Da gazzetta.it
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Una rivelazione shock, una confessione che ha lasciato a bocca aperta tutto il mondo dell'atletica, e non solo. Mo Farah, olimpionico sui 5000 e 10.000, non è arrivato nel Regno Unito dalla Somalia coi genitori come rifugiato, come aveva sempre detto, ma illegalmente dal Gibuti, costretto a lavorare come domestico a soli 9 anni. E' stato lo stesso campione a rivelarlo alla Bbc, aggiungendo che gli è stato dato il nome di Mohamed Farah dalle persone che lo hanno trasferito da Gibuti. Il suo vero nome è Hussein Abdi Kahin.
Il mezzofondista ha raccontato di essere stato portato in aereo dal Paese dell'Africa orientale da una donna che non aveva mai incontrato e poi costretto a prendersi cura dei figli di un'altra famiglia. In un documentario della Bbbc e dei Red Bull Studios ha dichiarato che i suoi genitori non sono mai stati nel Regno Unito. Sua madre e due fratelli vivono nella loro fattoria di famiglia in Somalia e il padre, Abdi, è stato ucciso.
MO FARAH E LA MAMMA
DOCUMENTI FALSI— L'atleta ha raccontato che aveva circa otto o nove anni quando è stato portato via da casa per stare con la famiglia a Gibuti. È stato poi portato in aereo nel Regno Unito da una donna che non aveva mai incontrato e con cui non era imparentato, che gli disse che sarebbe stato portato in Europa per vivere lì con i parenti. La donna aveva con sé documenti di viaggio falsi che mostravano la sua foto accanto al nome Mohamed Farah.
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Quando sono arrivati nel Regno Unito, ha proseguito Farah, la donna lo ha portato nel suo appartamento a Hounslow, a Ovest di Londra, e ha preso un pezzo di carta con i dettagli di contatto dei suoi parenti. "Proprio davanti a me, l'ha strappato e messo nel cestino. In quel momento ho capito di essere nei guai", ha spiegato il campione olimpico. Da quel momento è stato costretto a fare lavori domestici, con la donna che lo minacciava: "Se mai vuoi rivedere la tua famiglia, non dire niente". Qualche anno dopo, Farah rivelò a un suo insegnante di educazione fisica, Alan Watkinson, la sua vera identità, gli raccontò del suo passato e della famiglia per cui era costretto a lavorare. L'uomo contattò i servizi sociali, aiutando il futuro campione ad essere affidato a un'altra famiglia somala.
MO FARAH 45 MO FARAH E I SUOI FRATELLI
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