Melissa Panarello per “La Stampa – Specchio”
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Nelle ingenue fantasie di noi donne e uomini post-moderni, gli antichi, quelli che ancora oggi pensiamo in bianco e nero, con buffi cappellini e gonne troppo ingombranti, facevano sesso solo al buio. Un po' perché l'elettricità non c'era, e questo è un fatto.
Un po' perché la notte copriva la vergogna e, sempre nelle nostre fantasie ingenue, i corpi degli antichi erano distillati di desiderio e allo stesso tempo negazione di quel desiderio, soprattutto se a provarlo erano le femmine, concentrati di vergogna di fronte agli abissi dell'eros. Avevano i mutandoni - qualcuno ricorda "La casa nella prateria"?
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Corpetti che impiegavi secoli a slacciare e tanti, troppi figli stipati nello stesso stanzone dal cui sguardo bisognava per forza sottrarsi, consegnando le cose dell'amore all'oscurità. Ma chi ci dice che di giorno, quando quei bimbi erano lontani, fra una raccolta di olive e una di patate, i coniugi non si dedicassero al sesso alla luce del sole? Lo facevano eccome.
Al buio, si sa, si compiono le imprese più folli, perché la notte è una coperta sotto alla quale tutto può succedere perché nessuno ti vede, ma il guaio è che così non ti vede nemmeno il partner. Così come sicuramente ci saranno stati estrosi contadini dediti al sesso outdoor, di certo ci saranno state timide coppie che sono state sposate per decenni, molti decenni, senza mai conoscere le fattezze fisiche l'uno dell'altra.
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Immaginare un seno, un sedere, un pene, essere ciechi e sentire solo la pelle, l'odore, i sapori e ascoltare sospiri, ha probabilmente contribuito a una maggiore longevità del desiderio coniugale. Perché è chiaro che dove c'è mistero solo l'immaginazione può regnare e grazie all'immaginazione non è mai morto di noia nessuno.
Esibiamo con orgoglio i nostri corpi sin dagli anni 80, spogliandoci ogni giorno di più, regalando le nostre grazie persino a sconosciuti sui social oppure concedendo immagini sconce, più pornografiche che erotiche, nelle chat infuocate fra amanti. Fra il sesso al buio e il sesso alla luce, si è quindi insediata una terza via che è quella del non-sesso alla luce del sole che va oltre la virtualità, perché in questa nuova forma erotica c'è un corpo da vedere, ma non c'è coinvolgimento di altri sensi.
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È così che gli amanti si accontentano di quel che vedono, si procurano piacere da soli e il mittente della foto e del video, quasi sempre di sesso femminile, rimane a bocca asciutta, e forse pure raffreddata. Si vede tutto, ma non si fa niente, al contrario di quando non si vedeva niente ma si faceva di tutto. Ma chi ancora pratica il sesso dal vivo, sa benissimo che la scelta della luce spenta e accesa dipende da fattori che non sempre, anzi quasi mai, sono dettate da una preferenza, ma da una necessità.
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È così che coppie prima allegrissime che preferivano guardarsi e bramarsi alla luce del sole, amandosi nei primi momenti del mattino o subito dopo il pranzo, possono ripiegare verso il sesso notturno perché è l'unico momento in cui i figli dormono; oppure, coppie amanti della notte che possono invece solo farlo di giorno perché praticano il co-sleeping con i figli e approfittano delle ore in cui quelli vanno a scuola. Secondo uno studio, inoltre, le cose dell'amore si preferisce farle di notte perché il piacere dilata le pupille e la luce può disturbare gli amanti, ma questo è un vezzo che può permettersi chi ha del tempo a disposizione perché, a un certo punto della vita di tutti, è fuor di dubbio che il sesso si fa quando si può e non quando si vuole. -
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