1. CSM, ACCORDO SULLA RIFORMA - SALVINI: LEGNINI MI AIZZÒ I PM
Emilio Pucci per “il Messaggero”
GIOVANNI LEGNINI LUCA PALAMARA
«Sono aperto a tutti i contributi che possono servire per evitare la degenerazione del correntismo». Il Guardasigilli Bonafede ha esordito così nel nuovo vertice sulla giustizia (un'altra riunione ci sarà mercoledì prossimo) con gli sherpa rosso-gialli. L'accordo in maggioranza sulla riforma del Csm è sul testo già presentato in epoca pre-coronavirus e prevede l'elezione dei componenti attraverso collegi uninominali con ballottaggi (ma su questo punto si è lasciata una porta aperta). Ma anche per reagire al caso Palamara, cercando di preservare allo stesso tempo l'autonomia delle toghe, sono stati apportati una serie di correttivi ai quali hanno concorso tutti i partiti, dal Pd a Leu, da M5s a Iv, e sui quali si cercherà la sponda dell'opposizione.
luca palamara
PIÙ TRASPARENZA
Più trasparenza e meno discrezionalità, più meritocrazia e meno logiche correntizie: ecco la direzione a cui punta l'esecutivo. Innanzitutto arrivano paletti più stringenti per i magistrati che vogliono fare carriera. È stata rafforzata la partecipazione degli avvocati nei consigli giudiziari che fanno le valutazioni sugli avanzamenti delle toghe. Tra gli indicatori torna il criterio dell'anzianità affiancato a quello della competenza. Si rafforza la sezione disciplinare del Csm i cui componenti dovranno dedicarsi solo alle sanzioni, non alle nomine.
roberta pinotti giovanni legnini
Previsto un freno alle cosiddette nomine a pacchetto. Nuove condizioni anche per i membri laici (da 8 a 10) dell'organismo di autogoverno della magistratura, non solo per i togati (che passano da 16 a 20). Verranno limitati i passaggi dal ruolo requirente al ruolo giudicante (al massimo potranno essere due e non più quattro) in modo da arrivare non ad una separazione delle carriere (l'Aula della Camera discuterà il 29 giugno del testo di iniziativa spinto dall'azzurro Costa che auspica il soccorso di Iv) ma delle funzioni.
Dovranno passare 4 anni e non più due per le promozioni nei ruoli apicali (la misura non è prevista per il presidente di Cassazione e per il procuratore generale). Infine i dem hanno proposto la parità di genere nel meccanismo di elezione dei membri del Csm (due preferenze di cui una dell'altro genere). Infine le toghe che vogliono entrare in politica non potranno più tornare indietro.
luca palamara nicola zingaretti
Ora il pacchetto di norme sarà sul tavolo di Conte nel Cdm del prossimo venerdì. Tuttavia se al ministero della Giustizia sul testo continua il confronto sereno tra i rappresentanti della maggioranza, è in Parlamento che si registrano nuove divisioni nel fronte rosso-giallo. Soprattutto dopo l'attacco nei confronti del vice presidente del Csm Ermini da parte del Movimento 5 stelle.
salvini diciotti 5
LA RICHIESTA
«Valuti l'opportunità di lasciare il suo incarico», la richiesta nell'Aula del Senato del pentastellato Di Nicola. Un affondo che ha sorpreso e non poco gli alleati dei grillini che non nascondono il proprio malessere anche verso Legnini, già vice presidente del Csm e ora commissario straordinario del governo per la ricostruzione del terremoto nel centro Italia. La battaglia contro Legnini, reo di aver aizzato i pm contro l'allora ministro dell'Interno Salvini, è portata avanti dalla Lega.
maria elena boschi giovanni legnini
Il leader del partito di via Bellerio, puntando il dito sullo scambio di chat tra Legnini («Il mio fu un intervento doveroso a tutela dell'indipendenza della magistratura», questa la sua difesa) e il pm romano Palamara due anni fa sulla vicenda della Nave Diciotti, si appella al Capo dello Stato Mattarella, perché - spiega il Capitano - «è in gioco la credibilità dell'intera magistratura». I lumbard e Fratelli d'Italia sono tornati in pressing sul presidente della Repubblica affinché azzeri il Csm. E sulla questione morale delle toghe hanno la sponda anche di una parte del Movimento 5 stelle che non ha ancora digerito il caso delle scarcerazioni dei boss.
2. L'ARTICOLO CHE RIVELAVA LE CHAT DI LEGNINI:
IL PD ORDINA AI GIUDICI: «ATTACCATE SALVINI» IL GIORNO DOPO ARRIVA LA LEVATA DI SCUDI
giovanni legnini alfonso bonafede
Simone Di Meo per ''la Verità''
La chat, pubblicata dal nostro giornale, tra Luca Palamara e Paolo Auriemma su Matteo Salvini e i migranti («Ha ragione... ma ora bisogna attaccarlo») non fu la suggestione di un attimo. La Verità è in grado di rivelare che, in quei giorni caldi, era stata programmata una campagna stampa che avrebbe dovuto colpire l' allora ministro dell' Interno sul tema scottante dello sbarco della nave Diciotti a Catania. E a orchestrarla sarebbe stato il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, quel Giovanni Legnini sottosegretario di due governi a guida Pd.
