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    È INUTILE PARLARE DI NEGOZIATI SE NÉ RUSSIA NÉ UCRAINA VOGLIONO TRATTARE – DAL G7 VIRTUALE NON ESCE NESSUNO SPIRAGLIO PER LA PACE, DA MOSCA DICONO DI NON VEDERE “UN APPROCCIO COSTRUTTIVO”. E ZELENSKY? RESPINGE LE PROPOSTE DEL VATICANO E LA BUTTA LÀ: “SE PUTIN MORISSE, LA GUERRA SAREBBE FINITA”. È UNA SPERANZA, UN INVITO O UNA MERA CONSTATAZIONE? – I MISSILI IRANIANI A MOSCA E IL SONDAGGIO USA: IL 47% DEGLI AMERICANI VORREBBE CHE BIDEN FORZASSE KIEV A UN’INTESA…


     
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    1. MEDIA, IRAN VENDERÀ MISSILI A MOSCA MA A GITTATA LIMITATA

    vladimir putin ali khamenei vladimir putin ali khamenei

    (ANSA) - L'Iran intende fornire missili alla Russia, ma vuole limitarne la portata a causa di potenziali contraccolpi internazionali: lo riporta Axios, che cita quattro alti funzionari israeliani.

     

    Le forniture di missili balistici iraniani alla Russia, spiegano i funzionari, potrebbero violare una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e innescare un meccanismo di risposta (definito 'snapback'), che reimporrebbe le sanzioni Onu all'Iran.

     

    vladimir putin brinda con lo champagne e parla della guerra 4 vladimir putin brinda con lo champagne e parla della guerra 4

    Una situazione del genere sarebbe problematica per l'Iran, ma ancora più per la Russia, che è membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, commenta il sito di notizie statunitense ricordando che in base alla risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza Onu - approvata nel 2015 nell'ambito dell'accordo sul nucleare - i Paesi non possono trasferire o ricevere dall'Iran missili balistici e droni con una gittata superiore a 300 chilometri e una capacità di carico superiore a 500 chilogrammi fino all'ottobre 2023

     

    giorgia meloni volodymyr zelensky video collegamento g7 giorgia meloni volodymyr zelensky video collegamento g7

    2. DAL G7 NESSUNO SPIRAGLIO PER LA PACE ZELENSKY: "SE PUTIN MUORE LA GUERRA FINISCE "

    Alberto Simoni per “la Stampa”

     

    Mosca non vede «un approccio costruttivo» da parte degli Usa e dell'Ucraina e respinge la proposta vaticana di negoziati di pace; Washington da parte sua «non scorge prove che la Russia sia impegnata per la pace». Il rimbalzo delle dichiarazioni fra il viceministro degli Esteri russo Sergei Vershinin e il comunicato del G7 che fa eco alle parole che la Casa Bianca adotta ormai da settimane, sembra chiudere qualsiasi spiraglio affinché Kiev e Mosca riescano a mettere almeno in pausa i combattimenti.

     

    il videomessaggio di volodymyr zelensky al festival di glastonbury 1 il videomessaggio di volodymyr zelensky al festival di glastonbury 1

    Eppure, dietro il muro contro muro, la diplomazia è in fibrillazione. Lo dimostrano il walzer di colloqui che il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha avuto domenica - Macron, Erdogan e Biden - e la partecipazione ieri al G7 virtuale organizzato dalla presidenza tedesca. Zelensky si è mosso su un doppio binario: ha chiesto un ritiro delle truppe russe entro Natale e proposto un «summit della pace mondiale» per decidere come e quando «possiamo attuare i punti del nostro piano di pace».

    vladimir putin ha voglia di te vladimir putin ha voglia di te

     

    Ma dall'altra ha stilato - rito ormai consumato - la lista della spesa militare ringraziando uno a uno i leader per il supporto: «Se l'Ucraina esiste ancora è grazie a voi». «Grazie per il tempestivo apporto», ha detto rivolto alla premier Giorgia Meloni. Ai sette Grandi ha chiesto «carri armati moderni, artiglieria e missili a lungo raggio».

