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    E ORA CHI GLIELO DICE AI TWITTAROLI DISPERATI? - LONDRA NON RINUNCERÀ ALL'ERASMUS. IL SOTTOSEGRETARIO ALL'ISTRUZIONE SPIEGA CHE DOPO LA BREXIT SI RINEGOZIERÀ L'ACCORDO ESATTAMENTE COME TUTTI GLI ALTRI - DITE A QUELLI CHE RICORDAVANO COMMOSSI LE LORO ESPERIENZE (LEGGI: RIMORCHI) CHE ERASMUS DA SEMPRE VUOL DIRE ANCHE STUDENTI EXTRACOMUNITARI CON LE STESSE IDENTICHE POSSIBILITÀ


     
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    DAGONOTA - Mentre ieri il 99% di coloro che nella vita hanno varcato il confine nazionale correva sui social a piangere l'uscita del Regno Unito dall'Erasmus, come scusa per ricordare le proprie esperienze (leggi: scopate), nessuno che ricordasse un dato molto semplice. L'Erasmus è una convenzione comunitaria che semplifica le procedure di scambio tra università, ma questi sono possibili (anzi numerosissimi) con atenei di tutto il mondo.

    ERASMUS ERASMUS

     

    Chiunque abbia fatto l'Erasmus ha conosciuto studenti di Argentina, Stati Uniti, Canada, Russia, Australia, ultimamente anche Cina e India, che grazie ad accordi bilaterali hanno fatto la stessa identica esperienza, con esami riconosciuti, agevolazioni e accesso ai servizi dei campus. E chi, pur venendo da un paese dell'Unione Europea, ha faticato a vedere certi esami riconosciuti una volta tornato in patria, sa bene quanto sia discrezionale e teorica la garanzia di ''equipollenza'' (termine horror) tra corsi universitari…

     

     

    Cristin Cappelletti per www.open.online

     

    Londra non rinuncerà all’Erasmus. A rassicurare gli studenti inglesi è il sottosegretario all’Istruzione e università, Chris Skidmore, in risposta alle polemiche scoppiate dopo la bocciatura ai Comuni di un emendamento presentato dalle opposizioni sul programma europeo. La partecipazione del Regno Unito ad Erasmus+, ha rassicurato Skidmore, «farà parte dei nostri negoziati futuri con l’Unione europea. Diamo grande valore agli scambi internazionali tra studenti».

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    Il voto del Parlamento britannico aveva scatenato una nutrita polemica sui social, con tweet di accademici, storici e politici, inglesi e italiani, sconcertati dalla scelta di Londra di non far più parte del programma di scambio per studenti. Nella seduta dell’8 gennaio i deputati britannici hanno votato contro un emendamento (la “New Clause 10”, 344 voti contro 254), che avrebbe costretto Boris Johnson a negoziare la permanenza del Regno Unito nel programma.

     

    Di per sé questo voto non significa ancora l’uscita del Regno Unito dal programma europeo di scambio universitario, visto che le modalità del mantenimento potranno essere discusse in negoziati paralleli post-Brexit, come anche chiarito dal deputato tory James Duddrige: «Il Regno Unito rimane «aperto al mantenimento e all’ampliamento della cooperazione nel campo dell’istruzione».

     

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    «La Dichiarazione politica sulle relazioni future, allegata all’accordo di recesso costituisce una base approssimativa per la prossima fase dei colloqui – aggiunge Duddrige – e prevede la possibilità della partecipazione del Regno Unito ai programmi dell’UE».

     

    Dopo il voto, anche a seguito del panico generale diffusosi sui social, il governo ha comunque insistito sul fatto che il Regno Unito rimarrà all’interno dell’ Erasmus. Un portavoce del dipartimento per l’Istruzione ha assicurato che la maggioranza «è impegnata a proseguire le relazioni accademiche tra Regno Unito e Ue, anche attraverso il prossimo programma Erasmus Plus, se è nel nostro interesse farlo».

     

    Inoltre, già a ottobre, l’intesa trovata tra Londra e Bruxelles per un’uscita ordinata dall’Ue prevede la continuazione della partecipazione del Regno Unito ai programmi di mobilità europea previsti dal bilancio 2014-2020, e tra questi figura anche l’Erasmus. Nell’accordo si legge come Unione Europea e Regno Unito si siano impegnati a «stabilire principi generali, termini e condizioni per la partecipazione del Regno Unito ai programmi dell’Unione in aree come la scienza e l’innovazione, la cultura, l’educazione e le attività giovanili».

     

    Il futuro degli studenti europei e britannici

    Ma restano comunque molte domande sul futuro degli studenti Erasmus presenti nel Regno Unito e di quelli inglesi in giro per l’Europa. Per tutelare i giovani impegnati nel programma dalle ripercussioni della Brexit il 19 marzo del 2019 il Consiglio e il Parlamento hanno adottato un regolamento per evitare l’interruzione delle attività dell’Erasmus qualora Londra dovesse lasciare l’Europa senza un accordo.

    sofia corradi studenti erasmus nel 1992 sofia corradi studenti erasmus nel 1992

     

    Il regolamento tutela sia gli studenti britannici all’estero, sia gli studenti europei residenti per motivi di studio nel Regno Unito al momento dell’uscita. In tal senso entrambe le categorie non vedranno interrotto il loro finanziamento e potranno portare a termine il loro periodo di mobilità finanziato dal programma Erasmus. Tali misure non riguardano inoltre solo i Paesi Ue, ma tutti quei Paesi firmatari del programma Erasmus, quindi anche il il Liechtenstein, la Norvegia, l’Islanda, la Turchia, la Macedonia del Nord e la Serbia.

     

    Il programma Erasmus

    Circa 5 milioni di studenti hanno partecipato, dal suo lancio nel 1987, al programma di mobilità europea. E ogni anno 400.000 persone tra studenti, insegnanti e altro personale vanno all’estero grazie a Erasmus+.

     

    l appartamento spagnolo il film sull erasmus l appartamento spagnolo il film sull erasmus

    Due recenti studi indipendenti pubblicati dalla Commissione europea hanno dimostrato che il programma Erasmus+ è stato letteralmente «una svolta per 5 milioni di studenti europei» perché «ha migliorato la loro vita personale e professionale, ed ha permesso di rendere le università più innovative».

     

    Secondo l’esecutivo Ue, i risultati dimostrano che Erasmus+ contribuisce a preparare i giovani europei alla nuova era digitale e li aiuta a preparare la loro futura carriera professionale. Erasmus+ rafforza anche la capacità di innovazione delle università, la loro internazionalizzazione e la loro attitudine a rispondere ai bisogni del mercato del lavoro. Più del 70% degli ex studenti Erasmus dichiarano di conoscere meglio il tipo di carriera che vogliono dopo il ritorno dall’estero.

     

    Più del 90% degli ex studenti Erasmus dice che l’esperienza ha permesso loro di migliorare la capacità di lavorare e collaborare con persone di culture diverse e ha il sentimento di avere un’identità europea.

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