LA CARTA TUSK NEL PPE LA MORAL SUASION DI MACRON I BIG IN CAMPO PER L’ITALIANO
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
Mario Draghi alla conferenza europea sui diritti sociali a La Hulpe
«Un perfetto programma di legislatura per la nuova Commissione ». Nel corridoio largo e con le vetrate altissime che nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles conduce verso l’ingresso dell’Aula, ieri pomeriggio non si parlava d’altro. Di Mario Draghi. Del suo discorso. Considerato da tutti “la” piattaforma per l’esecutivo europeo 2024-2029.
In realtà ieri l’Assemblea non era convocata. Molti parlamentari, però, erano presenti per partecipare alla cerimonia per il Premio cinematografico Lux. Ma più che del vincitore (il film tedesco “La sala professori”), si parlava dell’ex premier italiano.
mario draghi emmanuel macron
I suoi interventi, in particolare quello di ieri, nelle istituzioni europee vengono ormai considerati una discesa in campo. A meno di due mesi dalle elezioni europee, l’ex presidente della Bce appare come il grande convitato di pietra. La candidatura di Ursula von der Leyen, ancora in campo, ha indubbiamente perso peso nelle ultime settimane. Incidenti giudiziari (vaccini Pfizer), scontri politici (con la Francia e con diversi commissari), trabocchetti di partito (nel Ppe non tutti l’hanno votata come spitzenkandidatin ) ne stanno azzoppando la corsa.
mario draghi abbraccia emmanuel macron
[…] in quasi tutti gli incontri bilaterali dell’ultimo mese, anche quelli condotti dall’attuale presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il nome di Draghi sia stato ripetuto senza remore. Al punto che alcuni degli interlocutori hanno iniziato anche a ragionare sulle condizioni e sugli schemi che potrebbero portare effettivamente alla sua indicazione come presidente della Commissione.
La riflessione principale che si sta svolgendo nelle sale del Parlamento europeo e in quelle più riservate di alcune Cancellerie, si concentra sul ruolo del Ppe, il partito Popolare europeo. Che prevedibilmente si confermerà come primo gruppo parlamentare. La consuetudine “brussellese” suggerisce che in un momento ordinario debba essere un esponente di questo partito a sedere sulla poltrona più alta di Palazzo Berlaymont.
Mario Draghi alla conferenza europea sui diritti sociali a La Hulpe
Ma il 2024 è un anno straordinario. Le guerre ai confini d’Europa, la debolezza dell’Unione dinanzi alle sfide globali, la possibilità che alla Casa Bianca torni Donald Trump rendono i prossimi cinque anni molto meno “consuetudinari”. In questo contesto, allora, si sta facendo largo l’idea che sia proprio un capo di governo del Ppe a farsi carico di suggerire la designazione da presentare al Consiglio europeo.
L’unico che può fare questa mossa è il premier polacco Donald Tusk. Draghi continua a far sapere di non sentirsi e di non essere in gara. Ma i registi dell’operazione ci sono. Ce ne è uno occulto e che rimarrà tale fino alla fine: il presidente francese Emmanuel Macron. Da tempo l’inquilino dell’Eliseo si sta spendendo informalmente in questa direzione. [...]
MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN
Perché? Perché l’ex presidente del Consiglio non può apparire come il “campione” dei liberali di Renew. Che rischiano peraltro di non registrare un risultato brillante nelle urne. «Noi lo vogliamo - spiegava allora ieri proprio un autorevole esponente di questo gruppo - ma lo negheremo fino alla fine».
Il presidente francese è l’unico però ad avere il peso politico in Europa per coordinare un’azione di questo tipo. Per parlare con gli “azionisti” più quotati dell’Unione: Germania, Italia, Spagna (il socialista Sanchez è meno accondiscendente nei confronti di von der Leyen). E appunto Polonia. Che sta assumendo un ruolo crescente nel Vecchio Continente e nella Nato per la sua capacità militare.
EMMANUEL MACRON - DONALD TUSK - OLAF SCHOLZ
Soprattutto a Varsavia da qualche mese, dopo la stagione sovranista, è arrivato il popolare Tusk. È il capo di governo del Ppe più influente. È stato fino a due anni fa presidente dei popolari europei. Nello schema immaginato in questi giorni dovrebbe essere lui a dovere indicare Draghi. E potrebbe farlo adducendo una motivazione geostrategica che in Polonia ha un peso rilevante: dinanzi al pericolo russo, che per i polacchi è quello principale, l’Ue ha bisogno di una guida autorevole, in grado di affrontare anche crisi senza precedenti.
Non è un percorso semplice: deve tenere conto dell’equilibrio negli incarichi istituzionali tra le famiglie politiche europee e dei risultati elettorali. Ma un Parlamento più frastagliato del precedente potrebbe favorire per la prima volta la scelta di un presidente della Commissione “tecnico”. Come ripete Macron: «Sopra i partiti».
GIORGIA MELONI - VIKTOR ORBAN
ORBAN,'DRAGHI IN COMMISSIONE? NON SO MA MI PIACE, È BRAVO'
(ANSA) - "Mi piace Draghi. Non so" se sarà presidente ma "è bravo". Lo ha detto il premier ungherese Victor Orban, interpellato sull'ipotesi che l'ex presidente del Consiglio italiano Mario Draghi vada alla guida della Commissione europea. (ANSA).