Luca De Vito per www.repubblica.it
imane fadil al processo ruby del tribunale di milano
Imane Fadil, una delle giovani donne diventata testimone nel processo Ruby Ter sulle cosiddette cene eleganti ad Arcore è morta a Milano. Era in ospedale, ricoverata da un mese: sarebbe morta il primo marzo, ma la notizia è trapelata soltanto oggi. La procura di Milano ha aperto un'inchiesta sulla sua morte, che è avvenuta dopo lunghe sofferenze. Al momento non si esclude alcuna ipotesi ma, visto che la stessa ragazza aveva raccontato al suo avvocato di temere di essere stata avvelenata, la procura conferma: "Stiamo lavorando anche su questa ipotesi".
A gennaio scorso Fadil, con le altre due testimoni Ambra Battilana e Chiara Danese era stata esclusa dal tribunale dalle parti civili. Stava scrivendo un libro: la procura ha acquisito le bozze per capire cosa ci sia scritto.
imane fadil
IL PAZZESCO J'ACCUSE DELLA MODELLA MAROCCHINA IMANE FADIL CHE NEL 2011, AVEVA 25 ANNI, PARTECIPÒ A BEN OTTO "CENE ELEGANTI" A CASA DI SILVIO BERLUSCONI, ALLORA PREMIER - ''AD ARCORE ACCADEVANO OSCENITÀ CONTINUE. C'ERANO TUTTE QUESTE RAGAZZE NUDE CHE BALLAVANO: UNA, SVACCATA PER TERRA, CON SOLO IL PERIZOMA ADDOSSO, SI AGITAVA IN MODO DISPERATO FISSANDOMI. CON GLI OCCHI SEMBRAVA DIRMI "NON GIUDICARMI, AIUTAMI!"''
Luca Sommi per il Fatto Quotidiano
IMANE FADIL AL PROCESSO RUBY DEL TRIBUNALE DI MILANO
Imane Fadil, modella di origine marocchina, nel 2011 aveva poco più di 25 anni quando venne invitata per la prima volta ad Arcore, a casa di Berlusconi, allora presidente del Consiglio. Partecipò a ben otto "cene eleganti" e durante alcune di queste, a suo dire, vide di tutto: ragazze disponibili, spogliarelli, palpeggiamenti, vide insomma in che cosa consisteva il Bunga Bunga.
Dopo l' ennesima cena alzò i tacchi e se ne andò. E qualche tempo dopo si presentò in Procura per raccontare tutto quello che aveva visto, con tanto di nomi e cognomi. Risultato?
Fotografi, interviste, titoli sui giornali, querele. Oggi Imane ha 33 anni, si è costituita parte civile nel processo "Ruby bis" e "Ruby ter". Sta per finire un libro nel quale racconterà tutto ciò che sa.
Oggi, dopo qualche anno, come ricorda tutta quella vicenda?
È stata una cosa devastante, impossibile descriverla.
All' inizio ero sola contro tutti, nessuno credeva alla mia versione.
Cosa pensavano tutti?
Che io avessi raccontato quelle cose solo perché non avevo ottenuto soldi e successo. Ma non era così, poi è emerso.
E com' era? Io andavo ad Arcore perché speravo bastasse entrare in quel giro per ottenere un lavoro. Solo dopo ho capito. E ho parlato.
È stata diffamata in quel periodo?
Sì, da tutti. Il primo è stato Emilio Fede. Però poi l' ho querelato e in primo grado l' hanno condannato, ora c' è l' appello. Anche lui mi ha querelata, ma la sua è stata archiviata. Quindi io ho detto il vero, lui no.
Torniamo alla sua vita dopo che ha raccontato il Bunga Bunga.
Non riuscivo neanche a uscire di casa, mi è stata fatta terra bruciata intorno: la gente pensava fossi una prostituta, ho perso gli amici e quei pochi lavoretti che avevo, come fare l' hostess. Ho vissuto un periodo di forte depressione, piangevo sempre, ho anche perso i capelli a causa del forte stress.
