ULDERICO ESPOSITO
È morto in ospedale, dopo un mese di agonia, Ulderico Esposito, il tabaccaio di 52 anni colpito con un pugno il 9 giugno da un nigeriano all’interno della stazione della metropolitana di Chaiano. Era residente nel comune di Mugnano, ma nella metro alla immediata periferia di Napoli aveva un negozio, davanti al quale aveva già avuto diverbi col migrante, allontanato più volte. Poi l’ultima lite e il pugno che l’ha buttato a terra, che gli è stato fatale.
Esposito è morto all’ospedale Cardarelli, dopo un lungo ricovero per la grave emorragia cerebrale. Le sue condizioni erano apparse subito critiche. Decine di messaggi di cordoglio sono stati postati sulle pagine social da amici, familiari e rappresentanti istituzionali del comune di Mugnano.
NAPOLI - IL TABACCAIO ULDERICO ESPOSITO
2 - NAPOLI, LA MOGLIE DEL TABACCAIO COLPITO DA UN IMMIGRATO: "MIO MARITO GRAVE IN OSPEDALE E CI CHIAMAVANO RAZZISTI"
Estratto dell’articolo di Stella Cervasio per www.repubblica.it del 15 giugno 2019
Daniela Manzi torna con una delle figlie dall'ospedale Cardarelli, dove il sindaco Luigi de Magistris e l'assessore Alessandra Clemente sono passati a salutare lei e la sua famiglia. Le avevano detto che finalmente, sei giorni dopo la barbara aggressione che l'ha ridotto in fin di vita, avrebbe rivisto il marito. […]
[…] Da quanto tempo era lì l'aggressore?
LA MORTE DI ULDERICO ESPOSITO
"Da tre anni e aveva sempre infastidito le persone chiedendo il resto ricevuto dopo aver comprato le sigarette o altro nella nostra tabaccheria. Dalle 7 mattina alle 20,30 di sera. Salutava, augurava buona fortuna ma era molto insistente. Se non gli davano quello che chiedeva li insultava con parolacce. Arrivati qui imparano subito le cose più brutte di Napoli...".
E voi vi siete opposti?
"Nel punto vendita lavoriamo in quattro con i miei due figli. Ci arrabbiavamo a turno, mio marito e io, gli dicevamo "vai a lavorare". Ma lui diceva: "Ma io lavoro già". Aveva detto di chiamarsi Joseph e invece si chiama Alfred e di avere 23 anni, invece ne ha 36. Fino a pochi mesi fa gli parlavo, ci ragionavo, gli dicevo "perché non ti metti fuori per favore?". Ma lui si spostava solo quando qualche agente di stazione o vigilante scrupoloso lo invitava a farlo, ma la maggior parte degli agenti lo lasciava stare lì. Io ho chiamato la dirigenza dell'Anm, ma rispondevano che dovevo dirlo alla vigilanza. Quante volte gliel'ho detto! […]".
ULDERICO ESPOSITO
Avevate chiamato le forze dell'ordine?
"Ma nessuno l'ha allontanato sul serio. […] Due mesi fa lui e un altro vendevano i biglietti fuori dalla metro per un euro (mentre costa un euro e dieci). Dove li avessero presi, falsi, rubati, non lo so. Vennero i carabinieri. Io avevo chiamato la vigilanza, che ha telefonato al 112".
E sabato scorso c'è stata una lite?
"No. Chiudemmo la tabaccheria alle 20,30, mentre uscivamo stavamo progettando come passare la serata, quando quell'uomo si è avvicinato gridando a mio marito: "Tabaccà, omm'' e m...". Ho sentito Ulderico rispondergli "Ma che c...dici?" e quello gli ha sferrato un pugno sulla bocca. È caduto con la testa a terra. A 10 anni fu operato per un tumore al nervo ottico, ha battuto proprio all'altezza di quella vecchia cicatrice e ha avuto un'emorragia cerebrale. L'hanno operato nella notte".
ULDERICO ESPOSITO
È vero che avevate affisso un cartello nella stazione che raccomandava di non dare soldi all'immigrato?
"Il mese scorso, ma fui subito richiamata dai vertici dell'Anm per razzismo. Spiegai che il razzismo non c'entrava. Scrivemmo "non fate l'elemosina a chi guadagna circa 60 euro, pari all'introito di un operaio specializzato". Ma siamo stati fraintesi da persone con falsi istinti buonisti. E la gente che prendeva la metro l'ha capito, ci ha detto "bravi". […]".
[…] Si riconosce nelle accuse di razzismo?
"Penso che neanche Salvini sia razzista, noi siamo contro chi ci fa del male, anche se fosse un napoletano: quanti delinquono anche tra noi, infatti. A delle persone di colore venute l'anno scorso ho offerto caffè, pizzette, panini. Ce n'era uno, Toby, che mi chiamava "mammà", e a mio marito diceva "papà". Anche loro chiedevano l'elemosina, ma senza aggredire nessuno. Negli occhi di quello che ha ridotto in fin di vita mio marito c'era solo sfida".