Paolo Di Stefano per il “Corriere della Sera”
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«E poi ci sono loro: i libri fantasma - quelli che, dopo una vita più o meno effimera, spariscono dalla circolazione per non riapparire mai più»: sono libri di bassa tiratura, in genere pubblicati a spese dell'autore, dunque introvabili o quasi.
Ai libri che, «come gli spettri, esistono e non esistono» Andrea Kerbaker ha dedicato il suo nuovo saggio narrativo, La vita segreta dei libri fantasma (Salani). Va da sé che questi spettri abitano, quasi tutti, nella Kasa dei Libri di Kerbaker, a Milano, dove si trovano rarità di ogni tipo, intere biblioteche e carte autografe di scrittori e critici del secolo scorso.
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Si inizia con un fantasma mancato, Auden, che dopo aver ripudiato le poesie giovanili impedendone una ristampa, nel 1964 ci ha ripensato e ha concesso che entrassero in una antologia della Penguin, ma con una avvertenza: «Il Signor W.H. Auden considera queste cinque poesie una spazzatura che si vergogna di aver scritto».
Mica male come inizio. E mica male la fine, con Dino Campana. La vicenda è nota ed è una delle più drammatiche vicende della storia editoriale.
Il più lungo giorno era il titolo del manoscritto «originario» dei Canti orfici, che il poeta matto Campana nel dicembre 1913 consegnò a Giovanni Papini e Ardengo Soffici, presentandosi logoro e stracciato nella redazione della rivista «Lacerba» dopo aver raggiunto, forse a piedi, Firenze.
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Seguì una serie di lettere senza risposte e poi un grottesco rimpallo di responsabilità tra i due illustri critici-scrittori al termine del quale il manoscritto venne dichiarato irrimediabilmente perduto.
Di quelle carte il povero Dino non possedeva alcuna copia; dunque, dopo aver minacciato di vendicarsi e di raggiungere con un coltellaccio i due inqualificabili letterati, si rifugiò tra i monti per riscrivere il suo libro «a memoria» (questo, almeno, è il suo racconto). Fatto sta che il libro, con il titolo che conosciamo, sarebbe uscito, pressoché invisibile, a spese dell'autore nel giugno 1914 costringendo Campana a circolare nei caffè di Firenze e Bologna per venderne qualche copia.
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Tuttavia, improvvisamente (e misteriosamente) nel 1971 il quaderno perduto venne ritrovato in una soffitta di casa Soffici con grande (e sospetta) sorpresa della moglie di Ardengo.
Mario Luzi diede notizia della scoperta sul «Corriere» e nel 1973 una preziosa edizione anastatica avrebbe riprodotto in due volumi il manoscritto «originario» che aveva tanto fatto penare Campana. Tiratura di mille copie numerate.
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Sotto il titolo Oddio, cosa ho scritto , Kerbaker colloca alcune affascinanti storie di pentimento essenzialmente politico. Il ventunenne Vitaliano Brancati si vergognò di due fascistissime opere teatrali, così come Indro Montanelli nel 1936 avrebbe ripudiato per lo stesso motivo un suo romanzo, Primo tempo.
E poi, ecco un Ignazio Silone che parla solo tedesco, perché i suoi cinque racconti pubblicati nel 1934 a Zurigo con il titolo Die Reise nach Paris («Il viaggio a Parigi»), prima di scomparire nel nulla, uscirono solo in traduzione (anche francese, olandese e inglese) e mai in italiano.
La cosa sorprendente è che George Orwell curò per la Bbc una versione radiofonica di uno dei testi, La volpe. E nel 1992, quando il paese di Silone, Pescina, si propose di pubblicare in italiano quei racconti remoti dovette farli ritradurre dal tedesco perché gli originali erano andati perduti.
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Sono tutte strane storie umane, piccole e grandi, quelle che hanno per protagonisti i libri rinnegati, a torto o a ragione, da autori illustri: J.D. Salinger, Stephen King (che ritirò il suo libro perché ispirava feroci atti di violenza) fino a (udite udite!) l'allora ministro Roberto Speranza, il cui pamphlet sulla «sanità circolare», con il suo titolo ottimistico (Perché guariremo) è finito in magazzino non appena stampato da Feltrinelli, in piena pandemia.
I motivi strettamente letterari, insomma, sono più rari delle ragioni di opportunità politica, compresa la censura: quella che sotto il regime suggerì a Natalia Ginzburg di adottare uno pseudonimo (Alessandra Tornimparte), come accadde a Giorgio Bassani (Giacomo Marchi) e ad Alberto Vigevani (Tullio Righi), autore del primo romanzo resistenziale, I compagni di settembre , stampato a Lugano nel 1944.
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Il capitolo che chiude questa sorta di (quasi) «Trentanovelle» sui libri diletti di Kerbaker riguarda i «libri di letti», quelli che sono scomparsi in virtù del comune (o individuale) senso del pudore. Il caso più surreale? Quando i figli di Mishima impedirono l'uscita del romanzo di un amico del loro padre che ricordava di aver avuto una relazione con il giovane Yukio nel 1951. Erano passati cinquant' anni. Ma il tempo che passa non sempre basta a rendere giustizia ai libri fantasma, diletti e di letti. I più fortunati hanno trovato Kasa.
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