BERNABE CASALEGGIO
Francesco Verderami per Corriere della Sera
L’incontro seguiva le regole di Chatham House, che tradotto vuol dire «qui è vietato scattare foto e divulgare notizie». Ma chi ha partecipato al meeting di Google sull’intelligenza artificiale aveva un motivo per vantarsi e far sapere: io c’ero a sentire Casaleggio.
LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO
È tempo di nomine ai tempi del «governo del cambiamento», anche se sembra che non sia cambiato nulla: i personaggi, i convenevoli, le terrazze, rinnovano a Roma un rito che dalla Prima Repubblica è giunto inviolato fino alla Terza. Così, giorni fa, davanti al guru junior del grillismo, l’«io c’ero» ha registrato la presenza di uno stuolo di grand commis in grande spolvero: da Caio (ex Poste) a Catania (ex Atm), da Bassanini (ex Cdp) alla Maggioni (quasi ex presidente Rai), che stava seduta a fianco di Bernabè, considerato dall’inner circle del Movimento «il primo consigliere di Casaleggio», per esperienza e per credito.
francesco caio premiato da franco bernabe
Non a caso è stato il primo a prendere la parola dopo lo speech dell’ospite d’onore, al quale ha riservato una domanda farcita di complimenti per «l’approfondita» relazione. A seguire anche Caio, seduto pure in prima fila ma un po’ defilato, è voluto intervenire con una domanda e per felicitarsi con il protagonista della serata.
Nella grande bellezza della terrazza Caffarelli, a guidare la delegazione dei prelati c’era il direttore di Civiltà Cattolica, padre Spadaro, gesuita come il Papa e a lui molto vicino. Mentre il tesoriere leghista Centemero — in rappresentanza di Salvini — copriva la visuale ai politici in seconda e terza fila, testimoni di un mondo che aveva il potere e che ora non ce l’ha più.
linda lanzillotta col marito franco bassanini
Perché questo è il punto: sono i governi che cambiano, non i grand commis a muoversi. Loro restano fermi, sono il vero partito del governo, la riserva della Repubblica alla quale attingere quando si tratta di assegnare una poltrona dello Stato. E siccome i Cinquestelle hanno più posti che classe dirigente, tocca a Casaleggio (nonostante le smentite) fare scouting.
domenico fioravanti luigi di maio
Come ha raccontato Federico Capurso sulla Stampa, quando arriva il momento delle nomine è sulla sua scrivania romana che si affastellano i dossier. Probabilmente alla selezione avrebbe collaborato anche qualcun altro, se non avesse adesso altre pendenze da risolvere.
vincenzo scotti luigi di maio
E mentre dentro (e fuori) Palazzo Chigi si valuta l’«X factor» dei candidati, si succedono cene e aperitivi nei posti che oggi sono di tendenza. Ai tempi della Leopolda la festa della Link Campus University era snobbata, quest’anno ha registrato il tutto esaurito per via del suo patron, il diccì Scotti, in odore di santità con il Movimento, al quale ha ceduto alcuni professori del suo college per riempire i ministeri.
GIANCARLO GIORGETTI E L AMBASCIATORE USA LEWIS EISENBERG A VILLA TAVERNA
In un famoso convento sull’Aurelia antica, una misteriosa forza gravitazionale ha attratto un migliaio di ospiti. Tra tonache rosse, divise con stellette e cravatte Hermes, il sottosegretario grillino Fioravanti si è chiuso nella sua giacca stazzonata e ha sussurrato: «Ci siamo ritrovati davanti a tutto questo e ci stiamo difendendo».
Fioravanti ha una visione romantica del concetto di difesa, diversa dal significato che gli attribuisce Di Maio, quando sui posti sostiene di doversi «difendere» da Salvini. Diverso ancora è il significato che gli attribuisce Giorgetti, che per spezzare la tensione della trattativa dice scherzando di lavorare «per difendere la democrazia e governare il caos».
fico di maio
Sulla Rai vanno soddisfatti due partiti: Il Carroccio e le due anime dei Cinquestelle, siccome Di Maio ripete che «bisogna tener conto anche di Roberto», cioè di Fico. Sulla Cdp va addirittura trovato un equilibro fra tre governi: M5S e Lega, che su questa nomina si giocano i rapporti di forza, e il bocco dei tecnici che con Tria ha il potere di firma.
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
Verso il ministro dell’Economia sta montando una forte insofferenza. Definito ormai «un’authority indipendente» dai membri politici dell’esecutivo, l’altro giorno è stato preso di mira in Transatlantico dalla sua sottosegretaria grillina Castelli, ancora senza deleghe: «Io quello lo asfalto», ha detto lei, furibonda e incurante dei presenti.
LAURA CASTELLI lilli gruber franco bernabe otto e mezzo 4
Ecco. Per il ruolo di ad alla Cassa depositi e prestiti, mentre Di Maio punterebbe sull’attuale direttore interno Palermo e Salvini sull’ex guida di Alitalia Bonomi, Tria sarebbe orientato sull’ex vice presidente della Bei Scannapieco. Il capo grillino potrebbe anche cedere al «candidato calato dall’alto», se non fosse che il leader leghista vede in quella nomina «voluta dall’alto più alto che c’è» una forma di commissariamento. E non ci sta. Conte non è della partita, Giorgetti invece sì ma è andato per tre giorni in ritiro spirituale. Tutti a Roma lo aspettano, bevendo cocktail sulle terrazze e dicendo «io c’ero».