È la sera del 24 agosto 2018, e Legnini scrive questo messaggio al consigliere Palamara: «Luca, domani dobbiamo dire qualcosa sulla nota vicenda della nave. So che non ti sei sentito con Valerio (il consigliere del Csm in quota Area, Valerio Fracassi, ndr). Ai (Autonomia e indipendenza, ndr) ha già fatto un comunicato, Area (la corrente di sinistra delle toghe, ndr) è d' accordo a prendere un' iniziativa Galoppi idem (il consigliere del Csm Claudio Galoppi, ndr). Senti loro e fammi sapere domattina».
SALVINI DICIOTTI (1)
Palamara risponde: «Ok, anche io sono pronto. Ti chiamo più tardi e ti aggiorno». Legnini insiste: «Sì, ma domattina dovete produrre una nota, qualcosa insomma». Esattamente un minuto dopo, il pm sott' inchiesta a Perugia per una presunta corruzione scrive a Fracassi: «Hai parlato con Gio (Giovanni Legnini, ndr)?...che dici, che vogliamo fare?». I due si danno appuntamento all' indomani.
A metà mattinata, sul cellulare di Palamara arriva questo Whatsapp: «Dobbiamo sbrigarci! Ho già preparato una bozza di richiesta. Prima di parlarne agli altri concordiamola noi». Parte il giro di consultazioni per l' approvazione della bozza. Palamara e Fracassi concordano anche di apporre le firme «in ordine alfabetico». Tra i consiglieri da coinvolgere, manca Maria Rosaria San Giorgio.
MATTEO SALVINI SI EMOZIONA DOPO IL VOTO CHE LO SALVA SUL CASO DICIOTTI
Palamara è però deciso a licenziare subito la nota, e consiglia a Fracassi di muoversi: «Non mi risponde, vai avanti». Nel pomeriggio del 25 agosto agenzie di stampa e giornali online, primo tra tutti Repubblica, battono la notizia che quattro consiglieri di Palazzo dei Marescialli (Valerio Fracassi, Claudio Galoppi, Aldo Morgigni e Palamara, appunto) chiedono che il caso migranti sia inserito all' ordine del giorno del primo plenum del Csm.
«Le vicende relative al trattenimento a bordo della nave Diciotti hanno fatto registrare interventi di esponenti del mondo politico e delle istituzioni, anche in relazione agli accertamenti giurisdizionali in corso. La verifica del rispetto delle norme è doverosa nell' interesse delle istituzioni», scrivono nel documento.
«Gli interventi a cui abbiamo assistito, per provenienza, toni e contenuti rischiano di incidere negativamente sul regolare esercizio degli accertamenti in corso. Riteniamo che sia necessario un intervento del Csm per tutelare l' indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle attività di indagine». Immediatamente, Legnini li accontenta dichiarando in un successivo comunicato che l' istanza sarà trattata nel primo comitato di presidenza perché la condivide nel merito. E aggiungendo: «Il nostro obiettivo è esclusivamente quello di garantire l' indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle indagini e di ogni attività giudiziaria, senza invadere il campo di valutazioni e decisioni che spettano al potere esecutivo e a quello giudiziario».
L' invasione di campo, invece, c' è ed è impossibile non notarla: Legnini è stato sottosegretario all' Economia nel governo Renzi e ancor prima sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Enrico Letta premier. Quando gestiva la delega all' editoria e intratteneva rapporti con tutto il bel mondo della stampa progressista. Relazioni che gli torneranno utili proprio per cercare di «orientare» a favore di Palamara gli articoli del quotidiano Repubblica sull' inchiesta di Perugia («Ho rapporti al massimo livello ma dimmi tu riflettici un attimo se vuoi se no fallo tu direttamente va bene lo stesso», dice in un' intercettazione).
David Ermini
Dalla poltrona apparentemente neutrale di vicepresidente del Csm, l' attuale commissario per la ricostruzione in Abruzzo ha quindi bersagliato con l' artiglieria pesante un avversario politico già in difficoltà per l' apertura di un fascicolo ad Agrigento per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d' ufficio, e lo ha fatto servendosi di magistrati vicini al centrosinistra. Un accerchiamento che, come abbiamo raccontato, non convince alla fine nemmeno le stesse toghe se il procuratore di Viterbo, Paolo Auriemma, proprio la sera del 25 agosto scrive a Palamara: «Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il ministro dell' Interno interviene perché questo non avvenga.
E non capisco cosa c' entri la Procura di Agrigento. Questo dal punto di vista tecnico al di là del lato politico. Tienilo per te, ma sbaglio?». Rincarando subito dopo: «Comunque è una cazzata atroce attaccarlo adesso perché tutti la pensano come lui, tutti... E tutti pensano che ha fatto benissimo a bloccare i migranti che avrebbero dovuto portare di nuovo da dove erano partiti...». Il magistrato laziale aggiunge infine: «Per altro ha ragione Fuzio (l' ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, indagato per rivelazione di segreto a Perugia, ndr). Se la frase è esclusivamente questa dove sono le interferenze?». Palamara è però irremovibile: bisogna comunque «attaccare» il leader del Carroccio. E allora, il suo interlocutore sbotta: «Indagato per non aver permesso l' ingresso a soggetti invasori. Siamo indifendibili. Indifendibili».