Come si è curata?
Con un po' di tranquillanti, non riuscivo più a dormire.
Lei di quelle cene ha raccontato cose forti
Sì, le cose che ho raccontato, il Bunga Bunga, Emilio Fede, la Minetti, le ragazze nude che ballavano, è tutta la verità.
Il ricordo più brutto?
Ricordo bene l' ultima sera che sono andata là, c' erano tutte queste ragazze nude che ballavano: una di queste, svaccata per terra, con solo il perizoma addosso, si agitava in modo disperato fissandomi. Con gli occhi sembra dirmi "non giudicarmi, aiutami!". Come un grido, un ricordo terrificante.
Lei ha mai visto scene di sesso esplicito?
No, quelle non accadevano lì.
E chi le ha detto che accadessero?
Beh, l' ultima sera viene da me una ragazza e mi dice: guarda che per ottenere qualcosa devi fare qualcosa in più. E lì ho capito tutto. Fino a quel momento speravo non mi venisse mai chiesta una cosa del genere.
Ora sta scrivendo un libro: perché?
Perché voglio raccontare tutto. La cosa non si limita a un uomo potente che aveva delle ragazze. C' è molto di più in questa storia, cose molto più gravi.
Spieghi.
Non è facile da raccontare, è la prima volta che lo faccio, però è giunto il momento.
Prego.
Questo signore fa parte di una setta che invoca il demonio. Sì lo so che sto dicendo una cosa forte, ma è così. E non lo so solo io, lo sanno tanti altri.
Sanno cosa?
Che in quella casa accadevano oscenità continue. Una sorta di setta, fatta di sole donne, decine e decine di femmine complici.
Parla perché ha visto dei riti particolari?
Diciamo che ho molti indizi. In quella saletta dove si faceva il Bunga Bunga c' era uno stanzino con degli abiti, tutti uguali, come delle tuniche, circa venti o trenta: a cosa servivano? E poi c' era un' altra stanzetta sotterranea con una piscina, con a fianco un' altra saletta, totalmente buia, senza nessuna luce. Una piscina sotterranea e una stanza senza luci? Perché?
Indizi deboli, potrebbe essere una zona relax. Sta di fatto che lei non ha visto riti satanici o cose del genere?
Senta, io ho visto di peggio. Cose difficili da raccontare in poche parole.
Ci provi.
Ho visto presenze strane, sinistre. Io sono sensitiva fin da bambina: da parte di mio padre discendo da una persona che è stata santificata e le dico che in quella casa ci sono presenze inquietanti. Là dentro c' è il Male, io l'ho visto, c'è Lucifero.
Lo sa che raccontando cose di questo tipo potrebbe essere presa per pazza?
Certo che lo so, ma non mi importa niente di cosa dirà la gente. Non l' ho mai raccontato perché non avevo prove, mentre ora le ho, inequivocabili.
Ha le prove? Ce le mostri.
No, non ancora, lo farò più avanti. Ma non manca molto, devo solo finire questo libro. E poi il mondo saprà.
LE ACCUSE DI IMANE FADIL AL PROCESSO
Paolo Colonnello per ''la Stampa'' del 17 aprile 2012
IMANE FADIL jpeg
Bastano le parole di Imane Fadil, la ventisettenne marocchina invitata da Lele Mora ed Emilio Fede alle feste dell’ex presidente del Consiglio, e ora parte lesa nel processo contro gli stessi, per capire qual era l’andazzo: «Iris Berardi una volta si travestì da Ronaldinho, si mise perfino la sua maschera e poi iniziò una lap dance...». Oppure i racconti di Melania Tumini, un tipo tutto acqua e sapone, due lauree e un ricordo imbarazzante: quello della sera di settembre in cui venne portata dall’amica Nicole Minetti a Villa San Martino: «Pensavo che potesse essere un’occasione per conoscere una persona importante come Silvio Berlusconi. Invece...».
