Fabio Dragoni per “la Verità”
giuseppe conte e angela merkel a meseberg by osho
«Una nuova Italia e una nuova Europa stanno nascendo. Ora utilizziamo anche il Mes e mettiamoci al lavoro». Twitta eccitato Di Maio. Marco però, il deputato renziano; non il ministro degli Esteri. E l'imbarazzo fa capolino. Ai soldi del Recovery fund dovranno «aggiungersi i 37 miliardi già disponibili del Mes» rincara l'uscente governatore della Toscana Enrico Rossi. E l'imbarazzo per Conte aumenta. «Prendiamo atto che il nostro premier vuole rinunciare al Mes» e a parere di Forza Italia «è un errore grave perché i soldi del Recovery fund non arriveranno subito».
Tuona la forzista Anna Maria Bernini. L'imbarazzo per il governo ora splende fulgido. Come il solleone d'agosto. Nel nome della «maggioranza Ursula» il senatore sirena Andrea Marcucci, da mezza vita in su piddino e nella parte bassa renziano, sottolinea come «la valutazione sul Mes sia meno drammatica. Ha ragione Zingaretti a volervi ricorrere». Infine, arriva lui. Il padre nobile di ogni bravo europeista.
giuseppe conte roberto gualtieri mes
Il senatore Mario Monti a intonare il suo «l'Europa c'è» modello Guido Meda mentre esulta in telecronaca alle vittorie di un altro Rossi. Non l'Enrico di prima ma Valentino a bordo della sua Yamaha. Serve il Mes, è l'esortazione di Super Mario. Mancando il quale difficilmente la politica italiana investirà in sanità. È la chiosa finale di Monti. Ora non ci sono più scuse.
Una volta perché devono leggere bene i regolamenti. Ma se hanno fatto un abbonamento a La Verità dalle parti di Palazzo Chigi, anche l'usciere più distratto dovrebbe conoscere la tossicità fuori scala del Fondo salvastati. Poi la storiella che prima deve esserci l'approvazione del Recovery fund e quindi di Mes non se ne parla. Bene ora che il Mes è stato spiegato facile soprattutto da questo giornale ed il Recovery fund è stato approvato, pure per Giuseppi le chiacchiere stanno a zero.
giuseppe conte luigi di maio
Deve essere chiamato il Parlamento ad esprimersi pure sul Mes creandosi però un grosso imbarazzo dalle parti dei 5 stelle e un enorme problema di sopravvivenza politica pure per l'esecutivo. Quest' ultimo avrebbe la certezza di continuare se il Mes fosse approvato. Magari col voto favorevole di Pd, Forza Italia e M5s. Quest' ultimo ne uscirebbe però con le ossa frantumate dovendo rinnegare platealmente il suo programma elettorale e peraltro con al fianco l'odiato Berlusconi.
Il tutto subendo l'onta di una scissione interna perché molti sarebbero i parlamentari grillini a votare no. Ma anche se il movimento votasse no al Mes, non potrebbe scongiurare la rottura del suo gruppo parlamentare (essendoci qualcuno disposto a votare sì) e Conte si ritroverebbe peraltro in minoranza col governo battuto e costretto a dimettersi. Conte potrebbe certo evitare di porre la fiducia dopo averla però messa sulla quasi totalità dei provvedimenti portati alle camere.
centinaio salvini e calderoli cercano il mes
Una situazione alquanto bizzarra e comunque la dichiarazione di morte del suo esecutivo rimarrebbe scolpita. L'unica alternativa è evitare di parlare di Mes facendo finta che questo non esista e chiamando il Parlamento ad esprimersi solo sul Recovery fund. Ma il coro levatosi ieri e di cui abbiamo dato conto prima, ripropone il tema al centro del dibattito. Risulta peraltro alquanto ingiustificabile dire no al Mes e sì al Recovery fund dal momento che si somigliano molto e riuscendo quest' ultimo forse a fare ancora più schifo del malfamato Fondo. I soldi del Recovery misurano dallo 0,6% all'1% del Pil. Un importo alquanto insufficiente per risollevare le sorti di un Paese piegato e piagato da un crollo del reddito di oltre l'11%.
roberto gualtieri si congratula con giuseppe conte per l'informativa sul mes
Nel 2020 non arriverà nulla e fra un anno se ci va di lusso appena il 10% di quanto promesso. I soldi del Mes almeno, una volta richiesto, arrivano in sette mesi. Le condizionalità poi sono presenti in entrambi i casi dovendo l'Italia attenersi alle raccomandazioni formulate dalla Commissione Ue nell'ambito del semestre europeo. Per intendersi, niente quota 100, riforma del catasto, la patrimoniale sarebbe cosa gradita, e di abbassare l'Iva non se ne parla. Facendo tutte queste cose, forse, i soldi del Recovery fund potrebbero arrivare con un Paese comunque già morto che di soldi ha bisogno non ora ma ieri.
E sempre che il ministro delle Finanze olandesi in seno all'Ecofin non alzi il ditino per portare tutti dal preside anzi dal Consiglio europeo con l'accusa che l'Italia magari non fa bene i compiti casa avendo un atteggiamento, ad esempio, troppo restrittivo sull'accoglienza dei clandestini così minando la previsione che gli stati europei debbano attenersi alla cosiddetta «rule of law».
roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio
Un'espressione che significa stato di diritto pensata da Bruxelles per mettere nei guai i governi sovranisti di Ungheria e Polonia minacciandoli di non mandare loro più soldi se non fanno le riforme gradite all'Ue. E da li si apre una disputa di tre mesi, all'interno della quale il Consiglio decidere. Conte ha provato schivare la trappola raccontando che con il negoziato conclusosi il 21 luglio l'Italia ha strappato 36 miliardi in più.
Quegli stessi soldi che darebbe il Mes di cui quindi non vi sarebbe più bisogno. Narrazione di cui si è subito fatto entusiasta portavoce l'organo quasi ufficiale di Palazzo Chigi, il Fatto Quotidiano, peraltro in compagnia di un insospettabile MF Milano Finanza che titola un sorprendente «scampato pericolo Mes». E noi che quasi quasi ci eravamo convinti che fosse un'opportunità dopo aver visto l'esito del negoziato. Come dice il vecchio adagio, una volta toccato il Fondo (salvastati) si può sempre scavare. E a quanto pure a Bruxelles si sono muniti di una trivella petrolifera.