Michela Allegri per “il Messaggero”
federico bianchi di castelbianco
Auto di lusso, contanti, carte di credito prepagate, lezioni di violino, lo stipendio della colf, l'affitto dell'appartamento dove abitavano i suoi genitori. Ma anche soggiorni in albergo, trattamenti medici, abiti sartoriali. Sono solo alcuni dei regali non disinteressati che l'imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco avrebbe fatto all'ex dirigente Miur, Giovanna Boda.
Presunte tangenti per più di 500mila euro - tra somme promesse e consegnate - che gli avrebbero spianato la strada nell'aggiudicazione di appalti milionari banditi dal ministero, ma che, ieri, lo hanno fatto finire in carcere con l'accusa di corruzione. Ai domiciliari ci sono invece Valentina Franco e Fabio Condoleo, dipendenti di Bianchi, ma collaboratori della Boda: erano la segretaria e l'autista.
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Secondo gli inquirenti oltre a collaborare nella consegna di denaro e utilità, avrebbero aiutato Bianchi a mantenere contatti al Miur dopo l'uscita di scena della dirigente che, sopraffatta dalla notizia dell'indagine, 5 mesi fa ha tentato il suicidio. Dall'inchiesta del Nucleo valutario della Finanza, coordinato dall'aggiunto Paolo Ielo e dal pm Carlo Villani, emerge il sistema illegale che, dal 2018, avrebbe permesso all'editore dell'agenzia Dire - amministratore di tre società e di una fondazione nel settore della comunicazione e della formazione - di aggiudicarsi lavori per 23 milioni di euro.
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Agli atti ci sono fatture, bonifici e anche intercettazioni. Nei confronti della Boda, ex capo dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero, è stato disposto il sequestro preventivo di circa 340mila euro. Agli indagati è contestato anche il reato di rivelazione e utilizzazione del segreto istruttorio: Bianchi aveva accesso a riunioni riservate.
LE CONVERSAZIONI
Giovanna Boda
Secondo l'accusa, la scorsa primavera l'imprenditore temeva di essere indagato e si innervosiva se i collaboratori non erano cauti: «Avete i telefoni sotto controllo come c... ve lo devo dire, c'ho pure il mio, mo basta», diceva, intercettato. Con la dirigente, si incontrava di persona, ma i loro appuntamenti sono stati registrati da intercettazioni ambientali.
sergio mattarella con federico bianchi di castelbianco
Nel marzo del 2021, si legge nell'ordinanza del gip Annalisa Marzano, dopo la notizia dell'arresto in Calabria di alcuni dirigenti Miur, la Franco si sarebbe informata su come «pulire» il telefono della Boda. «Lei vorrebbe diciamo stare un po' tranquilla e attenta», dice all'interlocutore, chiedendo se comprando un nuovo dispositivo fosse possibile cancellare contatti e conversazioni precedenti.
Giovanna Boda
Il 26 aprile, Bianchi è in ufficio con la Franco: «Ciao a tutti, né a me né a Chiara mandate più telefonate e WhatsApp, una volta a settimana vieni te, raccogli tutto, ritorna se c'è urgenza». Poi fa un esempio di una conversazione da evitare: «L'altra volta Sara ha fatto una cortesia e ha dato questi soldi a quello».
Una frase del genere, specifica l'imprenditore, «da adesso in poi non la può dire nessuno». La conversazione vira poi sul fatto che «ad alcune persone è stato detto di ringraziare Giovanna quando arriva il pagamento, ma questa cosa non può uscire».
federico bianchi di castelbianco
Più avanti dice: «Tutto deve stare calmo, liscio e tranquillo per un anno, due anni... fare tutto con un basso profilo». Il gip evidenzia il «tono perentorio» usato da Bianchi all'interno degli uffici ministeriali, circostanza che confermerebbe «il peso rivestito all'interno del Dipartimento». Per il giudice l'imprenditore «si muoveva e si muove ancora con disinvoltura, potendo contare su rapporti di collaborazione risalenti e consolidati».
Il carcere viene giudicato una misura adeguata, perché l'indagato potrebbe «perseverare nell'illecito per accaparrarsi l'aggiudicazione di gare già bandite, ovvero predisporre i futuri bandi e o progetti». L'interrogatorio di garanzia è previsto il 13 settembre. Intanto i giornalisti dell'agenzia Dire, in una nota del comitato di redazione, «sottolineano che il loro lavoro va avanti garantendo continuità professionale e quell'impegno che da sempre li contraddistingue nel raccontare i territori e le istituzioni».
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La Boda, invece, ha dichiarato tramite il suo legale: «Le accuse a me rivolte mi hanno sconvolto. Non chiedo compassione, ma rispetto per l'umiliazione e il dolore che mi sono stati inflitti. Ho sempre servito lo Stato con rigore e onestà: ho chiesto di essere interrogata proprio per chiarire la mia posizione».
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