palazzo di giustizia di Palermo
(ANSA) - Sono due, al momento, gli episodi di favoreggiamento contestati alla "talpa" della Procura di Palermo che passava informazioni su indagini in corso. Si tratta del commesso giudiziario Felice Leto, arrestato questa mattina. Il primo è stato scoperto nel corso di una inchiesta su due rapinatori.
Durante una conversazione intercettata uno dei due fa un riferimento a Leto, senza farne il nome, che insospettisce gli investigatori. Nel cellulare del commesso viene a quel punto piazzato un trojan che ne registra telefonate e dialoghi e scattano i pedinamenti. Si accerta così che Leto, che aveva la disponibilità delle carte dell'indagine sulla rapina, scattava col cellulare le foto di immagini presenti nel fascicolo - una di un'auto e di un uomo tatuato - e le trasmetteva agli autori del colpo.
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Un aiuto decisivo ai banditi che dal contatto col commesso smettevano di parlare al telefono e dismettevano le sim dei cellulari. Il secondo episodio di favoreggiamento riguarda un indagato per corruzione e falso. "Io non ti ho mandato niente perchè hai pure whatsapp sotto controllo - diceva Leto durante un incontro con l'uomo vicino al tribunale avvertendolo di stare attento nelle sue conversazioni al cellulare- Ci sono intercettazioni fino al 15 ottobre prorogate, ci sono proroghe controproproghe intercettazioni e contro intercettazioni: tu per ora hai il telefono sotto controllo".
Avrebbe sottratto e fatto avere ai familiari del boss della Kalsa, Luigi Abbate, detto Gino u Mitra, un hard disk con informazioni su una indagine di mafia Felice Leto, il commesso giudiziario arrestato al termine di una indagine della Dda del capoluogo. Leto, a cui si contesta il reato di favoreggiamento, avrebbe preso l'hard disk dal fascicolo che era incaricato di trasportare da un ufficio all'altro della procura e l'avrebbe fatto avere al nipote del capomafia.
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