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Estratto dell’articolo di Carlo Bonini e Sandro De Riccardis per “la Repubblica”

[…] Trappola per potenti È un lavoro che si muove su dati circostanziali, sullo studio e incrocio dei tabulati telefonici di Imane, su due uomini più importanti di altri nella sua vita, e su un' indicazione tanto generica quanto diretta, di Souad Sbai, giornalista, ex deputata Pdl e Presidente dell' Associazione donne marocchine in Italia.

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È così che torna ad essere osservata la posizione di Saeed Ghanaymi, il siriano residente a Milano che era stata la porta di accesso di Imane ad Arcore. Frequentatore del giro delle « olgettine » e che, all'epoca, le aveva messo in mano un cellulare e tre schede telefoniche intestate a una inesistente cittadina rumena residente a Napoli di cui faceva fede una falsa carta di identità. E che oggi, per pura e suggestiva coincidenza, è amministratore di un' azienda siderurgica del bergamasco. Che dunque tratta metalli.

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Ed è così che la Mobile si mette dietro anche a uno "sceicco", così viene genericamente indicato, residente negli Emirati, che dicono frequentasse Milano, che con Imane aveva avuto una relazione e che Imane, negli ultimi due anni, per certo era andata a trovare almeno una volta. Ed è così infine che viene ritenuto utile ascoltare in Procura Souad Sbai, subito dopo la sua intervista a Repubblica.

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Nel suo racconto, pure privo di indicazioni specifiche e sfidato dall' annuncio ufficiale di una querela per diffamazione delle autorità marocchine, l'ambasciata marocchina a Roma è evocata come il perno di un altro tipo di cene eleganti in cui Imane sarebbe finita insieme ad altre ragazze. Utilizzate come honey trap, trappola al miele, in cui catturare, con l' arma del ricatto, uomini d' affari, potenziali informatori e in genere quel mondo che si muove felpato intorno al Potere dei soldi. Dove Imane avrebbe commesso un passo falso. Fatale.

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