Vittorio Buongiorno per “il Messaggero”
giada gervasi
«Qua è un disastro biblico...». Un funzionario del Parco nazionale del Circeo parla concitato al telefono. È sulla spiaggia di Sabaudia, in mano ha le carte del Comune relative ad uno degli stabilimenti. Non c'è alcuna corrispondenza con quello che ha davanti agli occhi.
«È tutto diverso, cioè non c'è proprio niente di corrispondente ..è un casino». Il suo interlocutore chiede: «Ma non è che c'è qualche altro progetto?». La risposta è disarmante: «Noo, abbiamo visto.. non c'è proprio niente... è proprio una situazione disastrosa...».
sabaudia 1
Il colloquio viene intercettato dai carabinieri che stavano indagando sul Comune di Sabaudia ed è finito agli atti dell'inchiesta nei giorni scorsi perché fotografa bene la situazione dell'ente locale.
Secondo gli inquirenti il caos degli uffici era servito proprio a questo: impedire ai funzionari di fare il proprio lavoro e soprattutto di svolgere i compiti di controllo, nello specifico sulle concessioni balneari e sulle dimensioni degli stabilimenti. Siamo nel settembre del 2019 e la situazione comincia a delinearsi. Emerge infatti che in Comune i funzionari sono preoccupati. Non delle indagini. Del sindaco e dei suoi. Basta mettersi contro il sistema per finire all'indice.
«VAI UN PO' STORTO» «Ora mi considerano la pecora nera» dice qualche mese dopo una funzionaria che è stata rimossa dal suo incarico dopo appena un anno per aver osato avviare le procedure di revoca di alcune concessioni balneari. Al suo posto arriva Claudio Leone, il funzionario integerrimo finito sotto ai riflettori per aver resistito alle pressioni della sindaca Giada Gervasi e per aver concluso quei procedimenti. Anche lui si sfoga al telefono con un collega.
GIADA GERVASI SINDACO DI SABAUDIA
«Non si lavora così Vincè... Poi tutti gli archivi spacchettati, non si capisce un cazzo». Il suo interlocutore non si dimostra affatto stupito: «Normale, stanno sempre a cambià la giostra». Leone conferma: «Sempre a cambià, non è possibile». E l'altro, con un cinismo degno di un personaggio dei film di Dino Risi: «Quando scendi da una giostra e vai a un'altra, cammini un po' storto». E' così che andavano le cose a Sabaudia. Un po' storte.
«HA CACCIATO LA PISTOLA» Da una parte c'era il Comune. Dall'altra gli stabilimenti balneari. E la sindaca in mezzo, a garantire più i balneari che la città, almeno stando alle carte della Procura di Latina. Facevano il bello e il cattivo tempo. E tutti i funzionari che cercavano di far rispettare la legge sapevano bene di avere le ore contate. «Vedrai che a gennaio rifà l'organigramma - commenta sempre Leone - e può darsi che mi tolgono il Demanio».
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Proprio come era accaduto alla collega che l'aveva preceduto. Ti possono cambiare ufficio ma può anche andarti peggio. La funzionaria messa all'angolo racconta: «Io non sono di Sabaudia... ma qualcuno mi ha detto... è successo sul Lungomare... a seguito di uno scontro tra persone questo ha cacciato la pistola». Non dice il nome, ma il ruolo che questa persona ricopre dentro l'amministrazione. Insomma, questo è il clima. «Se mi vogliono mandare via - chiude la telefonata - guarda che sono felice».
Già, perché a Sabaudia, secondo gli inquirenti c'era un sistema e chi non si allineava rischiava grosso. In questo caos anche solo trovare le carte era difficile per i funzionari e anche per gli inquirenti. I carabinieri hanno avuto le stesse difficoltà a farsi consegnare gli incartamenti. Anzi, secondo gli inquirenti, la sindaca Giada Gervasi organizzava il tutto scientificamente, spostando i funzionari e perfino gli archivi.
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Organizzava anche i controlli in modo da renderli inutili. Come quelli a fine settembre al chiosco dei familiari del suo collaboratore Polidoro «quando ormai la stagione è conclusa e i chioschi sono stati smontati» annotano gli inquirenti. La sindaca da una parte parlava di efficienza e legalità, dall'altro, secondo carabinieri e Procura voleva solo provocare uno stallo amministrativo per interrompere o ritardare i provvedimenti sanzionatori nei confronti di chioschi e stabilimenti non in regola. Un quadro sconfortante.
Secondo le accuse i balneari facevano il bello e il cattivo tempo. Addirittura la sindaca «faceva redigere allo stesso Ganci (il rappresentante del sindacato balneari e titolare di uno stabilimento) l'ordinanza comunale di balneazione 2020. per poi imporla come atto del Comune».