Draghi - Federico Palmaroli per Dagospia
DAGOREPORT
E’ la bancarotta di una classe dirigente, è il default di partiti e leader allo sbando. Come Tangentopoli, ma senza tangenti (aggravante dunque). E come nel ’93 deve intervenire un banchiere a salvare l’Italia: stavolta Mario Draghi al posto di Carlo Azeglio Ciampi.
Mattarella Draghi
I numeri, dicono. Ballerini. Chissà se SuperMario ha i numeri in Parlamento. Lo vedremo. Ma qualche numeretto, minaccioso e incazzato, lo ha fornito ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per evitare che il suo fosse solo un appello alla Nazione caduto dall’alto: 4 mesi per formare il governo nel 2013 (120 giorni), 5 mesi nel 2018 (180 giorni). In mezzo alla pandemia!!! E alla campagna vaccinale!!! E al varo del Recovery Plan!! E alla crisi economica che esplode!! Lo schiaffo finale ai grandi sconfitti della ex maggioranza, quelli del Conte ter (già finito sabato scorso) o elezioni subito. Un modo per dire: capisco che siete poco svegli ma almeno a 2 + 2 ci arrivate?
Matteo Bolle
Eccola la compagnia dei #votosubitisti come li chiama Giuliano Ferrara, dei grandi feriti di guerra in questa Caporetto giallorosa: il premier col ciuffo Giuseppi; Ta-Rocco Casalino, le sue veline e i suoi vocali (amo’, tesoro et similia) che non hanno mai aiutato il suo capo a darsi un profilo più alto;
Nicola Zingaretti, il segretario che confonde sempre il dito con la luna (“un doroteo senza la Dc”, lo definisce sprezzante Lorenzo Guerini, cioè uno del Pd); lo stratega Goffredo Bettini che conosce solo lo schema del consociativismo romano sinistra-Gianni Letta-Caltagirone, che è troppo in generale, troppo poco durante una crisi mondiale.
travaglio conte
E che non fosse la persona più indicata a dettare la linea si capì quando qualche mese fa, con il lockdown e il bollettino di guerra, fu l’unico politico sul pianeta cui venne in mente di creare una corrente (un paio di ministri ci cascarono pure). Iniziativa veramente fuori dal mondo.
Infine, ci sono Massimo D’Alema (ma a lui qualche operazioncina è riuscita), Pier Luigi Bersani (che invece non ne ha mai fatta una col buco), insomma la pattuglia degli odiatori di Renzi in calo di lucidità.
dalema bersani
E’ la fine anche di un circo. Quello mediatico che ruota intorno al ‘’Fatto Quotidiano’’, vale a dire intorno a Marco Travaglio. Ossia tutti i talk che pendono dalle sue labbra, quasi più di Conte.
Travaglio non ha risparmiato nessuno, a cominciare da questo disgraziato sito, accusando l’universo di spacciare fake news (nel più buonista dei casi). Al contrario: le bufale erano le sue, i consigli sballati al Principe pure, l’assoluta mancanza di senso della realtà anche. Una lezione di non giornalismo in purezza. Altro che Dagospia.
Lilli Gruber Conte
L’altro sconfitto è Urbanetto Cairo, l’editore intempestivo, che ad aprile 2020 gasava i venditori di spot dicendo che in Italia andava tutto benissimo (mentre morivano 1000 persone al giorno) e che la scorsa settimana, con grande scelta di tempo, ha scommesso sul Conte ter, mettendo La7 e Corriere della Sera a disposizione. Poi uno dice perché non sarà mai l’erede di Berlusconi.
GIUSEPPE CONTE URBANO CAIRO
Povera anche Lilli Gruber, a lutto ieri sera. Rientra in studio dopo aver mandato in diretta il discorso di Mattarella e sintetizza: “Allora, nuove elezioni o un governo tecnico”. Sì, buonanotte. Il capo dello Stato aveva appena scolpito: elezioni nel 2030, forse.
Il gruppone dei pugili suonati è nutritissimo. Non abbiamo parlato dei grillonzi: il M5s, Di Maio, Dibba, Crimi e tutto il cucuzzaro, rischiano l’esplosione e meriterebbero un discorso a parte.
Berlusconi Renzi
I vincitori sono meno interessanti: Renzi, Berlusconi (e il sottovalutato Tajani, preso di mira da Bettini, altra mossa geniale), Giorgetti, mezzo Pd. Hanno buttato giù il bersaglio grosso: Conte. Ma anche loro, da oggi, si muoveranno in terra incognita. Non è che Draghi si mette lì al telefono a parlare con Matteuccio dei guai di Briatore o di dove piazzare certi amichetti.
di maio 5G HUAWEI
A proposito: avviso agli aspiranti ministri maschi (tipo Marco Bentivogli, che via Calenda e Montezemolo, sta puntando lo Sviluppo economico). Il governo di SuperMario, se nasce, sarà quasi tutto al femminile. L’ex capo della Bce ha un debole (solo professionale s’intende) per le donne. Sentimento ampiamente ricambiato dalle collaboratrici che hanno lavorato con lui.