adam rich
Matteo Legnani per “Libero quotidiano”
Fama, un mucchio di soldi e un'età troppo precoce per gestire le due cose in modo adeguato. L'elenco di baby-star hollywoodiane finite in disgrazia e precocemente scomparse è lunghissimo. Domenica sera, i media americani hanno dato la notizia della morte di Adam Rich. «Di chi?» si chiederanno in molti.
Adam Rich, tra il 1977 e il 1981 e per un totale di 112 episodi tv, era stato Nicholas, il più piccolo degli otto fratelli de La famiglia Bradford, la serie cult andata in onda per cinque stagioni sul canale Abc: caschetto biondo, paffutello, lentiggini, nasino all'insù, era lo stereotipo del ragazzino americano, bello e in salute.
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Il "fratellino d'America", come veniva soprannominato, era irriconoscibile nelle foto apparse a corredo della notizia della sua scomparsa, quelle di un 54enne dal volto tirato e magro, i capelli grigi, lo sguardo stanco. Le cause del decesso, avvenuto nella sua casa di Los Angeles, non sono state rese note dall'ufficio del coroner della contea. Rich non aveva né moglie né figli e a comunicare la notizia ai media è stato il suo agente, Danny Deraney. Dopo lo stop della serie nel 1981, Rich era apparso come guest star in alcuni episodi di altri celebri telefilm di quegli anni, tra cui Love Boat, Chips, L'uomo da 6 milioni di dollari, Baywatch.
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Poi lo show business lo dimenticò e iniziarono i problemi: a 17 anni, nel 1986, lasciò la scuola superiore. Tre anni più tardi andò vicino alla morte inseguito a una overdose di valium. Un rapporto, quello con le droghe, che lo avrebbe portato per tre volte in riabilitazione nel corso degli anni successivi. Nel 1990, sorpreso a guidare in stato di ubriachezza dopo CH aver quasi investito alcuni pedoni, finì in libertà vigilata per cinque mesi, al termine dei quali venne arrestato in seguito alla tentata rapina in una farmacia a West Hollywood.
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Il suo 'papà' ne La Famiglia Bradford, l'attore Dick Van Patten, lo fece uscire pagandogli la cauzione. Ma Rich, in galera, ci tornò ancora una volta nel 2002, questa volta per guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Quello di Adam Rich è solo l'ultimo nome in una lunga lista di giovanissime celebrità del cinema e della tv americane cadute vittima di alcol e droghe.
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Il caso più celebre resta quello di Macaulay Culkin, il ragazzino protagonista nel 1990 di Mamma ho perso l'aereo. Oltre al sequel del '93, negli anni successivi Culkin interpretò un'altra mezza dozzina di film e a 14 anni il suo patrimonio personale venne calcolato in quasi 25 milioni di dollari. Il 1994 fu l'anno del suo precoce declino: film di scarso successo, la scoperta che il padre aveva sperperato gran parte del suo patrimonio, la lite tra i genitori per il suo affidamento lo spinsero ad allontanarsi dalle scene per quasi 10 anni.
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Quando vi tornò nel 2003, venne arrestato per possesso di droga, reato che lo portò nuovamente dietro le sbarre l'anno successivo. River Phoenix aveva alle spalle anni di droghe e alcol quando morì di overdose sul marciapiede di un locale di Los Angeles a 24 anni nel 1994. La sua fama esplose nel 1986 con Stand By Me, pellicola nella quale aveva recitato con il 15enne Corey Feldman. Famosissimo dall'anno precedente come protagonista de I Goonies, Feldman di fatto sparì dalle scene dopo quei due film in seguito alla dipendenza dagli stupefacenti.
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Una vera ecatombe è stata quella che ha riguardato i protagonisti del primo telefilm per ragazzi apparso sulla tv italiana, "Il mio amico Arnold". Il protagonista Gary Coleman partecipò solamente a qualche episodio di altre serie tv dopo la chiusura del suo show nel 1986. Nella vita fece la guardia privata e fu arrestato due volte: nel 2008 per aver investito una persona in un parcheggio e nel 2009 per presunte violenze domestiche.
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L'anno successivo, durante uno show televisivo volto a riabilitarlo di fronte al pubblico, diede in escandescenze nei confronti di conduttori e giornalisti e abbandonò la scena tra la costernazione generale. Morì pochi mesi dopo, all'età di soli 42 anni, a seguito di una caduta in casa. Suo fratello Willis in "Arnold", l'attore Todd Bridges, ha rischiato di morire per overdose di crack ed è finito più volte in carcere per possesso di droga e anche per tentato omicidio.
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Alla "sorella" Kimberly è andata anche peggio: dopo Arnold posò nuda su Playboy e altre riviste, recitò in pellicole softcore, fu arrestata per rapina a mano armata e nel 1999 fu trovata morta dentro una roulotte per una overdose di tranquillanti. «L'unica star che sia stata capace di gestire fin da giovanissima una vita di celluloide è Elizabeth Taylor. Perché quella che noi tanto invidiamo, è una esistenza tremenda, fatta di uno stress insopportabile che necessita di compensazioni, di uno "sballo" che sia l'alcol, la droga, il sesso» spiega lo psicologo Paolo Crepet.
«Laddove invece la "fiera delle vanità" viene meno, c'è una umanissima e comprensibile difficoltà di "processare", ossia di accettare una vita più normale, senza la "droga" dell'adrenalina. Che porta a sua volta alla ricerca di compensazioni o a comportamenti socialmente perturbanti o distruttivi».
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