Invece, come riassunse efficacemente al telefono Nicole, fu ''la disperacion più total''. «Trenini, ragazze che mostravano chi il sedere chi il seno. Poi Berlusconi propose di scendere in questa sala che chiamavano ''bunga bunga''... Alcune ragazze si cambiarono d’abito: chi da poliziotta, da infermiera, una da coccinella. Nicole si travestì da uomo...» Le mazzate più pesanti arrivano da Imane Fadil, chiaramente determinata a vendicarsi di tutte le promesse mancate del Cavaliere: il posto a Milan Channel, la carriera da soubrette, i soldi. «La prima volta me ne andai un po’ perplessa...».
IMANE FADIL AL TRIBUNALE DI MILANO
La descrizione di Imane del ''bunga bunga'' è dettagliata, fin troppo: «C’erano la signora Minetti e la signora Faggioli vestite con tunica nera, copricapo bianco e croce sul seno. Iniziarono a dimenarsi attorno a un palo, a ballare tipo ''sister act''... Poi si tolsero i vestiti e rimasero in biancheria intima e reggicalze continuando a dimenarsi... io mi sentii a disagio. Notai che c’era anche la signora Lisandra Silva che ballava con una gonna molto corta e senza mutande... Chiesi di andarmene».
Berlusconi, racconta la teste, vedendola così imbarazzata fermò tutto e la portò a fare un giro di villa San Martino. «Alla fine mi fece entrare in un suo ufficio con grande biblioteca piena di regali per ospiti. Mi diede un orologio con stemma Milan, degli orecchini... e, disse, non offenderti ma so che voi donne avete sempre bisogno... Così mi diede una busta con dentro quattro pezzi da 500 euro poi me ne andai. La Minetti, la Faggioli e la Lisandra invece decisero di fermarsi».
IMANE FADIL AL TRIBUNALE DI MILANO
Imane però, tornò altre volte: «Ero disperata, avevo poco lavoro e volevo fare qualcosa di meglio. Andare da Berlusconi era un’opportunità per me...». Ci pensò Fede ad invitarla chiamandola nel maggio 2010 mentre la modella stava facendo un servizio fotografico a Montecarlo: «Molla tutto e vieni ad Arcore....». «Alla sera ero già alla cena». E di nuovo ragazze scatenate, balli, lap dance. C’era anche Katarina, la ''fidanzata'' montenegrina di Berlusconi: «Una completamente fuori di testa, che in pratica viveva lì».
IMANE FADIL ESCE DAL TRIBUNALE DI MILANO
In altra occasione, durante una serata nella villa al lago di Berlusconi, Imane Fadil racconta di aver ricevuto una confidenza da Barbara Faggioli: «Mi disse che una ragazza araba minorenne (Ruby) era stata fermata dalla polizia e il premier era dovuto intervenire. Inoltre che questa ragazza aveva dei filmati che avrebbero potuto mettere nei guai Berlusconi e tutte loro. Insomma, poteva vendicarsi perché era stata allontanata in quanto minorenne...».
IMANE FADIL ARRIVA AL TRIBUNALE DI MILANO
Imane Fadil conclude l’interrogatorio con un colpo di scena su cui la procura decide in battuta di aprire un’ indagine. Signora, chiede il pm, lei ha mai ricevuto pressioni? La giovane esita, poi spara: ''La primavera dello scorso anno, mentre tornavo a casa unuomo mi ha avvicinato. Era sui 45 anni, biondo, occhi azzurri, aveva un nome non italiano. Mi consegnò un Nokia antico con dentro la scheda di una persona che non c’è più e mi disse che mi avrebbe chiamato lì per evitare intercettazioni... mi chiamò almeno cinque volte per dirmi prendi un taxi e vai là che devi parlare...''. ''Là'' dove? Chiede il pm. ''Ma è chiaro, per me era chiaro: era inteso Arcore. Io però non andai, avevo paura...''.