Guendalina Galdi per roma.corriere.it - Estratti
andrea stramaccioni
«Giustizia è fatta». Sono le parole dell'allenatore di calcio Andrea Stramaccioni dopo la sentenza della Corte d'Appello di Roma - datata 23 gennaio 2024 - che ha chiuso definitivamente la vicenda giudiziaria, iniziata il 15 ottobre del 2010, che lo vede protagonista. Quattordici anni di procedimento e un caso raro, quasi unico in Italia, perché ad essere condannato è stato il Comune di Roma che nel 2010 aveva multato Stramaccioni con una sanzione da circa 200 euro e che ora dovrà risarcirlo, come riferisce il suo avvocato, per 33 mila euro lordi di spese legali.
Così ora Stramaccioni, un vero «romano di Roma», si dice «soddisfatto dell'esito del procedimento e contento che sia stata fatta giustizia». Questo l'unico commento, oltre all'aver ribadito di «non essere mai stato contro il Comune della sua città ma solo desideroso di far valere le sue ragioni», alla fine di una vicenda che ha attraversato oltre un decennio, ben cinque diverse amministrazioni capitoline e più gradi di giudizio.
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L'ex allenatore di Inter e Udinese, tra le altre, e ora opinionista Dazn, che allora guidava gli Allievi della Roma e - tanto per restare in tema - faceva contemporaneamente praticantato in uno studio legale, ha dunque avuto ragione: la comunicazione della sanzione non l'aveva mai ricevuta e soprattutto la firma sulla ricevuta di ritorno della raccomandata con cui era stata inviata la cartella di pagamento non era la sua. Una vittoria sudata ed extra campo per uno che è abituato a vivere e a raccontare successi sportivi dalla panchina o dietro una telecamera con un microfono.
Il perito calligrafo
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Assistito dall'avvocato Sergio Scicchitano, Stramaccioni si era opposto alla sanzione quando il Comune aveva affermato che lui avesse ricevuto regolarmente la comunicazione della contravvenzione, esibendo una ricevuta di ritorno di una raccomandata comprovante - sempre secondo il Comune - l'avvenuta notifica. Certo di non aver mai ricevuto quella comunicazione, l'ex allenatore nerazzurro è andato avanti facendone una questione di principio. Nel procedimento è stato quindi nominato un perito calligrafo che ha acquisito le scritture di comparazione e alla fine ha depositato la perizia secondo la quale la firma di quella ricevuta non era di Stramaccioni.
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