Estratto dell'articolo di Carlo Baroni per www.corriere.it
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Tra le tante, troppe vittime dell’apartheid, loro sono stati uccisi due volte. Perché sono morti dimenticati. O, al limite, finiti dentro le statistiche come effetti collaterali. […] Si conosce anche il killer che li ha sterminati. […] Si chiama Louis Van Schoor […]Caduto il regime è finito sotto processo e in fondo se l’è cavata con pochi anni di carcere, visti gli omicidi senza motivo. Ma lui si è difeso dicendo che sono avvenuti con la connivenza delle forze dell’ordine. Alle quali lui regolarmente andava a denunciare il delitto.
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Raccontata così sembra una vicenda irreale. Se non fosse che il killer agiva alla luce del sole, facendo scudo del suo lavoro di guardia giurata. Con il compito di proteggere locali e aziende da intrusi violenti. […] Tra le vittime anche dei minori. Il più piccolo aveva dodici anni. Un bambino. Uccisi a sangue freddo perché ritenuti potenzialmente pericolosi. […]
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Di solito le vittime erano poveracci pescati a rovistare nei cassonetti dei rifiuti per recuperare un avanzo di cibo. E uccisi senza pietà. […] Su 39 vittime nessun bianco. E 32 considerati dalla polizia “omicidi giustificabili”. […]La legge durante l’apartheid permetteva di sparare a un presunto colpevole che stesse scappando. E il killer ha sempre sostenuto la tesi della fuga. Tanto non c’erano testimoni a contraddirlo.
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Adesso che è stato scarcerato divampa la polemica perché sembra godere delle stesse protezioni dei tempi dell’apartheid. Che lui non nasconde peraltro. Il personaggio del resto è quantomeno strano per non dire inquietante. Per problemi di salute gli hanno dovuto amputare le gambe. Ha preteso per l’operazione solo l’epidurale. Voleva vedere mentre gli “segavano le gambe”. […]
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