     

    Biden domenica sera ha avuto un colloquio telefonico con Zelensky e la nota diffusa dalla Casa Bianca è insolitamente lunga. Il presidente Usa ha assicurato che l'America provvederà ai sistemi d'arma necessari e anche alla difesa anti-aerea, che è la necessità numero uno per Zelensky che si trova un Paese dove il blackout generalizzato - causato da indiscriminati attacchi su infrastrutture civili e la rete elettrica - è considerato un'ipotesi concreta.

     

    PUTIN ZELENSKY PUTIN ZELENSKY

    Sono i droni iraniani a colpire e gli Usa sono determinati a stroncare questo stillicidio per aiutare gli ucraini, colpire Putin e mandare allo stesso tempo un messaggio a Teheran.

     

    Ma fra le righe, il comunicato di Biden evidenzia un elemento: ovvero l'apprezzamento per «l'apertura di Zelensky» a negoziati e a una pace da costruire sulle linee e i principi della Carta Onu. In pratica il ripristino della sovranità. Non si scende nei dettagli e quindi sospese restano la questione della Crimea, come la più urgente, ovvero il riconoscimento delle quattro oblast ucraine che Putin vorrebbe. Ma se Washington ha posto l'accento "sull'apertura" di Zelensky è perché un messaggio lo vuole lanciare.

     

    VOLODYMYR ZELENSKY IN COLLEGAMENTO CON IL G20 DI BALI VOLODYMYR ZELENSKY IN COLLEGAMENTO CON IL G20 DI BALI

    D'altronde fino a poche settimane fa, il presidente ucraino non voleva prendere in considerazione di dialogare «fino a quando Putin era al potere». «Se Putin morisse, la guerra sarebbe finita», ha chiosato ancora ieri il leader di Kiev indicando nel capo del Cremlino il solo responsabile della crisi.

     

    Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale, già una volta ha invitato il presidente di guerra a evitare questa retorica per non apparire agli occhi dell'opinione pubblica occidentale il "signor no" dei negoziati. Al netto del totale sostegno Usa, le richieste di maggiori pressioni su Zelensky aumentano.

     

    jake sullivan jake sullivan

    Un sondaggio diffuso dall'autorevole Chicago Council on Global Affairs registra che il 47% degli statunitensi vorrebbe che gli Usa forzassero Zelensky a un'intesa, in giugno la percentuale era del 38%. Sia Washington sia Mosca sono consapevoli che il conflitto debba chiudersi in modo diplomatico. Stando al capo degli Stati Maggiori Riuniti Mark Milley, «è improbabile che una delle due parti possa vincere sul terreno».

     

    Putin ha cancellato invece la conferenza stampa fiume che tiene ogni anno in dicembre: negli ultimi 21 anni ne ha saltate solo tre. Il G7 si sta preparando comunque a molti scenari. Ieri i Grandi hanno ribadito la condanna della «brutale guerra» di Putin, l'esistenza «di crimini di guerra», il sostegno militare a Kiev, ma hanno anche indicato che la sfida passa per la ricostruzione.

    VOLODYMYR ZELENSKY IN COLLEGAMENTO CON L'ISPI VOLODYMYR ZELENSKY IN COLLEGAMENTO CON L'ISPI

     

    Oggi a Parigi ci sarà la conferenza internazionale, nel gennaio del 2023 i Paesi donatori si incontreranno e in luglio a Londra ci sarà la Ukraine Recovery Conference. Meloni ha sottolineato che «si deve iniziare a pianificare la ricostruzione dell'Ucraina». Le tappe sono scandite. E nel frattempo per spingere Mosca verso il dialogo si tiene il bastone militare e delle sanzioni pronto a colpire.

     

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