 ANNI DI CARCERE PER I SUOI POST AL VETRIOLO SCRITTI DALL’ESTERO IN CUI PRENDE DI MIRA L’ESERCITO E PUTIN: “COME SI PUÒ CREDERE A UN DELIRIO CHE TRAVISA COMPLETAMENTE LA REALTÀ” – LA SUA INCRIMINAZIONE SEGNA UN CAMBIO DI PASSO DELLE AUTORITÀ CHE…


     
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    Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”

     

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    «L'esercito russo sta combattendo i nazisti. L'Operazione militare speciale sarebbe già vittoriosamente terminata se i nemici uncinati facessero esplodere case e ospedali insieme a donne e bambini per dare la colpa alle nostre truppe e non perdere così il flusso di denaro e di armi che arriva dall'Occidente. A proposito, non siamo noi ad avere aggredito l'Ucraina. Siamo stati costretti ad agire in modo preventivo perché tutti sanno che Kiev stava preparando una bomba atomica per lanciarla contro Mosca, mentre nei laboratori segreti in Ucraina gli americani stavano creando varianti di Coronavirus da guerra che colpiscono solo i russi e vengono diffusi da uccelli migratori».

     

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    Se davvero lo arrestano, buttano via la chiave. Dallo scorso 7 giugno Dmitry Glukhovsky, lo scrittore più venduto in Russia negli ultimi dieci anni, autore popolarissimo tra gli adolescenti per via di una saga post apocalittica dalla quale è stato tratto un videogame di grande successo, è inseguito da un mandato di cattura. In base alla legge sulla censura approvata a marzo, è accusato di avere gettato discredito sull'Armata russa, reato punibile con una pena variabile tra i dieci e i quindici anni di reclusione.

     

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    «Come si può credere a un delirio che travisa completamente la realtà scambiando il nero con il bianco, l'aggressore con l'aggredito? Eppure, proprio questa è la posizione ufficiale della Russia. E in molti ci credono». Anche in Italia, ma questo è un altro discorso. Quello che riguarda il quarantaduenne moscovita diventato celebre con Metro 2033 , romanzo tradotto in 35 lingue che racconta le vite di pochi sopravvissuti alla Terza guerra mondiale che hanno trovato rifugio nel più grande bunker antiatomico del mondo, la metropolitana di Mosca, è più complesso.

     

    «Gli ideologi e gli esperti in pubbliche relazioni di Putin hanno deciso di trasformare il sacrificio di milioni di russi durante la Grande Guerra Patriottica in un fonte battesimale della propria legittimazione, raffigurando il presidente e il suo entourage come eredi dei vincitori». Con i post caustici che scriveva dall'estero sui suoi social, non era questione di se, ma di quando sarebbe stato incriminato.

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    Eppure, finora non era successo. Erano stati colpiti singoli cittadini, dissidenti, giornalisti come l'esperto di servizi segreti Andrey Soldatov, ma nessun personaggio celebre del mondo culturale russo, che ancora conserva una sua sacralità.

     

    «I russi in maggioranza sono perfettamente inermi e impotenti davanti allo Stato che inculca loro una coscienza di pedissequa fedeltà al posto di quella civica. Viene insinuato nei cittadini lo sciovinismo imperiale facendolo passare per patriottismo». Glukhovsky, che in patria è venerato dai fan della sua serie, dopo Metro 2033 è arrivato 2034 e 2035, oltre ad altri romanzi distopici, è il primo. «Sono pronto a ripetere ogni cosa che ho detto» ha scritto sul suo canale Telegram, dando per primo la notizia dell'incriminazione, confermata poi dal ministero dell'Interno. «Fermate la guerra. Abbiate il coraggio di ammettere che è un attacco a un'intera nazione di fratelli, e fatela finita».

     

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    La sua vicenda è rivelatrice di un cambio di passo delle autorità. E segna l'inizio di una nuova fase. «Putin intimoriva i politici, adesso lo fa con gli scrittori», ha dichiarato su Twitter Lyubov Sobol, amica e alleata del dissidente numero uno Aleksej Navalny, che sta scontando una condanna a nove anni di carcere «per frode e insulti». Ma forse la cosa più realista l'ha scritta in un post collettivo la squadra di Andrej Pivovarov, un altro attivista incarcerato. «Adesso la macchina della censura e della repressione passerà sopra tutto e tutti».

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