Gerardo Pelosi per il Sole 24 Ore
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La consegna nel Governo era tenere un profilo basso, senza drammatizzare troppo. Ma è un fatto che la brusca retromarcia di ieri della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, secondo cui i coronabond sarebbero solo "uno slogan" non ha fatto certo piacere al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro dell' Economia, Roberto Gualtieri.
Anche se in serata la presidente ha poi corretto il tiro: «in questo momento, la Presidenza non esclude alcuna opzione entro i limiti del Trattato». Come primo passo spiega una nota della Commissione Ue «stiamo lavorando a una piena flessibilità dei fondi esistenti, come i fondi strutturali. Per garantire il recupero, la Commissione proporrà modifiche alla proposta del Mff che consentiranno di affrontare le conseguenze della crisi coronavirus». Anche se «lo spazio fiscale per i nuovi strumenti è limitato».
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A Palazzo Chigi si comprende fin troppo bene come ci sia stato qualcuno a Berlino che ha chiesto alla responsabile dell' esecutivo comunitario di tranquillizzare l' opinione pubblica tedesca dopo che lo Spiegel aveva riferito che la Commissione stava valutando di collocare bond per sostenere misure contro la disoccupazione per gli Stati in crisi.
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Da contatti informali tra Bruxelles e Roma è stato presto chiarito che la presidente intendeva dire che non è la Commissione a doversi occupare del problema ma l' Eurogruppo. Una "norma di linguaggio" che lo stesso Conte ha rispettato nel corso della conferenza stampa di ieri sera: «il compito della proposta - ha spiegato il premier - non è rimesso alla presidente della Commissione. Le proposte le elaborerà l' Eurogruppo. Non abbiamo fatto una proposta alla Commissione, ma all' Eurogruppo per elaborarla. C' è un dibattito in corso».
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Ma c' è soprattutto, ha spiegato Conte, «un appuntamento con la storia e tutti devono essere all' altezza. E io non passerò alla storia per chi non si è battuto: mi batterò sino alla fine per una soluzione europea in un' emergenza che non riguarda alcuni Stati membri ma tutti allo stesso modo». Molto più duro il responsabile dell' Economia Gualtieri secondo il quale «le parole di Von der Leyen» sui Coronabond «sono sbagliate». Per Gualtieri quella indicata nella lettera dei nove capi di Stato europei «è la risposta più adeguata per uno shock simmetrico sull' economia e tutti devono essere all' altezza della sfida, anche la presidente della Commissione europea». Gualtieri ha ricordato che perfino Delors è sceso nuovamente in campo per ricordare le sfide che abbiamo di fronte.
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La presidente von der Leyen il 20 marzo in un' intervista alla radio tedesca Deutschlandfunk, aveva detto che «stiamo guardando a tutti gli strumenti e qualunque aiuto verrà utilizzato» per mitigare le conseguenze economiche dell' epidemia. «E questo vale anche per i coronabond, se aiutano e se sono correttamente strutturati». Ma ieri, in un' intervista all' agenzia di stampa tedesca Dpa, la presidente della Commissione è stata molto più cauta. «Ci sono limiti legali molto chiari - ha detto - non c' è il progetto.
Non stiamo lavorando a questo. Il termine corona bond è attualmente uno slogan.
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Dietro ad essa c' è la questione più grande delle garanzie. E qui le riserve in Germania, ma anche in altri Paesi, sono giustificate». La von der Leyen rispondeva a quanto affermato dallo Spiegel secondo cui la Commissione Ue (come anticipato dal commissario Gentiloni) intende sostenere uno schema di assicurazione per la disoccupazione negli Stati membri in crisi collocando bond propri sul mercato finanziario.
La Dpa scrive che l' Italia e altri Stati membri stanno spingendo in questa direzione, mentre la Germania e altri Paesi si oppongono. «Von der Leyen non si è impegnata in prima persona nel dibattito - osserva la Dpa - e ha rimandato all' Eurogruppo, che dovrà presentare le proposte entro due settimane. Ma ha mostrato comprensione per la posizione della Germania». Per il presidente del Parlamento europeo David Sassoli occorre uno strumento unico in Europa per far fronte all' emergenza. «Ricordiamo però che i Governi non sono l' Europa - ha detto Sassoli - con il senso di sfida dobbiamo accompagnare i nostri Governi verso politiche comuni. Ci sono Governi che resistono ma sono scelte miopi».
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